La Pipa di Re Salomone (Parte 1)

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Luca non aveva alcuna intenzione di smettere di fumare la sua “nuova” pipa! Stravaccato sulla mini sdraio pieghevole a soli 9.99€ (occasionissima di un sito cinesissimo) si godeva il bagnasciuga, sbuffando lentamente come la ciminiera di una vecchia nave da crociera.

Era circondato come ogni giorno da un’orda di migranti feriali,  fuggitivi del fine settimana, deportati da agenzia viaggi…tutti quei cazzo di turisti!

Lui fumava e loro si lamentavano. La famigliola da catalogo (in formazione tipo: lui, lei, infanti urlanti e nonni badanti) esternava il disappunto con la tecnica “di rimbalzo”:

“Gianfilippo che puzza, cos’è questo fumo, non si respira, dovresti dire qualcosa”

“Laura che palle, io non mi alzo, ho fatto giocare i bambini due ore con la sabbia e mi sono appena seduto. Ho 32 messaggi da leggere su uazzappe e poi quello sembra un drogato, ci scappa la rissa…al giorno d’oggi con tutti sti stranieri…”

E avanti così, alzando la voce cercando di farti capire in ogni modo che stanno parlando di te, non con te. Si lamentavano le coppiette di ventenni e quelle di ultrasettantenni, i solitari della tintarella e le compagnie di studenti, i giocatori di racchettoni e persino il bagnino!

Ma a Luca non importava, tutto questo rumore di sottofondo era poca cosa in confronto al canto del mare, alla sinfonia delle onde. Gli altri non sembravano venire rapiti da quel suono, Luca non si spiegava come potessero resistere, forse gli altri non lo sentivano o non lo capivano? Forse perché erano tutti sempre così presi ed impegnati anche quando non facevano nulla!? Luca lo sapeva, nella sua vita c’erano sempre stati lui e gli altri…non era proprio un muro a separarli, sembrava piuttosto una voragine profondissima ma stretta; poteva vederli quasi toccarli eppure erano lontani e irraggiungibili. Il carattere chiuso di certo non lo aiutava, lo scoglio invalicabile però era la sua “stranezza”… ecco quello era il nome che la gente dava a Luca, al suo mondo e al suo modo di essere: lo strano!

Non che la cosa lo turbasse più di tanto, l’abitudine è una medicina perfetta per i graffi della vita, dopo un po’ ci si fà il callo a tutti quegli schiaffi presi (metaforici e non) e impari a ridere degli scherzi crudeli del destino.

“Ora si fuma e basta”, Luca scacciava così le nuvole grigie che si addensavano sopra i sui pensieri, “fumo la mia nuova pipa, finisco di chiacchierare col mare e poi magari mmmhh, potrei uummhh farmi una passeggiata in pineta”. Aspirava,  si godeva le sfumature dei gusti che il tabacco gli lasciava sulla lingua e parlava a mezza voce, con se stesso, cambiando timbro quando pronunciava la parola “nuova”.

Aveva visto quella pipa in bocca e in mano a suo nonno migliaia di volte; l’aveva studiata per anni, quelli della sua fanciullezza, osservando le mosse e i ritmi del vecchio e caro nonno Luigi. Gli erano rimasti impressi nella mente (e nel cuore) tutti i gesti lenti, quasi causali, che suo nonno ripeteva svariate volte al giorno: caricare la pipa, accenderla e usarla per fare qualsiasi cosa…ricordandosi ogni tanto di fumarla. Nonno Luigi gliela rivoltava contro nei rari momenti di rabbia o quando lo sgridava, un piccolo moschetto puntato sulla sua coscienza e caricato a perle di saggezza o con strani detti in dialetto. La usava per spostare gli spiccioli durante le partite a carte, Luca vinceva sempre e con quel gruzzoletto correva a comprare le gomme da masticare a forma di sigaretta (col vago sospetto che suo nonno sorridesse sotto i baffi bianchi mentre sbagliava di proposito le carte da giocare). Quella pipa era stata parte integrante della vita di Luigi e ora, a distanza di anni (secoli!?), era arrivata nelle sue mani in maniera così casuale e improvvisa, quasi sospetta…

“Si si, ho deciso, tutta questa gente mi ha rotto i maroni” borbottò scuotendosi di dosso ricordi e pensieri “mi alzo e vado a fare una bella camminata sotto l’ombra dei pini!”. Diede una bella boccata alla pipa e fece per alzarsi quando venne seriamente apostrofato:

-“Ecco bravo, togliti dalle chele, è mezz’ora che mi hai tappato l’ingresso di casa con quello schifo di sdraio! Ho i piccoli da andare a prendere da mia suocera e a quest’ora staranno strillando come degli astici in pentola!”

Luca era stato appena cazziato pesantemente e la cosa più incredibile era che a farlo fosse stato un piccolo granchietto marrone appoggiato alla sua infradito!!

 

Continua…

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