L’Unione Europa ha bisogno, come minimo di 65 milioni di punti di ricarica per le auto elettriche, oggi ne ha 374.000. Lo rivela un rapporto di Ernst & Young in collaborazione con Eureletric, che traccia l’evoluzione del segmento delle auto elettriche nell’arco dei prossimi anni.
Un segmento che diventerà presto totalizzante, nel senso che, gli EV rimpiazzeranno completamente le auto a motore endotermico, così come chiesto dalle norme dell’Unione Europea e da quelle nazionali di sempre più Stati membri.
Il grosso dei punti di ricarica, argomenta il rapporto, dovranno essere installati a livello domestico: 56 milioni residenziali e circa 9 milioni colonnine pubbliche.
Entro il 2035, si apprende sempre dal rapporto, in Europa circoleranno oltre 130 milioni di veicoli elettrici. Numeri da capogiro, se si pensa che ora come ora ne circolano ‘appena’ 3,3 milioni e che questi non sono nemmeno distribuiti omogeneamente nelle diverse nazioni.
La questione riprende, almeno in parte, alcune recenti dichiarazioni di Herbert Diess, N.1 del Gruppo Volkswagen, sull’immenso lavoro che sarà necessario per rendere fattibile la transizione verso l’elettrico nei tempi celeri richiesti dai governi. «È quasi impossibile farlo», aveva detto.
E il problema, continuava Diess, è a monte. Non servono soltanto punti di ricarica, ma anche una rivoluzione del modo in cui produciamo energia — sempre che assieme al problema dell’inquinamento locale si voglia risolvere anche quello della CO2. «Le auto elettriche hanno senso solo se l’energia è rinnovabile. In nazioni che basano la produzione di energia elettrica sul carbone, non ha senso vendere veicoli elettrici», aveva aggiunto, citando esplicitamente la Polonia.
Sullo stesso tema vertono le conclusioni del rapporto di Ernst & Young e Eureletric: «la pianificazione tempestiva dell’infrastruttura di ricarica» è semplicemente fondamentale e su questo è necessario un lavoro di «coordinamento tra le autorità pubbliche, i servizi di elettricità e gli operatori della rete elettrica».