Brendan Fraser ha vinto l’Oscar come migliore attore protagonista durante la cerimonia di Los Angeles di ieri sera. La sua eccellente interpretazione nel film di Darren Aronofsky non è passata inosservata ai membri dell’Academy. Al tempo stesso The Whale si è aggiudicato anche un’altra statuetta in un’altra categoria molto importante: il film, infatti, ha vinto l’Oscar come miglior trucco e migliore acconciatura. Non c’erano molti dubbi, considerato l’intenso, innovativo ed eccezionale lavoro che il reparto make-up e i vari hair stylist hanno fatto sul personaggio interpretato da Brendan Fraser (a tratti l’attore è davvero irriconoscibile). Ad un primo impatto, infatti, il volto di Fraser passa in secondo piano ed emerge la credibilità del trucco e la naturalezza della tuta creata con la stampate 3D.
Come sempre, prima di dedicarmi all’analisi e all’esposizione delle varie fasi di creazione del trucco di The Whale, ecco a voi il trailer del film presentato in anteprima mondiale alla Mostra del Cinema di Venezia.
Al momento The Whale è disponibile soltanto al cinema, non si trova su nessuna piattaforma streaming, vi consigliamo di recuperarlo al più presto.
The Whale: la mente creativa dietro il trucco di Brendan Fraser
Quando si tratta di effetti trucco, Adrien Morot è senza dubbio tra i migliori del settore. Dai feroci alligatori di Crawl, ai supereroi mutanti dei vari film degli X Men come X-Men: Days of Future Past, X-Men: Apocalypse e Dark Phoenix, per non parlare della bambola cinematografica preferita di quest’anno, M3GAN, Morot ha dimostrato più volte di essere un vero mago delle protesi cinematografiche. Nonostante la sua ben nota esperienza nel settore e le sue ovvie qualità, anche Adrien Morot era dubbioso quando ha incontrato per la prima volta il regista Darren Aronofsky, che gli ha offerto il compito di responsabile del reparto make-up del suo nuovo film, The Whale. Ad essere completamente onesti, si è definito “terrorizzato” vedendo il progetto di costruzione da zero del trucco prostatico di The Whale, “Il tipo di progetto da cui chi ha la testa sulle spalle dovrebbe scappare… la sfida è così immensa, grande e a tratti sembrava impossibile”.
La pellicola di Darren Aronofsky è basata sull’opera teatrale di Samuel D. Hunter, che ha anche scritto la sceneggiatura. In The Whale, Brendan Fraser veste i panni di Charlie, un insegnante di inglese online patologicamente obeso che cerca di riconnettersi con la figlia adolescente (interpretata da un’ottima Sadie Sink) mentre si autodistrugge con l’eccesso di cibo. La pellicola è interamente ambientata nella casa di Charlie e l’effetto claustrofobico abbonda.
L’attore ha dichiarato di aver messo su peso per poter interpretare il ruolo ma aveva bisogno di sembrare ancora più pesante, il peso doveva eccedere di parecchio il centinaio di chili. Già dopo aver letto la sceneggiatura, Morot sapeva che non sarebbe stato facile. I trucchi prostetici legati al sovrappeso sono tipici della commedia (ad esempio Il Professore Matto, Amore a Prima Svista) o della fantascienza (L’Occhio del Male) dato che questi generi cinematografici consentono allo spettatore la sospensione dell’incredulità. The Whale è un film drammatico di stampo contemporaneo e realistico, lo spettatore deve credere a tutto ciò che vede, non può in alcun modo sospendere la credibilità dell’opera.
Tutto il film inoltre è ambiento nello stesso luogo e ha un piccolo cast. Nessuno indossa protesi eccetto il personaggio principale, che è però presente quasi in ogni singola scena. Charlie è sempre il protagonista dello schermo, perciò qualsiasi tipo di difetto al trucco prostetico si sarebbe immediatamente reso evidente.
Nonostante quindi la sfida fosse ai limiti dell’impossibile, Adrien Morot, avendo già lavorato con Aronofsky in passato in film come Mother! e Noah, non poteva proprio dire di no al regista. Così l’obbiettivo del make-up artist era quello di creare un trucco diverso da qualsiasi altro avesse fatto prima, che fosse però credibile in ogni sua scena e per nulla sopra le righe. Purtroppo, la produzione di The Whale si rese conto ben presto che questa era solo una parte della sfida.
The Whale: la pandemia e la nuova tecnica di creazione delle protesi cinematografiche
The Whale ha iniziato la sua produzione concreta (quindi quella dedicata alla costruzione vera e propria dei materiali di scena e della preparazione del cast) in un periodo davvero sfortunato. La pandemia stava iniziando a diffondersi a macchia d’olio in tutto il globo, iniziando a bloccare produzioni ingenti e lavoratori. Aronofsky pensava che The Whale, con il suo piccolo cast e una solo location interna, sarebbe stato il perfetto progetto bolla COVID. Così, anticipando una chiusura che durerà settimane, se non mesi, il regista ha voluto agire in fretta. Ha programmato cinque settimane di preparazione per poter creare tutto l’occorrente per iniziare a girare (e va considerato che per creare trucchi così complicati solitamente occorre molto più tempo). Così Adrien Morot si è messo al lavoro: ha assistito alla produzione teatrale di The Whale ed ha inizialmente creato il look di Charlie con imbottiture e trucchi comuni, cercando di creare un aspetto convincete in pochissimo tempo usando tutti i tipi di “trucchetti” possibili per aiutare la produzione ad avere pronto il materiale in fretta. Sono inizialmente state assegnate a Fraser maglie a maniche lunghe, collo alto, e maglioni allo scopo di coprire il più possibile l’imbottitura. Peccato che non sia stata la soluzione più facile e sbrigativa: il risultato iniziale appariva pezzotto e non convinceva in alcun modo Adrien Morot. La consulenza sul film effettuata con l’Obesity Action Coalition, un’organizzazione no-profit che sostiene le persone in sovrappeso, ha confermato i sospetti di Morot.
Le persone in sovrappeso indossano comunemente abiti minimali e larghi. Quindi, sempre allo scopo di rendere credibile il trucco di Branden Fraser, non potevano utilizzare gli abiti che stavano già pensando di far indossare all’attore. Per motivi pratici molta pelle sarebbe stata esposta e quindi non si poteva più nascondere l’imbottitura come hanno fatto nell’opera teatrale o come comunemente avviene nelle commedie cinematografiche. Ovviamente questo avrebbe richiesto più tempo del previsto. Non si poteva creare un trucco simile in sole cinque settimane. Per Charlie erano necessarie braccia, gambe, petto, collo e guance sovradimensionate da ricreare mediante protesi. Se pensiamo anche alla scena della doccia in cui sarebbe stato completamente nudo, era necessario creare una cascata di increspature di grasso attorno alla sua parte centrale del corpo.
Aronofksy ha accettato i consigli di Adrien Morot ed ha esteso la pre-produzione di The Whale a 12 settimane. Sfortunatamente, i problemi però non sono finiti qui. La pandemia è stata davvero un grande ostacolo per il film di Aronofksy. Normalmente per creare protesi cinematografiche l’attore si reca nel laboratorio del responsabile protesi del reparto make-up del film allo scopo di fare una sorta di scannerizzazione completa dal vivo del suo corpo mediante la creazione di calchi. In questo modo si generano gli stampi utilizzati per la fabbricazione delle varie protesi per le parti del corpo. Purtroppo, le restrizioni dovute al COVID hanno impedito a Brendan Fraser di viaggiare e quindi di recarsi fisicamente nello studio del make-up artisti del film. Tutto ciò ha costretto la produzione a correre ai ripari e a pensare ad una procedura alternativa per la creazione delle protesi. La soluzione pensata da Adrien Morot era quella di utilizzare la stampate 3D: da alcuni anni prima di The Whale stava facendo alcune sperimentazioni e test interni in officina. Solitamente si utilizza la stampate 3D principalmente per protesi di robotica, come ad esempio hanno fatto per M3GAN; tuttavia, il processo di creazione di protesi in ambito cinematografico è in continua evoluzione e si stanno ottenendo ottime protesi di successo per la pelle umana mediante la stampa. Sicuramente, in questo modo, la precisione sarebbe stata garantita e per The Whale l’accuratezza e la coerenza della tecnologia 3D erano fatte a pennello. Adrien Morot ha deciso di portare il trucco 3D al livello successivo grazie a The Whale: ha così contattato un collega con uno scanner 3D e gli ha chiesto di montarlo su un iPad e di portarlo a uno dei produttori del film. Il produttore, nel bel mezzo della pandemia globale è andato a casa di Brendan Fraser e, a distanza sociale (nel rispetto della normativa COVID) ha scansionato il corpo dell’attore. I dati poi sono stati inviati direttamente al responsabile del reparto make-up che ha iniziato a ripulire il corpo dell’attore e a creare i modelli da cui iniziare le sculture per le protesi.
Le protesi create per The Whale
Il design del trucco di Morot prevedeva due protesi distinte per la testa: uno che si adattava alla parte anteriore del viso di Fraser e si allungava fino al petto, l’altro gli copriva il cranio e il collo. Ad essi si aggiungeva la famosa tuta stampata in 3D composta da diversi pezzi: due per le braccia estesi fino spalle, due per le gambe e una parte centrale – a più strati – che ha dato a Charlie il suo stomaco gonfio. Il più delle volte la tuta era coperta da una maglietta oversize, tranne che per le riprese della doccia in cui il corpo artificiale creato per il film era completamente esposto.
La prima applicazione del trucco completo (quindi intendo: volto, tuta e capelli) ha richiesto oltre sette ore. La tuta pesava circa 135 kg quindi hanno dovuto progettare in corso d’opera una sorta di imbracatura da paracadute che distribuisse l’intero peso sul corpo dell’attore. Inizialmente la produzione temeva che l’attore de La Mummia avrebbe esitato a portare tutto quel peso, ma a sorpresa Brendan Fraser si è dimostrato super disponibile e comprensivo ed ha sopportato volentieri il carico. Recentemente l’attore ha dichiaro che indossare tutte quelle protesi lo ha aiutato a immedesimarsi nel personaggio e interpretarlo come se fosse davvero lui in quelle situazioni difficili ed estreme.
L’ultima richiesta di Darren Aronofsky
Se state pensando che gli sforzi e la creatività del reparto make-up di The Whale siano già stati tantissimi, dovrete ricredervi. Il lavoro di Adrien Morot non è cessato solo con la creazione in pre-produzione delle protesi. Aronofsky aveva un’ultima richiesta per l’artista che si cela dietro il trucco di The Whale: voleva realizzare una ripresa di Charlie che si alza da seduto. Purtroppo, le protesi già create non avrebbero funzionato in questo caso. I pezzi che si utilizzano su attori nelle scene da seduti hanno una forma diversa rispetto a quelli in piedi. Un movimento come questo non era mai stato fatto prima. Inizialmente si pensava di utilizzare le stesse protesi ma di lavorare in fase di montaggio del film in modo che i difetti del costume non si notassero. Successivamente però, il regista si dimostrò inamovibile: voleva realizzare la scena con un costume che non dovesse essere ritoccato in post-produzione. L’idea è stata quella di assemblare tutte le protesi realizzate in una grande ed unica protesi: in sostanza le varie protesi vennero modellate come se il concetto fosse quello della matrioska, la bambola russa, dove le versioni più piccole si adattano a quelle più grandi. Hanno così deciso di attaccare i vari pezzi tra di loro, peccato che dopo aver apportato queste modifiche, i vari pezzi sono pian piano crollati e si sono accumulati sul lato della tuta. Questo comportava il fatto che, qualora Brendan si fosse alzato, tutti i pezzi avrebbero finito per schiacciarsi. Così il make-up artist è stato costretto a riassemblare di volta in volta, di scena in scena, tutto da capo. Fortunatamente per la maggior parte del tempo questa tecnica ha funzionato.
Lo sforzo incredibile di Adrien Morot è stato apprezzato. Brendan Fraser ha ricevuto una nomination all’Oscar per la sua interpretazione in The Whale e Adrien Morot, insieme al capo del reparto trucco Judy Chin e al capo reparto capelli Annemarie Bradley-Sherron, sono stati nominati per il miglior trucco e la miglior acconciatura agli Oscar 2023. La gara era davvero dura dato che si scontravano con Elvis, Blonde, Black Panther Wakanda Forever e Niente di nuovo sul fronte occidentale, ma le innovazioni sono state tante e il risultato eccellente, quindi l’Academy non poteva che premiare The Whale. Lo stesso Morot quando ha ricevuto la nomination ha dichiarato: “Devo ammetterlo, il primo giorno che siamo stati sul set, mi sono reso conto che non era mai stato fatto prima. Questo è un punto di svolta nella storia del cinema ed è bello farne parte”.
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