Pare che la scena finale di Birdman, nella originale stesura di Inarritu e Dinelaris, contemplasse un Johnny Depp seduto di fronte allo specchio, nella stessa posa di Keaton, rimbrottato dalla voce della sua nemesi Jack Sparrow.
Non è stato così, per ovvi motivi; anche e soprattutto perché si prepara un nuovo Pirati dei Caraibi, il quinto, in uscita nel 2017. Eppure quanto bene avrebbe fatto quella scena al povero Johnny. Quanto, il confine tra realtà e finzione sarebbe stato sottile allora e quanto bello sarebbe stato vederlo scrollarsi di dosso, o almeno provarci come fa Keaton, l’asfissiante presenza di quel personaggio ingombrante.
E invece niente, ci becchiamo Mortdecai.
Un film mortificante e stucchevole, in cui si fa fatica a trovare il personaggio che risulti meno irritante.
Mortdecai è un mercante d’arte sull’orlo della bancarotta. Sposato con un bastone di scopa (Gwyneth Paltrow) che inorridisce al solo pensiero di baciarlo, ora che ha deciso di farsi crescere dei posticci baffetti a manubrio (si chiamano così, trovate pure un utilissimo tutorial su internet), Mortdecai viene ingaggiato dall’ispettore Martland (Ewan Mc Gregor) per investigare sulla sparizione di un Goya, recentemente trafugato durante il restauro.
Mortdecai, inizialmente riluttante ad aiutare Martland, innamorato della moglie (il bastone di scopa) sin dai tempi del liceo, accetta soltanto a patto di ricevere il 10% della eventuale futura vendita del quadro a un mercante d’arte americano.
Da uomo di gran classe e cultura qual è, il nostro mercante d’arte, un po’ Philippe Daverio e un po’ Lumiere de La Bella e la Bestia, è avvezzo agli abiti bizzarri e tendenzialmente fuori moda, agli alcolici costosi e alle parole desuete.
Essendo carente, o quanto meno goffo, in tutte le caratteristiche che fanno di una persona normale un essere umano autosufficiente (vedi alla voce: badare a sé stessi, deambulare in modo proprio ed evitare di finire ammazzati da dei gangster asiatici), Mortdecai è sempre accompagnato dalla sua fedele guardia del corpo/scagnozzo Jock, interpretato da Paul Bettany, che torna a ricompattare, insieme a Johnny Depp, un’accoppiata di attori che già grandi gioie ci aveva regalato con Trascendece.
Jock, un tipo dalle maniere forti, la voce roca, e un tantinello erotomane, fa di tutto per tenere il proprio datore di lavoro lontano dai guai, ma spesso finisce per pagarne lui stesso le conseguenze, ricevendo, se la memoria non mi inganna, tre pallottole vaganti sparate per sbaglio dallo stesso Mortdecai, durante la durata dell’intero film.
I due si avventurano nella ricerca del Goya perduto che, per aggiungere carne al fuoco, pare nascondere sul retro il codice di un conto bancario in cui si crede sia nascosto l’oro dei Nazisti.
[spoiler]Tra un salto a Mosca, dove Mortdecai rischia di ricevere l’elettroshock ai testicoli, e uno a Los Angeles, dove in un party in villa riescono a ricongiungersi con Mc Gregor e Paltrow, il Goya tanto agognato si dimostra essere un falso. L’originale, infatti, pare non essersi mai mosso da Londra.
Tornati tutti nella capitale britannica è lì che l’estenuante e arzigogolata trama troverà il suo finale; consentendo a Mortdecai di recuperare un po’ di soldi, evitando così il tracollo economico, e allontanare definitivamente l’ispettore Martland dalla moglie, che finalmente accetterà il suo nuovo look e riuscirà a baciarlo senza provare un senso di vomito, forse. Il baffetto gioca un ruolo cruciale nella trama.[/spoiler]
Il film, diretto da David Koepp, la cui ultima fatica Ride like hell (Senza freni), era stata distribuita in Italia direttamente per il mercato home video, riesce ad essere sgraziato e traballante così come il suo protagonista; con una trama disordinata che si fa fatica a seguire e un umorismo demente che lascia perplessi per tutta la durata del film.
Tratto dalla serie di racconti di Kyril Bonfiglioli, Mortdecai è uno dei pochi film che forse conviene guardare non in lingua originale, considerato che gli accenti dei quattro personaggi principali sono volutamente esagerati, portati agli estremi eccessi, tanto da renderli delle caricature sterili e ridondanti.
Dimostratosi un flop già dalle prime uscite cinematografiche, il film ha finora incassato poco più di 23 milioni di dollari, a fronte di un budget di 60.
Speriamo che, dopo quest’ennesima avventura fallimentare, Johnny Depp si sieda davvero davanti a quello specchio a riflettere con raziocinio sulle sue scelte future.
Il film, intanto, esce in Italia oggi, 19 febbraio.