Sempre più insider mettono in dubbio il buonsenso della transizione verso le auto elettriche

La transizione rapida, e forzata, verso le auto elettriche non ha messo d’accordo proprio tutti. Una delle voci più critiche è quella di Akio Toyoda, patron del Gruppo Toyota, che in passato aveva puntato il dito contro le incognite che il passaggio all’elettrico aprirebbe per le sorti dell’industria giapponese.

«La cosiddetta neutralità carbonica equivale ad una minaccia per l’impiego nel nostro paese», aveva detto lo scorso settembre, aggiungendo che il passaggio dell’intera industria alla produzione di sole auto elettriche comporterebbe la «scomparsa di oltre 8 milioni di veicoli prodotti in Giappone ogni anno», mettendo a rischio il futuro degli oltre 5,5 milioni di giapponesi oggi impiegati nel settore automotive.

Più recentemente, anche il CEO di Volkswagen, Herbert Diess, aveva messo in dubbio la narrazione prevalente sulla fattibilità (ma soprattutto sull’opportunità) di un passaggio verso le auto elettriche così ambizioso e in tempi così rapidi.

Le auto elettriche hanno senso solo se l’energia è rinnovabile. In nazioni che basano la produzione di energia elettrica sul carbone, non ha senso vendere veicoli elettrici. Si pensi alla Polonia. Prima di vendere auto elettriche, dobbiamo convertire il settore primario alle energie rinnovabili al 100%

aveva spiegato durante un’intervista con il magazine The Verge.

L’equazione sulla carta (ma solo sulla carta) è semplice: se le auto elettriche richiederanno un maggiore consumo di energia, e quell’energia viene prodotta prevalentemente con fonti inquinanti, esattamente dove è il vantaggio per l’ambiente? A scanso di equivoci, la risposta a questo quesito non è scontata, ed è ampiamente dibattuta. Secondo una ricerca pubblicata nel 2020, i vantaggi per l’ambiente – considerando le attuali fonti con cui si produce l’energia – ci sono un po’ ovunque, fuorché in alcuni stati caso-limite (la Polonia è uno di questi, l’India è un altro).

Nella sua intervista con The Verge, Diess ha anche posto dei dubbi sulla reale possibilità di convertire tutta la produzione agli EV tra il 2030-2035. Se nei prossimi anni le istituzioni europee approveranno delle deroghe, non stupitevi più di tanto:

Abbiamo bisogno di sei “gigafactory”. Queste fabbriche dovrebbero essere operative entro il 2027 o il 2028 per consentire di raggiungere il nostro obiettivo per il 2030. È quasi impossibile farlo

Nella lunga intervista al magazine americano, Diess ha comunque ribadito il suo entusiasmo per l’obiettivo di convertire l’intero parco auto circolante in Europa all’elettrico, dimostrando piena fiducia nella capacità del settore e, in particolare, nella capacità degli ingegneri e dei dirigenti di Volkswagen. Sebbene, specie sulla stampa italiana, le dichiarazioni di Diess siano state lette in una chiave un po’ troppo disfattista, Volkswagen non ha nessuna intenzione di fare passi indietro. Gli obiettivi rimangono quelli già annunciati in questi mesi: produrre solo auto elettriche entro la fine del decennio e rubare lo scettro a Tesla nel segmento degli EV.

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