Presentato in anteprima nazionale alla Festa del Cinema di Roma, arriva in sala Scary Stories to Tell in the Dark del regista norvegese André Øvredal, ispirata all’omonima serie di racconti di Alvin Schwartz e sceneggiata e prodotta dal Premio Oscar Guillermo Del Toro.

Le giornate si accorciano e il buio cala in fretta. La pioggia si fa più fitta così come il freddo più rigido. Halloween è ormai alle porte ed un’aurea di mistero, magia ed esoterismo sembra saturare ciò che ci circonda. Direi atmosfera perfetta per accendere un bel fuoco, spegnere le luci e immergersi in qualche racconto del terrore.

Scary Stories to Tell in the Dark è esattamente la pellicola perfetta per un periodo come questo. Una serie di racconti, legati insieme da un filo insanguinato di tragici eventi, che concedono brividi e angoscia, ma che fanno anche riflettere sulla potenza di una storia, sul valore delle parole.

Certo, di questo è ancora ignara l’adolescente Stella che, la notte di Halloween del 1968, presa dalla foga dell’ora delle Streghe, decide di sottrarre un vecchio volume di storie dell’orrore all’interno di un’abitazione disabitata.

 

Scary Stories To Tell in the Dark

 

Quella casa in Pennsylvania è appartenuta alla strana famiglia Bellows ed è dove si aggira ancora lo spirito tormentato della perfida figlia Sarah

Quella casa, sorta nella periferia Mill Valley, una piccola cittadina in Pennsylvania, è appartenuta alla strana famiglia Bellows ed è dove, si dice, si aggiri ancora lo spirito tormentato della perfida figlia Sarah, una ragazza tenuta lontana alla società a causa del suo aspetto. E il rancore e la vendetta di Sarah aleggia ancora tra le pagine di quel libro che, l’inconsapevole Stella, stringe tra le sue mani.

Una volta che il libro verrà aperto, strane e nuove storie inizieranno a comparire tra le pagine bianche. Una a notte. Scritte con il sangue.

Racconti dell’orrore, talmente raccapriccianti da essere reali. Ed è così che Stella, Ramón, Auggie, Chuck e tutti gli altri giovani personaggi di Scary Stories to Tell in the Dark si ritroveranno coinvolti in una spirale di morte senza fine. Almeno in apparenza.

 

 

André Øvredal ci porta nel classico mondo dei racconti dell’orrore

Fin da subito, André Øvredal ci porta nel classico mondo dei racconti dell’orrore, spalleggiato dalla penna sapiente di Del Toro che con le favole gotiche ci è sempre andato a nozze, lasciandoci immergere in un’atmosfera tipicamente spooky.

Nell’aria si può quasi sentire l’odore di legno bruciato, pioggia e dolci alla zucca, mentre le piccole storie dell’orrore, raccontante nel buio di una notte fredda e tempestosa, prendono forma come fantasmi aleggianti del passato.

 

Scary Stories To Tell in the Dark

 

Un film semplice, non puramente horror, che sfrutta il mezzo del genere proprio per raccontare una classica storia di formazione.

Un film semplice, non puramente horror, che sfrutta il mezzo del genere proprio per raccontare una classica storia di formazione, all’interno di un contesto giovanile non particolarmente semplice, quello del ’68, quando il vero orrore era essere spediti in guerra, arruolati da giovanissimi con la certezza di ritornare in Patria in una cassa, a pezzi.

L’orrore di quando si vive in una piccola città dove un pettegolezzo può essere devastante. Dove gli errori dei propri genitori ci marchiano a vita. Dove la “cattiva fama” ci precede e, una parola detta nel mondo sbagliato, può trasformarsi in una storia terrificante.

Da questo punto di vista viene inserito l’aspetto più interessante del film, quello rivolto alle potenzialità di una storia. La pellicola, infatti, si apre con la frase:

Le storie possono guarire,
ma possono anche ferire.

 

È importante tramandare storie e leggende, ma è altrettanto importante capirne il significato e scindere la cronaca dalla leggenda, dal mito. Le storie possono essere delle fedeli compagne nella solitudine, nei momenti più tristi o difficili. Possono essere anche una carezza, un gesto di gentilezza o il mezzo perfetto per evadere dalla realtà.

Al tempo stesso, una storia, se tratta dalla realtà, raccontata in un certo modo, enfatizzata in un altro può anche risultare una pericolosa arma a doppio taglio che può cambiare per sempre le sorti del suo protagonista.

 

Scary Stories To Tell in the Dark
Nella sua semplicità, Scary Stories to Tell in the Dark, sembra quasi essere una classica parabola di crescita, dove la paura del mostro sotto a letto non è altro che la metamorfosi di paure molto più grandi dettate dall’inevitabile crescere, dal passaggio dall’infanzia all’età adulta.

E vittime di questo “sortilegio” lo siamo tutti, esattamente come i protagonisti di questa pellicola che riesce a far rabbrividire, divertire ed emozionare.

Tematica, del resto, molto cara allo stesso Del Toro che spesso nelle sue pellicole, basti pensare al cult Il Labirinto del Fauno o al più recente The Shape of Water, ha usato la fantasia come via di fuga dalla realtà o mezzo attraverso il quale affrontare la realtà.

In questo caso la sinergia con André Øvredal sembra essere perfetta, per quanto la pellicola non sia comunque esente da difetti.

 

Scary Stories To Tell in the Dark

 

 

A differenza del precedente Autopsy dove André Øvredal giocava molto di più con il thriller e con la suspense, in questo caso ci troviamo di fronte a racconti dell’orrore in una forma più matura dei tanto amati Piccoli Brividi.

Al tempo stesso, però, il regista non calibra i tempi di slancio del film, confezionando un’introduzione eccessivamente lunga che rendere difficoltoso allo spettatore entrare immediatamente in piena empatia con la storia rappresentata.

Questo a causa di un ritmo che fa fatica a decollare e tenere il tempo fino alla fine. Un rallentamento non necessario che, semplicemente se condensato in meno passaggi, avrebbe dato una spinta maggiore al film.

 

 

 

 

 

Per quanto riguarda gli effetti speciali e il character design dei mostri all’interno del film, c’è un misto tra computer grafica e vecchio artigianato tanto caro a Guillermo Del Toro, particolarmente fedele ai bozzetti originali all’interno del romanzo.

I mostri devono sembrare particolarmente grotteschi, gotici più che realmente spaventosi, alimentando più la sensazione di inquietudine che quella di vera e propria paura.

Nel complesso ben riusciti nella loro essenza quasi cheap, in particolar modo nel caso della storia dedicata allo spaventapasseri Harold. Un po’ meno convincente il The Jangly Man, il protagonista dell’ultima storia, Me Tie Dough-ty Walker; probabilmente l’unico tra questi interamente realizzato in CGI.

 

 

 

 

Se avete voglia di un film tipico per la notte di Halloween, perfetto per una serata di pioggia autunnale, che sappia come angosciarvi, ma al tempo stesso anche intrattenervi e, in alcuni momenti, emozionarvi, allora Scary Stories to Tell in the Dark saprà come non deludervi.

Scary Stories to Tell in the Dark è in sala dal 24 ottobre.

 

 

Anteprima Live: Scary Stories to Tell in the Dark

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La redazione di Lega Nerd come ogni anno segue la Festa del Cinema di Roma con una copertura quotidiana. Seguite il tag RomaFF14 per tutti gli aggiornamenti.

 

 

La nostra Valentina ha intervistato il regista di Scary Stories to Tell in the Dark alla Festa del cinema di Roma, ecco il video su Youtube: