È passato poco più di un anno dal rilascio del primo trailer di Suicide Squad. L’adrenalina. L’aspettativa. La rottura di uno schema per quello che il DC Cinematic Universe stava creando. Suicide Squad fin da subito si è mostrato come il figlio diverso, la pecora nera del gruppo pronta a portare tempesta. Ieri a Roma, in diretta mondiale con la premiere europea, si è tenuto il Suicide Squad fan event con proiezione in anteprima stampa. L’attesa è finita. Il giorno è giunto!
Nato fin da subito come il film di rottura della DC, Suicide Squad sta per arrivare portando dietro di sé un polverone misto tra aspettative e delusione.
Il film di David Ayer (Fury) con Will Smith, Jared Leto, Margot Robbie, Joel Kinnaman, Viola Davis e Cara Delevingne (giusto per citarne alcuni), si presenta come la versione più acida e pop dell’universo cinematografico DC.
Un cinecomic in chiave videoclip, dominato da personaggi sopra le righe ed eccessivi. Una pellicola caotica, ma che fin da subito chiarisce il suo obiettivo: spiazzare e divertire. Suicide Squad non è “l’ordinario” cinecomic della DC. È la pellicola che si pone nel mezzo di una delicata costruzione di un universo cupo e profondo. Questo non vuol dire che Suicide Squad è un film superficiale. Nel suo paradosso, Suicide Squad è la faccia più veritiera della medaglia: quella del villain.
In Suicide Squad non esistono buoni. I personaggi di Suicide Squad sono marci, corrotti, ipocriti. Ogni personaggio: soprattutto i “grandi paladini” della giustizia. La bellezza di questo film sta proprio nel suo capovolgere le regole, giocando sempre a carte scoperte.
Certo, nessuno vieta che queste carte siano sporche… di sangue!
La Suicide Squad
Suicide Squad si colloca nel momento più disperato per la terra: quello dove il suo dio volante è morto e il giorno è più scuro della notte.
Amanda Waller (Viola Davis), ufficiale dell’intelligence degli USA, è decisa più che mai a mettere in piedi una task force formata dai peggiori reietti, gente che non ha nulla da perdere e tutto da guadagnare, il tutto per fronteggiare una minaccia ancora non ben chiara.
Tra i prescelti fanno la loro comparsa la letale Harley Quinn (Margot Robbie), compagna dello spietato Mr. J (Jared Leto); il sicario Deadshot (Will Smith); il supercriminale australiano George Digger Harkness, meglio conosciuto come Captain Boomerang (Jai Courtnay); Chato Santana, conosciuto da tutti come El Diablo (Jay Hernandez) per la sua capacità di poter controllare l’elemento del fuoco e il coccodrillo umano Waylon Jones, cioè Killer Croc (Adewale Akinnuoye-Agbaje).
Allora è così, eh? Siamo una specie di squadra suicida.
A guidare la Suicide Squad c’è il militare Rick Flag (Joel Kinnaman), letteralmente tenuto in scacco da Amanda Waller, assieme alla sua scorta speciale Katana (Karen Fukuhara), un’abilissima spadaccina ed esperta di arti marziali.
La pellicola si apre con una carrellata, molto dinamica e dai colori fluo, di tutti questi personaggi, con un assaggio delle loro varie storyline.
Ayer tenta fin da subito di darci un’idea chiarissima di questi personaggi e ci riesce benissimo, trasportando lo spettatore in un vortice di musica ed eccessi, senza però dimenticare le atmosfere cupe tipiche dell’universo DC. Inutile dire adrenalina pura!
Il primo vero problema a livello di struttura con il quale ci troviamo a fare i conti è la modalità con la quale Amanda Waller crede di poter controllare la Suicide Squad, e non solo. Fin da subito questo elemento è molto debole e infatti basta andare poco più avanti con il film per vedere le falle più consistenti prendere forma, alcune anche giustificate dalla direzione stessa della storia.
Parliamoci chiaro: Suicide Squad non è il film dell’anno. Ci troviamo di fronte a operazioni di intrattenimento che non vogliono far riflettere lo spettatore, ma lo vogliono appunto divertire, intrattenere e appassionare.
La differenza sta nel capire le intenzioni di un film e poi giudicarlo sulla base di queste.
Suicide Squad non è Dawn of Justice così come non sarà Justice League. Suicide Squad è un’operazione diversa. È proprio “il diverso” il punto di rottura. Il suo essere così nevrotico, destabilizzante e imperfetto è alla base della sua natura.
Harley Quinn e Deadshot
I personaggi sui quali Ayer si concentra di più nella parte iniziale, chiave di volta tra il secondo e terzo atto del film, sono quello di Deadshot e Harley Quinn.
La Harley Quinn di Margot Robbie è esattamente come ce la si poteva aspettare. Folle a livelli disumani. Lunatica, schizofrenica, psicopatica ma anche con quel lato svampito, totalmente adorante nei confronti del suo Mr. J.
Margot Robbie riesce a dare una bella profondità al personaggio, lasciando lo spettatore totalmente invaghito dalle sue movenze giullaresche che si sposano perfettamente con l’essenza di Harley. Il suo rapporto con Joker può sembrare troppo sentito, soprattutto da parte di un essere cinico e folle, incapace di provare un vero sentimento, come Joker; eppure, l’insieme della coppia è scoppiettante. Jared Leto e Margot Robbie insieme fanno delle vere scintille.
L’interpretazione di Will Smith è il braccio portante del film. Deadshot guida il gruppo, ma sa esserne anche distaccato. Lui ha una missione e di certo non coincide con quella della Waller. Capisce prima di tutti il senso di quel gioco, eppure non si sottrae alle regole.
Dalla battuta pronta ma tagliente, Deadshot è il personaggio più riuscito di questa Suicide Squad e Will Smith lo interpreta con grande rispetto e giustizia.
Questi due personaggi, assieme all’ausilio degli altri e delle sequenze del film, sanno scandire perfettamente il tempo. Due ore e dieci di intrattenimento, attenzione e immersione in una pellicola imperfetta ma che sa arrivare dritta alla meta.
Tra pregi e difetti
La struttura di Suicide Squad non consente di avere un quadro completo della storia che, probabilmente, richiederebbe perfino una seconda visione, ma il suo mood caotico si riflette sui suoi stessi personaggi, vera matrice trainante del film.
La prima parte del film, quella meno ricca di avvenimenti, sa essere comunque coinvolgente, facendo affidamento sia sulla colonna sonora che sull’interazione tra personaggi.
I dialoghi sono molto esagerati, sopra le righe, non sempre verosimili ma perfettamente adattati allo stile dei personaggi. Non c’è una vera battuta fuori posto, una battuta stonata o definita solo per la mera risata.
C’è sempre una doppia valenza nelle parole, affilate e sagaci, anche quando si tratta di una battuta. Questo meccanismo sviluppa l’affiatamento tra il gruppo, anche quando si trova in bilico tra l’andare ognuno per la propria strada o continuare questa missione suicida.
La seconda parte del film è caratterizzata da molti più avvenimenti, ma una minore cura nello studio della composizione dell’immagine e della colonna sonora che, invece, è uno degli elementi più forti del film.
Si passa da una colonna sonora rock, capace di anticipare e/o interpretare l’azione dei personaggi, attraverso classici come, per esempio, Simpathy For The Devil dei Rolling Stones o canzoni studiate ad hoc, alle classiche composizione epiche che, in parte, fanno uscire dall’atmosfera più pop creata fino a quel momento.
Si cerca di approfondire molto di più personaggi come El Diablo, per esempio, dandogli un senso molto più profondo per l’insieme del film in sé per sé.
Meno convincente l’Enchantress di Cara Delevingne che avrebbe richiesto uno studio molto più approfondito e curato. Perde il suo carisma e rimane, volgarmente parlando, carne da cannone.
Last but not least… Joker!
Joker riesce ad avere il suo spazio, sebbene molto dosato. Era inevitabile visto che si parla di un personaggio appartenente non alla storyline principale.
Jared Leto ci mette del suo, ed il suo Joker riesce a convincere, nonostante si ha voglia di vedere di più. In questo caso c’è molta più ispirazione dal mondo dei videogiochi piuttosto che dal mondo dei fumetti. È un Joker totalmente imprevedibile e completamente folle. Un Joker che può dare davvero tanto e che si insinua nella storia come un serpente volendo, a parer mio, comunicare che il suo tempo sta per venire. Arriverà in cui la sua figura sarà centrale e non solo un flashback di Harley o la sua via di fuga. C’è molto in cui sperare in quei pochi minuti di personaggio.
Il consiglio spassionato è quello di godere della visione del film in lingua originale, perché il lavoro di ogni singolo attori sui toni del personaggio è davvero incredibile.
Note dolenti
Le vere note dolenti del film appartengono alla sfera della sceneggiatura e del montaggio. Non a caso problemi che abbiamo già rivisto in Batman V Superman e che, in parte, vengono dissipati con la nuova director’s cut.
Non è il caso di Suicide Squad, perché il senso del film è molto chiaro. Suicide Squad nella sua imperfezione riesce nel suo intento proprio perché non vuole essere IL film della DC. Il suo compito non era quello della svolta, ma quello della rottura, di porsi come un vero cinecomic molto fumettoso e fuori dagli schemi.
Confusionario, ma preciso negli intenti grazie ai suoi personaggi.
La confusione è dovuta ha una storia molto lineare che non lascia grande spazio all’interpretazione o all’effetto sorpresa; ma, in fondo, per quello ci pensano già i personaggi.
Nella parte centrale perde qualche colpo, ma sa perfettamente come riprendersi sul suo finale, regalando appunto una battaglia come la si comanda senza esclusione di colpi. Molto coreografica e intensa, leggermente simile allo stile di Zack Snyder perché piuttosto ricca di rallentamenti e classico pathos epico.
Ben diversa, invece, la situazione per tutte le altre scene d’azione che sono sempre molto sottotono. Poca coreografia, poco dinamismo nel montaggio e negli effetti. Bastava caricare poco di più il tiro con la velocità e il sincro con la musica, come all’interno del trailer, per dare un sapore molto più accattivante e scioccante al film.
Non sono errori da prendere sotto gamba, soprattutto per la Warner e la DC che continuano a sbattere sugli stessi ostacoli. Molto pericoloso questo atteggiamento con i paraocchi, soprattutto quando ci troviamo di fronte all’arrivo della Justice League.
Suicide Squad si salva da una critica più feroce per questi elementi, in quanto è un film fatto da personaggi che riescono comunque a mandare avanti la scena senza far zoppicare la pellicola. Il risultato c’è e si vede, difetto o non difetto.
Perché funzionano davvero questi personaggi? Cosa riesce a motivarli in una situazione, e costruzione, a limite del no sense?
Sono dei cattivi, sono fatti così e non hanno nulla da perdere! Il loro istinto suicida è abbastanza forte da motivare i loro salti nel vuoto; e, alla fine della giostra, tutti, a modo loro, entrano in comunione con il loro lato umano, senza mai rinnegare la loro natura marcia.
La mission della Suicide Squad viene portata a termine, e riesce a inserire con i suoi camei, da Batman e Joker a un altro velocissimo personaggio, elementi fondamentali per il continuo dell’universo cinematografico DC.
L’unica nota stonata che può lasciare la pellicola a fine visione, a prescindere dai suoi pregi e difetti, è la sua essenza troppo diversa. In Universo così cupo, molto serio e con poco spazio per film di questa natura, Suicide Squad rischia di essere una meteora. Pellicola destinata ad un break più “brioso” prima dell’arrivo della cavalleria, se non per estrapolare qualche personaggio.
Non mi dispiacerebbe vedere questi protagonisti alla prese di una nuova avventura, magari meglio connotata all’interno di questo “nuovo” universo cinematografico. Ma domandarsi è lecito quanto poi questi personaggi possano realmente funzionare in contesti differenti e più allineati alla tipica linea della DC.
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