Gli assistenti vocali hanno ormai invaso letteralmente le nostre vite. Secondo i ricercatori però far leggere ad esempio le fiabe della buonanotte agli assistenti vocali, già partner abituali di conversazione, non è buona cosa. Fa bene allo sviluppo cognitivo e sociale dei bambini? I bambini necessitano di tanti segni verbali per attuare e contestualizzare il linguaggio. Con gli assistenti vocali (Alexa, Siri o Google) però potrebbero imitare un tono monocorde e diventare apatici.

I più piccoli devono saper distinguere una voce artificiale da quella umana, altrimenti crescendo risulteranno spaesati. Inoltre, gli assistenti vocali non possono rispondere con la giusta reazione, se non vengono ringraziati o se li si tratta male. Un bambino deve capire quando si riceve feedback costruttivi o ci si comporta in maniera inappropriata. Se l’assistente vocale interpreta male una richiesta che viene fatta talvolta può essere anche pericoloso. Ciò può succedere a un bambino che non ha ancora padronanza di linguaggio.

Se un adulto è assente, il bambino può incorrere in contenuti inappropriati alla sua età e il rischio è alto. Dopo questi lati negativi e fattori di rischio nell’uso di assistenti vocali, dall’altra c’è da dire che esistono anche benefici. Fra questi il fornire velocemente informazioni, l’assistenza nelle attività quotidiane e fare compagnia alle persone sole.

Se ciò però avviene in una fase importantissima dello sviluppo sociale-emotivo, potrebbero esserci conseguenze a lungo termine sull’empatia, sulla compassione e il pensiero critico. Sembra quindi che in futuro sia prevista una versione di Alexa per bambini con contenuti adatti solo alla loro fascia d’età. Un consiglio spassionato però resta sempre quello di non lasciare troppo tempo i bambini da soli con gli assistenti vocali virtuali.