L’NFT del primo tweet in assoluto di Jack Dorsey, fondatore di Twitter, è nuovamente stato messo all’asta. Questa volta la compravendita è stata un fiasco colossale: l’attuale proprietario sperava di farci 48 milioni di dollari, grossomodo 16 volte la cifra che l’aveva pagata un anno fa, ma l’offerta più alta è stata di appena 280 dollari.

La notizia ha ovviamente suscitato l’ilarità dei – tanti – detrattori del mercato degli NFT, considerato da molti un’arena iper-speculativa che dietro cifre spaventosamente alte spesso nasconde il nulla cosmico.

L’NFT è uno screen del primo tweet mai pubblicato da Jack Dorsey ed era stato venduto all’asta a marzo del 2021. L’asta era stata promossa dallo stesso Dorsey, che aveva donato il ricavato della vendita – 2,9 milioni di dollari – in beneficenza.

All’epoca la vendita del tweet aveva suscitato un certo clamore, considerato che era stato uno dei primi NFT ad essere venduto per una cifra a sei zeri. Inoltre era anche uno dei primi NFT di questo tipo: ossia uno screen di un tweet trasformato in un token registrato sulla blockchain.

Nel frattempo il mercato degli NFT è cambiato estremamente e si è spostato verso altri tipi di collezionabili digitali. La tokenizzazione dei tweet è pressoché passata di moda, mentre ora vanno molto bene le collezioni di pfp: ossia disegni con personaggi stravaganti, da usare come immagine del profilo sui social, a cui spesso vengono associati diversi benefit più o meno utili. Il successo degli NFT della collezione Bored Ape Yacht Club – o dei più recenti DeGods e Cet on Krek su Solana – è un esempio di questa formula e mostra chiaramente dove si è spostato il mercato degli NFT negli ultimi mesi.

Il tweet di Dorsey era stato acquistato per 2,9 milioni di dollari da un collezionista iraniano, Sina Estavi, che ha deciso recentemente di rimetterlo in vendita, nella speranza di farci almeno 40 milioni. La nuova asta ha ricevuto in totale sette offerte, la più alta di queste si fermava appena a 277 dollari: lo 0,01% del prezzo che era stato pagato in origine.

Ma Estavi non getta la spugna: intervistato da CoinDesk, il collezionista ha spiegato che se riceverà privatamente un’offerta vantaggiosa potrebbe comunque vendere l’NFT e che in caso contrario è comunque felice di avere il tweet nella sua collezione.

Sina Estavi è un imprenditore e aveva fondato due aziende legate al mondo delle criptovalute: Bridge Oracle e CryptoLand, entrambe chiuse dopo il suo arresto in Iran.