La recensione di Hogwarts Legacy, un uscita il 10 febbraio su PlayStation 5, Xbox Series S/X e PC, ci porta alla scoperta del videogioco open world creato da Warner Bros.
Con 500 milioni di copie vendute fino al 2018, la saga di Harry Potter, composta di sette libri pubblicati dal 1997 al 2007, ha davvero bisogno di poche presentazioni. La popolarità che ha, negli anni, acquisito il franchise ha permesso alla saga di diventare un vero e proprio movimento culturale al pari di fenomeni come Star Wars o Il Signore degli Anelli, andando a fare leva su quella generazione nata negli anni Novanta che sta continuando a vivere il mito di Harry Potter grazie a spin-off, nuovi libri scritti dall’autrice J. K. Rowling e anche parchi tematici. Non esiste, tra l’altro, al mondo persona che non sappia cosa sia Harry Potter e che cosa rappresenti, soprattutto grazie al suo essere una saga nativa digitale e ancora in grande proliferazione.
Quel romanzo di formazione che ha saputo accompagnare la gran parte della propria community passo dopo passo alla scoperta di un mondo che si identificava perfettamente con le problematiche quotidiana della scuola, degli insegnanti, del vivere un contesto al quale non ci sentivamo di appartenere, è diventato oggi grande e figlio di una multinazionale che continua a cavalcare l’onda del successo. Warner Bros., dopo quindi i flop di Animali Fantastici, ci lancia alla scoperta di Hogwarts Legacy, andando a espandere quell’universo e ambientando la vicenda nel 1800, più di cento anni prima gli eventi di Harry Potter, ambientati negli anni novanta del XX secolo, provando a costruire qualcosa di originale che possa porre le basi per quanto accadrà poi in Animali Fantastici e successivi.
L’attesa, per i fan e anche per i curiosi che hanno approcciato la saga di Harry Potter con interesse, è ora ripagata, perché rivivere Hogwarts è finalmente possibile. Benvenuti, quindi, a quella che è la nostra analisi di un’opera immensa, non perfetta, ma che rappresenterà un vero e proprio spartiacque per quei fan che, bramosi di essere protagonisti del mondo di Harry Potter, si riverseranno su questo videogioco anche se non avvezzi all’industria videoludica. E questa sarà un’altra declinazione di quel fenomeno culturale che continua a essere Harry Potter.
Fate provare il ragazzo!
Il nostro arrivo a Hogwarts sarà più che burrascoso: qualcosa non vuole che il nostro viaggio termini con l’arrivo alla Scuola di Stregoneria, ma soprattutto desidera interrompere il nostro percorso verso il pieno utilizzo della Magia Antica. Nonostante i tentativi, da cliché narrativo mai a buon fine, dei nostri avversari, ancora sconosciuti all’inizio, esordiremo al quinto anno di scuola, subito dopo la cerimonia di smistamento gestita in concerto con il cappello parlante. Smistati in base a una risposta che daremo alla domanda più importante della nostra vita, si potrà dare il via a Hogwarts Legacy. La trama ci porterà a scoprire in che modo potremo contrastare le forze oscure che stanno cercando di assaltare il Castello per impadronirsi di quella forza che aleggia da sempre intorno alla scuola, proclamandoci in quanto eletto, con l’unica intenzione di respingere l’alleanza che sta nascendo tra maghi oscuri e goblin.
Senza addentrarci eccessivamente negli snodi narrativi che caratterizzeranno la main quest e tutto ciò che ne conseguirà, al fine di non spoilerare e rivelare nulla della vicenda, chiariamo un paio di aspetti fondamentali per comprendere perché il nostro giudizio sulla trama non è del tutto positivo: la necessità di rendere il protagonista di Hogwarts Legacy un nostro alter ego fatto e finito ha spinto il tutto a spersonalizzare la sua natura, rendendolo un fantoccio da riempire nel corso dell’avventura. Non sapremo perché è arrivato a Hogwarts dal quinto anno, aspetto che stona tantissimo con il suo dover apprendere tutti gli incantesimi da zero, nemmeno perché dovrebbe essere il destinatario di un potere appartenuto a maghi antichi e ora destinato a salvare l’intera Scuola.
Zero scelta e un percorso imposto
Al di là di questo, l’intera trama procede su un unico grande binario, conducendoci al termine della vicenda senza concedermi mai la possibilità o l’illusione di poter cambiare la direzione o le modalità di conclusione della nostra storia. Il sistema di karma è totalmente ridotto all’osso e si limita a farvi inimicare qualche compagno di scuola, ma che a conti fatti non genererà in nessun aspetto negativo. Per poter trovare uno spunto narrativo affascinante bisogna riporre la propria fiducia nelle side quest che decideremo di affrontare, a partire da quella di Sebastian, un ragazzo Serperverde che ci condurrà a scoprire il fascino delle Arti Oscure.
Apprendere Crucio, Imperio e Avada Kedavra sarà l’unico momento in cui Hogwarts Legacy ci lascerà tra le mani la possibilità di decidere del nostro futuro, tra l’apprendere o meno quelle determinate magie senza perdono. Inoltre la storia che vede protagonista Sebastian, e indirettamente anche noi, si dipanerà in temi molto toccanti e in grado di coinvolgerci più di quanto possa aver fatto la main quest, di per sé molto banale e costruita sul ben noto cliché del male che prova a soverchiare il bene, senza alcun reale movente e motivazione. Lo stesso canovaccio ci porterà a compiere delle azioni cruciali che verranno giustificate con una banale “legittima difesa”, non del tutto convincente.
Insomma, dal punto di vista narrativo, nonostante sia palese l’intenzione di realizzare qualcosa di immenso, tutte le impressioni che avevamo avuto in sede di hands on ci hanno un po’ sorpreso, in negativo: il multi-branching, feature che la maggior parte dei videogiochi prova a inserire nei propri contesti, è del tutto assente e viene vanificata la possibilità di intrecciare diverse strade che conducano a finali multipli. Ovunque andrete, qualunque cosa farete, a prescindere da come risponderete, finirete per giungere là dove il gioco ha scelto. Con buona pace del vostro desiderio di diventare un Signore Oscuro.
Si denota, tra l’altro, il desiderio di provare a ripercorrere tutto ciò che Harry Potter, in quanto saga, ha lasciato in eredità. I professori dell’800 ripercorrono le caratteristiche di quelli conosciuti quando il figlio di Lily e James si è ritrovato a frequentare Hogwarts, da Piton che avrà il suo corrispondente nel professore di pozioni, la McGranitt che si ritroverà nella Professore Weasley e il Professor Fig, nostro mentore, che in alcuni tratti proverà ad assomigliare a un giovane Silente. Non solo, perché molti eventi provano a rievocare alla mente la cavalcata dell’Ippogrifo sul lago, il combattimento con il troll quando eravamo ancora alle prime armi, fino alla Pozione Polisucco, offrendoci degli eventi che non brillano per originalità e che puntano alla costruzione di un fan service a volte stucchevole.
Benvenuti alla magia di Hogwarts
Proseguendo nella nostra disamina arriviamo a raccontare il cuore pulsante dell’avventura, ossia Hogwarts. Il castello è il vero vanto dell’intera produzione, con la possibilità di andare a scovare segreti anche dopo un importante numero di ore di gioco. La nostra avventura è terminata dopo 23 ore, che ci hanno permesso di portare a termine l’intera main quest e un buon numero di secondarie, abbastanza da arrivare a completare il 66% delle missioni totali del gioco. Siamo ben lontani dalle 35 che ci erano state raccontate dal team di sviluppo, tra l’altro indicate esclusivamente per terminare la main quest, e siamo ben lontani da quelle 70 ore che erano state dichiarate inizialmente per raggiungere un completamento al 100%.
Tornando al Castello, invece, vi troverete in un ambiente che riuscirà a offrirvi sempre più segreti e stanze da esplorare. Tutto è realizzato con minuziosa attenzione ai dettagli, con lo scopo di darvi numerose attività da svolgere e per far sì che Hogwarts stessa sia una enorme side quest. Il collezionabile più presente all’interno del gioco è la Guida, composta da numerose pagine disseminate per l’intera mappa, non solo del castello, ma di tutto il gioco. Durante l’end-game finirete per lanciare Revelio ogni secondo per scovarle negli anfratti più impensabili, ma nel corso della main quest finirete per imbattervi in esse visitando ed esplorando Hogwarts come se foste uno degli iscritti. Allo stesso tempo avrete scrigni da aprire, porte da spalancare usando Alohomora, segreti da svelare usando i vostri incantesimi, lezioni da frequentare, amicizie da coltivare – non pensate a un sistema social à la Persona, ma solo aspetti legati alle side quest – enigmi ambientali da risolvere, porte di Astronomia da decifrare e così via.
Al di fuori delle mura del Castello
Finirete per perdervi ripetute volte all’interno del Castello, apprezzandone l’architettura, la ricostruzione e gli anni di lavoro che Avalanche ha impiegato per metterlo in piedi, dalle fondamenta. Una volta evasi, però, dalle mura di Hogwarts sembra che la magia sia destinata a perdersi: oltre Hogsmeade, il più vicino e più popoloso villaggio della vostra mappa, per il resto tutti i villaggi sono poco caratterizzati, il resto della mappa è ripetitivo e per quanto infarcito di contenuti sfocia nella ridondanza abbastanza presto. Le prove di Merlino, utili per aumentare gli slot dell’equipaggiamento, arriveranno a essere utili, ma a lungo andare pedanti, soprattutto per il loro non avere alcun indizio iniziale e il dover andare a tentoni. Allo stesso modo le fonti di magia antica, che richiederanno di seguire una scia che potenzierà le vostre abilità, saranno tante e svariate, ma per niente ispirate.
Gli ambienti finiranno per essere scarni, corredati da un numero infinito di alberi a fare da vegetazione e torrenti che attraverso l’intera mappa, senza una particolare caratterizzazione né una creazione di diversi biomi che possano rendere particolari le zone del mondo circostante. Le stesse missioni secondarie, quelle fetch quest che caratterizzeranno gran parte del vostro end-game, finiranno per pretendere le medesime azioni: scontri con i bracconieri, ricerca di oggetti, seguire delle tracce o consegne speciali. La disparità di qualità e di contenuti che si evidenziano tra Hogwarts e ciò che si presenta fuori è più che altro sottolineata dall’end-game, pertanto ve ne accorgerete solo quando la vostra main quest sarà conclusa: non avrete boss opzionali, sfide particolari che vi spingeranno a raggiungere il tanto anelato livello 40, ma solo un continuo peregrinare su e giù per la mappa volando, cavalcando un Ippogrifo o correndo in groppa a un Graphorn, il signore delle rive che sbloccherete verso la fine del gioco.
Non vogliamo soffermarci eccessivamente su quelle dissonanze ludonarrative che riempiono il gioco e che vi permettono di diventare un sereno possessore di Avada Kedavra in un ambiente scolastico nel quale continueranno a chiedervi perché uscite dal Castello, ma non perché uccidete persone come se niente fosse, anzi vogliamo sottolineare alcuni aspetti della progressione che ci hanno colpito. Il team di sviluppo ha fatto in modo che l’avanzamento non fosse ripetitivo e noioso e che i quattro diversi boss, con le conseguenti boss battle, fossero apprezzabili per quanta diversità offrano. Sebbene alcuni momenti sembreranno slegati dal resto del gioco, siamo arrivati ad apprezzare le trovate stilistiche e creative offerte, che hanno fatto in modo di tenere il ritmo sempre molto alto di gioco.
Da eletto a prescelto il passo è breve
Parlando, invece, di vera ed effettiva progressione, Hogwarts Legacy punta molto sulle componenti GDR, permettendoci di sbloccare non solo dei Talenti che miglioreranno le nostre capacità in battaglia, ma anche che ci permetteranno di non rendere il nostro vestiario esclusivamente estetico, ma anche utile al nostro miglioramento complessivo. Cappelli, occhiali, sciarpe, mantella, completo e guanti andranno a collezione una resa stilistica che – a parte l’essere risultata ridicola in più occasioni, per l’aspetto estetico restituito – ci permettono di costruire una build utile ai nostri fini. I parametri saranno esclusivamente quelli di attacco e difesa, il che rende poco caratterizzata la proposta, ma la Stanza delle Necessità ci permetterà di modificarli a nostro piacimento tra potenziamenti – fino a un massimo di tre – e caratteristiche che ci renderanno più forti col fuoco, col veleno, con le maledizioni e così via.
La quantità di oggetti che troverete è soverchiante, a tratti fastidiosa, soprattutto perché senza le prove di Merlino portate a termine finirete per dover continuamente vendere o distruggere l’equipaggiamento di troppo, creando una meccanica che sa di vetusto e di ampiamente superata da diversi anni. Ottimizzata al meglio potrà sicuramente donarvi soddisfazione per arrivare ad avere un completo affascinante da poter indossare e potenziare nella Stanza delle Necessità. A proposito di questa, al suo interno avrete un sandbox che potrà essere allestito – e ingrandito progredendo nell’avventura – fino a contenere recinti per gli animali, da recuperare con il Sacco Acciuffatutto che sarà di Newt Scamander, e farli accoppiare, con la finalità di poter avere del loot da craftare in potenziamenti di vestiari. Tra il tavolo delle pozioni e delle piante, la Stanza finirà per essere il vostro hub di ricarica tra una battaglia e l’altra, dal momento che non sarete ricchi sfondati e dovrete minuziosamente centellinare le vostre risorse per fare acquisti a Hogsmeade.
Potrete trascorrere un buon numero di ore a personalizzarla come vorrete, per trovare ciò che più vi aggrada tra gli elementi di arredo e che daranno effettivo vantaggio alla vostra progressione, costruendo un sandbox a tutti gli effetti infinito, che si può personalizzare in dimensioni, colore e quant’altro. Un’aggiunta che farà piacere a gran parte dei giocatori che desideravano ritrovarsi all’interno della Stanza solo desiderandolo. Ciò che invece regalerà un po’ di dispiacere è la totale assenza del Quidditch, feature che speravamo di poter trovare dopo l’hands di qualche giorno fa, avendo adocchiato il campo da gioco. Poco male, perché il loro parlarne così tanto lascia intendere che presto potrebbe essere aggiunto con un enorme DLC, da attendere per i prossimi mesi.
Avada Kedavra!
Hogwarts Legacy ovviamente non è solo esplorazione, ma anche combattimento, tanto combattimento. Il tutto armati di bacchetta e dei nostri incantesimi. Per apprenderli dovremo partecipare alle lezioni, alla fine delle quali ci verrà mostrato un movimento da fare con la bacchetta, un quick time event da rispettare per poter ottenere come ricompensa quella specifica magia. Ne avremo più di venti, molti dei quali saranno utili per risolvere enigmi ambientali nei diversi dungeon che incontreremo, mentre in combattimento finirete per adoperare i soliti di attacco o le Arti Oscure, nel caso in cui le abbiate sbloccate.
Il combay system prevede l’utilizzo del dorsale destro per il colpo base intervallato dalla combinazione con i tasti azione per poter usare gli incantesimi suddivisi in ghiere da quattro slot, intercambiabili grazie alla croce direzionale. Quando le sfide inizieranno a essere più complesse noterete come la mappatura non è forse tra le migliori, soprattutto perché vi ritroverete a dover usare i tasti direzionali mentre vorrete muovervi con la levetta analogica, il che richiederebbe qualche dita in più di quelle forniteci dalla natura, ma per il resto del tempo non avrete grande difficoltà ad avere la meglio sui vostri avversari.
Avversari che rappresentano un altro aspetto poco positivo di Hogwarts Legacy: goblin, ragni, maghi oscuri, lupi, inferni e troll sono le uniche tipologie che incontrerete e tutte saranno abbastanza anonime e con un pattern di attacchi molto basico, senza un vero e proprio lavoro di personalizzazione. Le battaglie a lungo andare finiranno per essere molto ripetitive, ma in ogni caso divertenti per provare a inanellare una serie di combo che potranno andare sempre a variare, a patto che abbiate ben organizzato le vostre ghiere.
Gli incantesimi ovviamente non potranno essere spammati (nemmeno l’Avada Kedavra, che è l’unica in grado di effettuare un’uccisione istantanea, per questo utile contro i troll o avversari che hanno molti HP) e subiranno un cooldown da tenere in considerazione e che aumenta se legato alle Arti Oscure, che per forza di cose possono essere usate con più difficoltà. Questo sarà l’unico effetto dannoso che avranno Crucio e Imperio su di voi, nulla di più e nulla di permanente: una meccanica legata sul numero di volte che avremmo potuto usarle o che magari fosse in grado di privarci di parte della salute vitale sarebbe stata gradita, per dare un peso maggiore anche all’Avada Kedavra, altrimenti usata senza percepirne il peso.
Un mondo di SSD
Concludiamo il nostro percorso alla scoperta di Hogwarts Legacy – che sarebbe potuto durare molto di più se avessimo voluto analizzare minuziosamente tutti i contenuti presenti – con l’analisi tecnica del prodotto che ci siamo trovati tra le mani. Una mappa così immensa e così dettagliata non poteva non prestare il fianco ad alcuni problemi: durante le nostre 23 ore ci siamo ritrovati a dover riavviare il gioco quattro volte totali a causa di bug bloccanti, tutti che possono essere risolti con una patch al day one e che siamo sicuri saranno già in lavorazione. Porte che ci impedivano di uscire, oppure di accedere ad area dove c’era il prosieguo della missione, pavimenti nei quali sprofondare tra i vari poligoni e la scopa che non poteva essere selezionata dopo esserne scesi.
Piccolezze che, in ogni caso, non rovinano l’esperienza di essere all’interno di Hogwarts, dove ogni dettaglio è ricostruito in maniera minuziosa. Avrete a disposizione quattro diverse modalità di resa grafica, che vi permetteranno di selezionare l’esperienza che più vi sembra congeniale alle vostre esigenze, tra fluidità e quantità di poligoni a schermo. Persiste quella differenza che abbiamo segnalato già poc’anzi tra l’interno della Scuola e ciò che c’è al di fuori, il che lascia presagire una riduzione di qualità proprio per l’esigenza di dover accontentare non solo la precedente generazione di console (che avrà accesso a Hogwarts Legacy tra un mese), ma anche Switch.
Dall’altro lato, un aspetto che ci ha sorpreso in positivo è l’aver annullato qualsiasi tasto azione per accedere a una porta o a un edificio: a meno che non siano chiusi con Alohomora, avrete la possibilità di entrare senza difficoltà ovunque vogliate, proprio nel rispetto del fatto che avendo una SSD nell’hardware PlayStation 5 non ci sarà bisogno di caricare qualsiasi tipo di contenuto. Gli unici momenti di stasi, ma ridotti a pochissimi secondi di attesa, li troverete per accedere ai dungeon, che, nonostante gli enigmi ambientali sempre molto uguali, riusciranno ad avere delle macrodifferenze tra di loro, così da rendere variegata l’offerta finale, tra catacombe e antichi castelli da visitare.
Di assoluto pregio il doppiaggio, completamente in italiano, che permette anche di selezionare il tono della voce del nostro protagonista. Spesso, soprattutto durante le esplorazioni libere, finirete per ascoltare le medesimi frasi, segno del fatto che la produzione è stata costretta a riciclare molti contenuti per riempire spazi altrimenti destinati a rimanere vuoti. Anche in questo siamo dinanzi a dettagli che comunque non rovinano l’esperienza, ma che palesano l’immensa distanza che intercorre tra un titolo che ha una narrativa immensa e poderosa come poteva essere God of War Ragnarok e Hogwarts Legacy, che dal punto di vista di narrative design pecca in alcune scelte.
Impossibile non citare, in chiusura, quell’importante e quantomai fondamentale aspetto che Hogwarts Legacy riporta a galla: l’essere basato su un brand che, come abbiamo detto in apertura, ha reso iconico anche l’andare a frequentare una lezione. La serra, l’aula di Incantesimi, la Torre di Astronomia, l’ufficio del preside, saranno tutti riprodotti fedelmente, per assicurare dei contenuti unici e che rievocheranno perfettamente tutti quegli ambienti che prima i libri e poi la saga ha saputo creare e narrarci.
Hogwarts Legacy non è un gioco perfetto, ma un ottimo prodotto. Il lavoro di Avalanche è mastodontico nei contenuti, ma presta il fianco a un buon numero di problematiche che annulleranno l'ascesa all'Olimpo, a partire dall'assenza totale di multi-branching, di finali multipli e di una personalizzazione della trama, oltre che di totale conseguenze dalla scelta della propria casa di appartenenza. Al di là di questo aspetto, inficiato da aspettative indubbiamente troppo alte, ci siamo trovati dinanzi a un'esperienza di durata inferiore a quella annunciata e promessa, ma che riuscirà a tenervi incollati al controller per andare a scovare tutti i segreti che nasconde Hogwarts, per ore e ore. L'aver ricreato, d'altronde, un universo del genere dona giustizia a Wizarding World, che da anni aspettava un'esegesi videoludica di questa portata, è il punto di maggior forza, unito ad alcuni guizzi narrativi molto interessanti e una vastità che vi avvinghierà all'interno del mondo creato da J. K. Rowling ed espanso dall'intervento di Warner Bros.
- Hogwarts è realizzata in maniera ottima
- Combat system immediato e ben realizzato
- Alcune side quest ben scritte e cariche di pathos
- Il mondo di Harry Potter prende finalmente vita
- Assenza totale di un sistema di karma e del multi-branching
- Endgame spoglio di contenuti affascinanti