The King: l’epicità di Shakespeare tra mito e specchio dei nostri giorni

The Kings

Netflix ancora protagonista al Festival di Venezia, questa volta però andiamo indietro nel tempo e nella storia perdendoci nell’epicità della pellicola The King con protagonista uno straordinario Timothée Chalamet.

Prima o poi, Timothée Chalamet sarebbe stato destinato a salire sul trono con un ruolo di primo piano in un’epopea storica. Tra gli attori più eccitanti della sua generazione, approda sulla tela perfetta per sposare il suo talento intriso di palcoscenico, gravitas piene di sentimento e innegabile carisma da star del cinema.

Il film galeotto in questione è The King del regista David Michôd. La pellicola è una libera ed elegante interpretazione moderna shakespeariana.È un vasto quadro medievale che prende sofisticate libertà con un occhio rivolto a presentare la storia e le sue lezioni contemporanee in modo accessibile a una nuova fascia di età. E chi può attirare questa folla meglio del giovane Chalamet con una base di fan più dedicata?

Nel ruolo del principe Hal, festoso, apatico ma orientato alla pace, che a malincuore diventa re Enrico V d’Inghilterra nel 1413, Chalamet riesce a sfoggiare qualcosa di giovane e maturo in egual misura, completo di uno sguardo meditabondo e di un taglio di capelli serio.

 

The King

 

Ma prima di venire corrotto e divorato dal potere ereditato

Ma prima di venire corrotto e divorato dal potere ereditato, e prima che arrivi la leggendaria battaglia di Agincourt, incontriamo naturalmente il principe Hal nella sua veste più semplice, quasi scambiandolo per un popolano nella folla: sesso promiscuo, grandi sbronze, poca serietà e facilmente irascibile. Tutto questo ovviamente mai da solo, ma sempre accompagnato dal fidato Falstaff (Joel Edgerton, anche co-sceneggiatore con Michôd), un cavaliere retrocesso ora coinvolto in piccoli affari a Eastcheap.

Lo spietato Enrico da guerra (un severo e irascibile Ben Mendelsohn, intimamente intimidatorio) è ancora al potere, anche se non è chiaro per quanto ancora a causa della sua salute precaria. Succedere al padre è l’ultima delle cose che Hall vorrebbe, per quanto quella corona sia sua in quanto primogenito. Al più ribelle e dedito alla battaglia Hotspur (Tom Glynn-Carney), non dispiacerebbe affatto prendere la corona al posto del fratello, ma per questione di onore, Hall alla fine cederà.

The King, partendo proprio dal momento cruciale in cui giovane deve sottostare al valore del suo sangue, ci da una chiara immagine di un giovane diviso tra le sue nuove responsabilità e le sue credenze pacifiste.

In questo modo la pellicola si trasforma in una nuova e atipica versione dell’Enrico V che, a modo suo, sembra quasi fungere da specchio per le nuove generazioni perennemente divisi in battagli interiori come quel del giovane protagonista in questione.

Chalamet, inoltre, non solo investe il potere che la corona gli conferisce in modo eccelso, ma si trasforma completamente di fronte ai nostri occhi, a tal punto da vedere quasi due persone differenti sullo schermo. Inoltre, aiuta non poco la rielaborazione del paralo in sceneggiatura, che rende il dialogo si regale ma anche più snello, sottolineando il bisogno di rendere il tutto più accessibile ad una generazione che, forse, con Shakespeare vuole spartire poco e niente.

 

The Kings

 

Le scene di battaglia concedono brividi

Le scene di battaglia concedono brividi e anche in questo il nostro giovane protagonista si distingue per un’interpretazione sentita e da brividi. Il gusto più suggestivo ed epico di tutta la pellicola viene, inoltre, conferito dalla fotografia gestita dal direttore della fotografia Adam Arkapaw. Nonostante le sue sfumature scure e l’aspetto ombroso che dipinge adeguatamente un’immagine critica di combattimento e ostilità, The King è un film luminoso, brillante ed intenso.

A completare la tavolozza schizzata di fango di Arkapaw (che si spera non perderà il suo fascino su uno schermo televisivo standard, visto che il film è comunque destinato alla distribuzione tramite Netflix) è la grandiosa colonna sonora di Nicholas Britell e un design sonoro che rende benissimo – a tal punto da far accapponare la pelle – ogni rumore e clangore quando armature pesanti si affrontano sugli scivolosi monti di Agincourt.

Nel complesso The King è un film che convince e coinvolge. Una pellicola destinata ad un vasto pubblico ma che non si piega del tutto alle regole del mainstream, che punta comunque in alto e sottolinea come Netflix, quando vuole, sa confezionare un cinema di enorme, enorme qualità. Well done!

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