Sebbene la BASH comparsa nel film Don’t Look Up sia chiaramente un’azienda tecnologia immaginaria inventata per scopi parodistici, lo stesso non si può dire per il BASH LiiF. Il device non è un semplice oggetto di scena, ma si basa su un reale smartphone uscito di produzione alcuni anni fa.

In Don’t Look Up l’industria tech occupa un ruolo di straordinaria importanza. L’ultimo film di  Adam McKay, tra le varie cose, si prende anche gioco della collusione tra la politica e le grandi corporation tecnologiche guidate da geni (almeno all’apparenza) visionari.

Peter Isherwell, la BASH e la tecnologia in Don’t Look Up

Se le cose In Don’t Look Up si mettono male lo si deve anche a Peter Isherwell, cinico e spietato imprenditore tech che sembra essere ispirato a più personaggi realmente esistenti. La sua azienda vende smartphone come la Apple (e in effetti lui ricorda almeno in parte Tim Cook), ma costruisce anche razzi e tecnologia per lo Spazio (come le aziende di Elon Musk e Jeff Bezos) e fa soldi profilando al millimetro gli utenti (come la Facebook di Zuckerberg). Lui si chiama Peter (come Thiel) e per finire è anche chiaramente non neurotipico (come molti geni del tech).

Peter Isherwell è un finanziatore della presidente Janie Orlean, per questo ha accesso alle stanze del potere ed è in grado di manipolare le scelte della Casa Bianca

Anche Peter Isherwell, come alcuni imprenditori realmente esistenti, sembra rifiutare la definizione di uomo d’affari, sostenendo di fare quello che fa per «l’evoluzione della specie» e non perché motivato dal denaro. In realtà nel film vediamo come sia proprio la sua cupidigia – oltre che un eccessiva e ottusa fiducia nel suo genio visionario – a mettere seriamente a rischio i piani per salvare l’umanità dall’imminente catastrofe che arriva dall’alto.

I prodotti della BASH dominano il mondo di Don’t Look Up e sono onnipresenti in quasi ogni scena del film

I prodotti della BASH dominano il mondo di Don’t Look Up. Il dipartimento di astronomia dell’Università statale del Michigan, dove avviene la scoperta del meteorite, utilizza alcuni smart speaker della BASH. Il figlio di Randall Mindy ha uno smartphone della BASH; e lo stesso Dottor Mindy utilizza una televisione brandizzata BASH.

Insomma, sembra quasi che nel film di McKay un’unica azienda monopolista fornisca ai consumatori pressoché ogni singolo prodotto e servizio tecnologico. È un tema comune a molti film di genere distopico e tutto sommato non è uno scenario nemmeno così distante dalla realtà in cui viviamo.

Sebbene né Peter Isherwell, né la società tecnologia Bash siano realmente esistenti, forse vi sorprenderà scoprire che almeno uno dei prodotti dell’azienda mostrati nel corso del film esiste realmente.

Il BASH LiiF in realtà è un RED Hydrogen One sapientemente camuffato

Il personaggio di Peter Isherwell (interpretato da Mark Rylance) viene introdotto per la prima volta sul palco della presentazione dell’ultimo smartphone della sua azienda: BASH LiiF, un prodotto in grado di riconoscere (e addirittura anticipare) l’umore degli utenti, ponendo rimedio ad eventuali momenti di tristezza grazie a video leggeri e altre distrazioni.

Sebbene lo smartphone ad uno spettatore profano possa sembrare un mockup creato dalla produzione esclusivamente per il film, più di qualche appassionato di tecnologia potrebbe aver riconosciuto nel BASH LiiF un vecchio smartphone di nicchia ormai non più in produzione.

La scocca dello smartphone è, infatti, quella del RED Hydrogen One, smartphone che avrebbe dovuto rivoluzionare il settore ma che di fatto non ha avuto granché successo – venendo peraltro distrutto dalle recensioni della stampa specializzata.

Il RED Hydrogen One è uscito sul mercato nel 2018 distinguendosi per il suo design decisamente atipico (era venduto anche in una versione con case in titanio) e per il suo display dotato di tecnologia olografica. Esatto: il device poteva proiettare delle immagini in 3D. Il RED Hydrogen One venne proposto ad un prezzo di 1.300 dollari – quando pochissimi smartphone superavano la soglia dei 1.000 dollari.

Peccato che il processore del device non fosse granché all’altezza degli standard dell’epoca e forse anche per questo il progetto fu un enorme buco nell’acqua. L’insuccesso dello smartphone determinò la morte di ogni altro progetto nel campo degli smartphone della RED, tant’è che non venne mai prodotto un RED Hydrogen Two.

Intervistato dal sito Cnet, Adam McKay ha spiegato che l’idea di utilizzare il RED Hydrogen One nel film venne a Michael Bates, responsabile degli oggetti di scena. “Gli ho detto che volevo uno smartphone che non assomigliasse per nulla agli smartphone normali in circolazione”, ha raccontato il regista. “Mi disse di non preoccuparmi, perché sapeva benissimo cosa fare, così qualche giorno dopo mi portò questo smartphone prodotto dalla Red ma mai entrato realmente in produzione”.

“Gli dissi che era uno smartphone incredibile e che non capivo come mai non fosse mai entrato in produzione”, ha continuato McKay. “A quanto pare non era molto consumer-friendly”.

In realtà il RED Hydrogen One venne realmente prodotto, semplicemente fu venduto in quantità estremamente limitate. Online si trovano ancora alcuni video di prova e diverse recensioni.

Don’t Look Up non è l’unico film recente ad aver scelto di rispolverare il defunto smartphone della Red. L’atipico RED Hydrogen One ha fatto la sua comparsa anche in Fast and Furious 9. Anche in quel caso venne scelto per il suo design coraggioso e decisamente vistoso.