La Data Protection Commission (DPC) irlandese ha dato il via alle indagini atte a definire se Facebook possa o meno aver violato le norme che regolamentano il trattamento dei dati. L’organo sarà quindi chiamato a definire se il social abbia reagito alla minaccia in maniera adeguata e soddisfacendo tutti i requisiti di legge.

Considerando che il DPC abbia scoperto della gigantesca leak dalle pagine dai giornali e che abbia dovuto contattare con insistenza l’azienda tech per ottenere qualche informazione aggiuntiva, la risposta a un simile dubbio legale sembrerebbe quantomai immediata, tuttavia nulla è scontato.

Il tono di molti osservatori del settore sembra sottolineare come la commissione irlandese si sia mossa solamente a seguito di un confronto con la Commissione Europea, di una sollecitazione che avrebbe dato il via a un procedimento legislativo che tardava a concretizzarsi.

Lo stesso Parlamento Europeo non sembra particolarmente soddisfatto dei risultati ottenuti dall’organo irlandese responsabile di fatto di monitorare la salvaguardia del Data Protection Act del 2018, evidenziando come i processi siano estremamente lunghi e che i casi trattati si concludano perlopiù con un patteggiamento, invece che con una sanzione.

Parallelamente al caso Facebook, insomma, l’UE sta cercando di capire come rendere più efficienti i controlli e le punizioni inflitti alle Big Tech, sospettando che la DPC non sia in grado – o che non voglia – gestire l’alto numero di aziende che registrano i propri uffici amministrativi in Irlanda, usufruendo della leggera tassazione del Paese.

 

Potrebbe anche interessarti: