Nei mesi scorsi l’India ha introdotto tutta una nuova serie di regole che va a normare il come i social media debbano comportarsi in relazione ai diktat del Governo. Google, Facebook e WhatsApp si sono già messi a norma, tuttavia Twitter si è dimostrato reticente, con il risultato che ora gli viene imposto un ultimatum di tre settimane per risolvere la sua situazione.
Twitter ha cercato lungamente di guadagnare tempo limitando al minimo le interazioni con l’Amministrazione locale con il risultato che, la settimana scorsa, in coda a una manovra che è piaciuta poco all’establishment, le autorità si siano scocciate, presentandosi con tono intimidatorio alle porte dell’azienda così da chiederle di persona di chiarire certi suoi atteggiamenti ambigui.
Inquietato dall’atteggiamento, il social ha cercato nuovamente di procrastinare i cambiamenti imposti per legge e ha chiesto al Governo indiano di concedergli tre mesi per garantire un’adeguata transizione tecnica. Il tribunale ha concesso a Twitter, non senza ironia, tre settimane.
Da che è entrata in vigore la legge in questione, il social ha esercitato una forma di resistenza semi-passiva, rifiutandosi di bloccare alcuni dei soggetti che il Governo voleva oscurare per meri motivi politici ed etichettando come fake news alcune delle bufale propagandistiche diffuse del partito dominante.
La reticenza di Twitter può forse essere inquadrata sottolineando il fatto che i suoi servizi siano usufruiti da un pubblico decisamente più ristretto e professionale, rispetto al bacino a cui attingono i portali concorrenti: in India 309 milioni di persone fanno uso di WhatsApp, 320 milioni sono attivi su Facebook, ma solamente 17,5 milioni si appoggia effettivamente all’app di Jack Dorsey.
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