Il successo di Lupin III è letteralmente immarcescibile: il personaggio nato dal pennino del mangaka Monkey Punch va per i sessant’anni eppure non passa mai di moda, rinnovandosi rimanendo tuttavia sempre se stesso. Qualcosa che altri personaggi dall’appeal simile hanno provato a fare, nel corso del tempo, fallendo miseramente: quel che si dice “un vero classico”. Col passare delle stagioni, il ladro gentiluomo ne ha combinate di cotte e di crude, per il semplice gusto della sfida, dell’adrenalina… e della giusta causa, dato che molto spesso i suoi colpi si sono trasformati in occasioni per fare del bene, se non salvare una qualche possibile grave crisi. Dopo svariate serie animate (qui abbiamo parlato della recente serie prequel) e una serie oramai infinita di special, film per la tv e lungometraggi cinematografici, ecco arrivare un crossover doppiamente celebrativo che, sulla carta è un uovo di Colombo: Lupin III vs Occhi di Gatto.
Lupin III e le Gatte di Cat’s Eye: una combo irresistibile
Lupin è stato coinvolto in alcune scene citazionistiche ma finora l’unico, vero crossover è stato quello con Detective Conan, perpetrato in due diverse occasioni, nel 2009 e nel 2013: l’incontro tra il ladro gentiluomo e il più grande giovane detective è intrigante, certo, ma si tratta di due serie con stili, intenti e origini assai diversi. Finalmente Tokyo Movie Shinsha ha dato corpo, invece, a un desiderio malcelato dai fan da diversi decenni: farlo incontrare con le tre “gatte” che hanno donato la notorietà al loro autore, Tsukasa Hojo.
Il film, diretto da due veterani come Hiroyuki Seshita e Kobun Shizuno (non particolarmente famosi, ma sicuramente esperti, visto il ricco curriculum alle spalle) e scritto da Shūji Kuzuhara, come da tradizione per un certo filone di crossover “VS” non presenta un vero e proprio scontro tra le due entità, quanto un’iniziale scaramuccia/confronto in preparazione a un’alleanza contro un nemico comune e verso un obiettivo condiviso.
Le tre sorelle Sheila, Kelly e Tati gestiscono un café, il Cat’s Eye, che funge loro da copertura per la loro attività segreta, quella di ladre di opere d’arte specializzate in un autore specifico: l’artista tedesco Michael Heinz, scomparso negli anni ’40 e le cui opere sono finite all’asta ai quattro angoli del globo. Riunite in un trio particolarmente scaltro, fisicamente dotato e tecnologicamente avanzato, le tre portano avanti una crociata alla scoperta della sorte del padre, buffamente ostacolate (o involontariamente aiutate) dall’investigatore della polizia Matthew Hisman, che oltretutto è anche il fidanzato della mediana, Sheila.
Sulle tracce di una serie di ritratti dal titolo “La ragazza e i fiori”, le gatte finiscono per incrociare il loro cammino con quello dell’infallibile ladro gentiluomo Lupin III e della sua banda, composta dal pistolero Daisuke Jigen e dal samurai Goemon Ishikawa, anche loro in cerca dei dipinti per motivi ignoti. Un’organizzazione paramilitare neonazista, intanto, è disposta a tutto per scoprire il vero mistero che si cela dietro queste particolari opere di Heinz… e la femme fatale Fujiko Mine non resterà certo a guardare.
Retrò il giusto… con un tocco di emozione
L’atmosfera retrò che si respira in Lupin III vs Occhi di Gatto vale di per sé la visione della pellicola, ve lo anticipiamo: a differenza dell’altro recente crossover a cui le Gatte hanno preso parte (City Hunter – Private Eyes) che ha aggiornato il contesto al Giappone moderno, e a gran parte delle produzioni degli ultimi anni relative a Lupin, si è scelto infatti di ambientare il film nei primi anni ’80, ma in un contesto che poco ha a che vedere con la nostalgia spielberghiana à la Stranger Things. Il tutto si ricollega perfettamente alla continuity dei franchise – colore della giacca di ordinanza di Lupin compreso! – un po’ per strizzare l’occhio ai fan di vecchia data e un po’ per coerenza narrativa con l’idea alla base di Occhi di Gatto: Heinz operava durante la Germania nazista e di fare un retcon per spostare in avanti le lancette non c’era voglia né intenzione, sapendo benissimo che si sarebbe svilita la carica drammatica del background delle sorelle.
Da questo punto di vista non si può che applaudire alla scelta, sostenuta poi da un buon ritmo e da personaggi sempre in character, anche se non sempre sfruttati pienamente. Le soluzioni narrative trovate da Kuzuhara sono piuttosto telefonate – per quanto efficaci – e si è inserito il numero minimo di personaggi indispensabili, relegandone alcuni a fare un po’ da tappezzeria. I siparietti tra Zenigata e Matthew sono simpatici le prime due volte, poi diventa un gioco al massacro con un’indagine decisamente campata in aria, tralasciando che i colleghi del detective ben presenti nell’anime qui non vengono nemmeno menzionati.
Straordinario, poi, come Sheila sia quasi accantonata in favore della sorella minore, per certi versi protagonista dell’intero film insieme a un affascinante Lupin-mentore. Tutto il resto funge quasi da contorno o riempitivo, con alcuni personaggi che “timbrano il cartellino” facendo o dicendo qualcosa di prevedibile nel loro ruolo per poi tornare al binario principale del film, che è sostenuto da un’emotività sincera e degna di nota.
Il character design di Haruhisa Nakata e Junko Yamanaka convince, ma non vince, riuscendo bene a coniugare le esigenze di produzione allo stile distintivo delle due serie, ma non è né un tuffo nel passato né particolarmente moderno… e forse funziona meglio sui personaggi di Lupin che su quelli di Cat’s Eye, nonostante Yamanaka avesse già lavorato a un adattamento da un manga di Tsukasa Hojo, Angel Heart, e gli artwork in proposito di Nakata siano veramente belli.
La reinterpretazione nel film di City Hunter c’era forse piaciuta di più, ma qui si tratta anche di gusti e sensibilità artistiche diverse, non di qualità tecnica in sé, che non è assolutamente disprezzabile, anzi. Peccato, piuttosto, che la colonna sonora curata da fox capture plan, Kazuo Otani e Yuji Ohno non faccia nulla per divenire memorabile, pur avendo a disposizione alcune theme song irresistibili anche dopo duecento adattamenti ascoltati in tutte le salse.
Parlando della versione italiana, il doppiaggio è ottimo, con Lupin & co. che recuperano le attuali voci fisse a partire dal sempre ottimo Stefano Onofri; poco gradevole, invece, la scelta di dare ai personaggi dell’universo delle Gatte i nomi del vecchio adattamento italiano dell’anime, con Sheila al posto di Hitomi e così via. Ok l’appeal nostalgico, ma è una cosa che, oltretutto, complica anche la comprensione di un dialogo clou di cui non diremo altro per non spoilerare.
Lupin III vs Occhi di Gatto è un piacevole divertissement dal gran cuore, pensato per rendere un sincero omaggio al quarantennale e cinquantennale delle rispettive serie animate, ricco di azione, umorismo e sentimento. Non tutto fila per il verso giusto e, come film di Lupin, rimarrebbe memorabile solo per lo spessore psicologico e lo charme del personaggio, qui in gran spolvero, mentre come crossover funziona maggiormente, per quanto scardini gli equilibri tra le sorelle della banda. Beninteso che la trama, ad ogni modo, è solo una scusa per arrivare a un bellissimo finale, preceduto da un'impalcatura che scricchiola parecchio... ma lo spettacolo, ad ogni modo, vale sempre la candela.
- Lupin III è carismatico come nelle migliori occasioni
- Ritmo e atmosfera
- Finale emozionante
- Storia generale un po' tirata per i capelli
- Alcuni personaggi sono sottosfruttati