Onlyfans: porno no, porno sì, porno forse

Il 19 agosto Onlyfans ha annunciato a sorpresa l’intenzione di bandire ogni contenuto di natura pornografica, tollerando esclusivamente scatti di nudo… per poi cambiare idea pochi giorni dopo. Ecco cosa è successo e perché.

La notizia è stata ampiamente discussa, perché è arrivata a sorpresa, senza essere anticipata da particolari indizi. Onlyfans – a ragione – veniva interpretato come un importante pilastro dell’industria dell’intrattenimento per adulti, eppure di punto in bianco la piattaforma sembrava interessata a compiere un salto nel vuoto di dubbia razionalità, abbandonando il suo core business.

Nello stesso periodo Onlyfans si è affrettata a raccontare di voler esplorare nuove tipologie di contenuti,  completamente distanti dal porno, andando però a riposizionarsi in un segmento già saturo ed occupato da anni da piattaforme come Patreon.

Nonostante Onlyfans a distanza di appena sette giorni ci abbia ripensato, assicurando che i contenuti pornografici non sarebbero stati più esclusi dalla piattaforma, del caso se ne discute ancora, perché tocca un tema delicato e attuale come il rapporto tra industria del sesso e sistemi di pagamento, oltre che un movimento di lobbismo contro la pornografia che non è mai stato tanto potente ed influente quanto lo sia ora.

Il sesso fa paura agli investitori

Partiamo da un dato: solamente nel 2020 Onlyfans ha generato 2 miliardi di dollari (di cui solo il 20% rimane nelle casse del sito, il resto va ai creatori di contenuti). La stima è che il 2021 venga chiuso con un fatturato superiore ai 5 miliardi di dollari. Soldi che arrivano praticamente esclusivamente dagli abbonamenti, o dalla vendita diretta di set fotografici e video.

Sono oltre 2 milioni i creatori di contenuti attivi su Onlyfans, mentre gli utenti che si abbonano a questi contenuti sono circa 130 milioni.

Sono numeri importanti, che collocano Onlyfans in una posizione non poi così distante da altre piattaforme dedicate ai creatori di contenuti. Ma la community di influencer di Onlyfans non produce contenuti legati ai videogiochi, né balletti o infotainment.

La stragrande maggioranza degli utenti usa il sito per il porno, che continua ad essere un argomento repellente per gli investitori mainstream. In alcuni casi non è nemmeno una scelta: molti fondi d’investimento semplicemente non possono investire nell’industria per adulti, per motivi legali.

Nonostante un bilancio in piena salute e ottime prospettive di crescita, Onlyfans ha fallito il tentativo di raccogliere 1 miliardo di dollari in investimenti. Quando la piattaforma ha aperto le porte a nuovi investitori ha scoperto una scomoda verità: il porno non piace a quegli stessi fondi d’investimento che hanno riempito altri social di soldi. E per ragioni estremamente semplici da comprendere: il porno introduce tutta una serie di rischi e di incognite che non piacciono a banche e investitori.

Così un report di Axios ci racconta un bel paradosso: Onlyfans, campione della nuova industria d’intrattenimento per adulti, ha passato gli ultimi mesi a propinare a banche e possibili investitori un pitch, una proposta d’investimento, che non menziona una sola volta la parola porno.

Una scelta che non è servita a granché.

La spada di Damocle di Mastercard e Visa

Oggi sappiamo che l’annuncio di un possibile abbandono della pornografia da parte di Onlyfans non dipende esclusivamente dalla scarsa attrattività del settore per gli investitori. A dicembre del 2020 Pornhub è stato costretto ad oscurare quasi 9 milioni di video, rivedendo completamente le modalità con le quali è possibile caricare contenuti sul sito.

Lo ha fatto dopo che sia Mastercard che Visa avevano minacciato di bloccare ogni pagamento destinato a Mindgeek, la parent company di Pornhub — che all’epoca era finito al centro di un editoriale del New York Times contro il revenge porn e i video che raffigurano casi di violenza.

Qualsiasi business online deve inevitabilmente affidarsi a Visa o Mastercard per i pagamenti. C’è anche American Express, che però già non lavora con nessuna azienda dell’intrattenimento per adulti.

Secondo una delle prime ricostruzioni, sarebbe proprio stato l’annuncio di una serie di nuove regole del circuito di pagamenti Mastercard a convincere Onlyfans a rinnegare i contenuti per adulti. “Se gestisci un sito per adulti, in qualsiasi momento c’è il rischio che qualcuno dei tuoi partner non voglia lavorare con te”, ha sintetizzato Mike Stabile, portavoce della Free Speech Coalition, associazione di categoria dell’industria del porno.

In genere, i siti pornografici non piacciono alle banche e ai circuiti di pagamento. Soprattutto perché è uno dei settori con il più alto rateo di cancellazione delle transazioni, spesso sollecitate da clienti che – mentendo – smentiscono di aver pagato per vedere video per adulti. L’altro grande problema, come del resto testimoniano diversi casi recenti, è che quando si parla di porno può essere molto difficile distinguere contenuti legittimi da contenuti illegali.

In tutto questo le criptovalute non sono un’opzione: sono un fenomeno troppo di nicchia e Onlyfans e Pornhub si muovono su scale di grandezza troppo importanti per poter fare a meno di quell’enorme fetta di consumatori che ignora come acquistare e pagare in criptovalute.

A partire da ottobre, le nuove regole di Mastercard imporranno a tutti i siti per adulti di verificare l’età e l’identità delle persone in video. Dovranno farlo chiedendo che vengano caricati dei documenti validi, ma anche utilizzando l’intelligenza artificiale e altri strumenti di controllo. Il CEO di Onlyfans ha spiegato che la decisione – poi rivista – di bandire i contenuti pornografici non dipende da Mastercard, dato che la piattaforma già rispettava le nuove regole.

Tutti gli scheletri nell’armadio di Onlyfans

Oggi il complesso rapporto tra industria del porno e istituti di pagamento viene utilizzato come una clava da un manipolo di potenti lobby religiose anti-pornografia. Le più famosa si chiama Exodus Cry.

Anche se con l’alias Traffickinghub, l’organizzazione era stata menzionata anche nell’articolo del New York Times che convinse Mastercard e Visa a sospendere ogni rapporto con Pornhub. Come detto, Exodus Cry non è una semplice organizzazione a difesa delle vittime di traffico di esseri umani, anche se si comporta da tale. Al contrario, è un’organizzazione religiosa di destra con posizioni reazionarie e contraria ad ogni forma di pornografia.

Sebbene sia facile cadere nella tentazione di farne una questione di libertà d’espressione contro oscurantismo, la realtà è che l’industria del porno spesso ha fatto tutto ciò che le era possibile per rendere la vita delle lobby fondamentaliste molto facile. Onylfans non è da meno: un’inchiesta della BBC ha messo in luce come la piattaforma non faccia abbastanza per impedire che un minorenne possa aprire un account e distribuire materiale pornografico, allo stesso tempo ha anche evidenziato come l’azienda sia estremamente troppo permissiva nei confronti dei creatori di contenuti con un grosso seguito, anche quando pubblicano materiale illegale — come uso di droghe, armi, o contenuti molti più gravi, come l’incesto o l’abuso su animali.

Oggi la maggior parte delle quote di Onlyfans appartengono a Leonid Radvinsky. L’azienda nel 2021 ha cercato di raccogliere nuovi finanziamenti anche per riacquistare le sue quote, in modo da diminuirne l’influenza. Radvinsky è un veterano dell’industria del porno e, secondo alcuni report, agli esordi di internet ha fatto la sua fortuna con business tutto fuorché perfettamente etici o legali.

Agli albori del web Radvinsky promuoveva una serie di pagine internet che promettevano ‘password ad un prezzo stracciato’ per accedere ai principali siti per adulti dell’epoca. Alcuni dei suoi annunci promettevano l’accesso a siti con pornografia minorile, anche se è estremamente probabile che si trattasse di una bugia. Un’inchiesta di Forensic News ha rivelato come le autorità bancarie abbiano nel corso degli anni aperto diverse indagini sul suo conto, sospettando che usasse le sue aziende per riciclare denaro e commettere altri illeciti finanziari.

Onlyfans senza porno

Nonostante nasca come piattaforma per adulti, Onlyfans nel corso degli ultimi mesi ha attratto un’ampia schiera di VIP in grado di battere ogni record di abbonamenti: dalla rapper Cardi B a Bhad Bhabie, una neodiciottenne americana che un D’Agospia di altri tempi avrebbe definito “famosa per il fatto di essere famosa“. Questo genere di celebrity frutta ad Onlyfans milioni di dollari, ma in genere i contenuti pubblicati dai VIP non sono di natura pornografica, né in alcun modo espliciti.

Forti di questa consapevolezza, non risulta poi così difficile comprendere come mai Onlyfans abbia – seppur solo per qualche giorno – ripudiato i contenuti hardcore liberandosi in questo modo dallo stigma e dagli oneri di essere un’azienda che offre intrattenimento per adulti.

Onlyfans ad agosto ha anche lanciato un’app dedicata esclusivamente ai contenuti SFW, e quindi non pornografici. Oggi la piattaforma ospita già diversi personal trainer, ma anche tutorial di cucina. Non sono in nessun modo il core business di Onlyfans, ma è un fenomeno in crescita.

Anche per questo motivo, non è così inverosimile pensare che un domani Onlyfans possa tornare nuovamente sui suoi passi e concentrarsi sui contenuti non pornografici. Certo deve avere imparato la lezione: la prossima volta potrebbe farlo in modo più graduale e meno disordinato.

 

 

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