Il 4 ottobre del 1995 veniva trasmesso il primo episodio di Neon Genesis Evangelion, serie animata ideata, sceneggiata e diretta da Hideaki Anno. Anime spartiacque che ha rivoluzionato il mondo dell’animazione giapponese dettando nuovi stilemi.
Ogni rivoluzione ha una data precisa, in cui tutto cambia e nulla è più come prima. Nel mondo dell’animazione giapponese tale data è il 4 ottobre del 1995, giorno della messa in onda su Tv Tokyo del primo episodio di Neon Genesis Evangelion. Sceneggiata e diretta da Hideaki Anno, e prodotta dallo Studio Gainax, la serie è divenuta in poco tempo un vero e proprio cult, che a distanza di oltre vent’anni continua ad avere appassionati ed estimatori in tutto il mondo.
Il 4 ottobre 1995 è la data in cui è stato trasmesso il primo episodio di Neon Genesis Evangelion,
l’animazione giapponese seriale non sarebbe più stata la stessa.
Una serie che ha contribuito come poche a rivoluzionare non solo il genere mecha, ma l’animazione giapponese in generale, presentando elementi completamente nuovi mai apparsi prima d’ora in una serie animata del Sol Levante, o prendendone di noti e ponendoli sotto una nuova luce. Dando così vita a qualcosa di unico. Ma procediamo con ordine.
Sono passati ormai quindici anni da quando in Antartide si è verificato il cosiddetto Second Impact, ovvero lo schianto di un meteorite al Polo Sud. Almeno secondo le fonti ufficiali. L’esplosione ha causato lo scioglimento della calotta e una variazione dell’inclinazione dell’asse terrestre. Il successivo innalzamento del mare e i conflitti per impossessarsi delle poche risorse della Terra rimaste causano la decimazione della popolazione mondiale. I mutamenti climatici si sono ormai stabilizzati e l’umanità si è adatta al nuovo corso.
Il reale motivo della terribile catastrofe è però un altro: l’esperimento fallito di un gruppo di scienziati su un colossale essere umanoide chiamato Adam, il primo di una serie di misteriosi e sconosciuti nemici chiamati Angeli. Esseri che ancora una volta tornano a minacciare il genere umano. Per difendere la Terra, le Nazioni Unite hanno istituito l’agenzia speciale Nerv, guidata da Gendō Ikari. Insieme al team di scienziati l’uomo ha creato gli Evangelion, gigantesche macchine da combattimento umanoidi multifunzione pilotate da soggetti selezionati denominati children.
Tra i piloti selezionati c’è anche Shinji Ikari, figlio del direttore Ikari, abbandonato da quest’ultimo dieci anni prima alla morte della madre. Il giovane viene selezionato per pilotare l’Eva-01 e quindi convocato nella città fortezza di Neo Tokyo-3, dove la Nerv ha il suo quartier generale. Inizierà così per lui una nuova vita divisa tra scuola e la difesa dell’umanità. Riuscirà il ragazzo a sconfiggere i temibili Angeli e a impedire il temuto Third Impact?
Nel mondo del cinema e dell’animazione realizzare un progetto richiede molto tempo. Non è un caso quindi che un prodotto veda la luce solo anni dopo il suo concepimento.
Neon Genesis Evangelion non fa eccezione. Lo Studio Gainax iniziò a pianificare la serie ben due anni prima la sua messa in onda. La realizzazione dell’anime partì immediatamente dopo la decisione di rimandare a tempo indeterminato il lungometraggio Blue Uru (蒼きウル Aoki Uru), ovvero il seguito di Le ali di Honneamise.
Come regista e principale sceneggiatore della serie venne scelto Hideaki Anno, uno dei membri fondatori della Gainax, il quale si trovava in uno stato di depressione sin dalla conclusione della sua opera precedente, Nadia – Il mistero della pietra azzurra, la quale aveva segnato il suo debutto come regista per una serie televisiva. Anno accettò di collaborare con Toshimichi Ōtsuki della King Records per la produzione di Evangelion.
Una collaborazione in cui il regista aveva carta bianca, fatta eccezione per le clausole che richiedevano che la collaborazione con la King Records durasse almeno cinque anni e di non far morire personaggi minorenni nel corso dell’opera.
Come sceneggiatore e regista venne scelto Hideaki Anno, il quale fece dell’anime una metafora dei suoi anni di depressione.
Anno si mise subito al lavoro, e nella nuova serie ripropose il concetto del “non dover fuggire di fronte alle cose spiacevoli”, argomento già affrontato in Blue Uru. Il regista ha dichiarato che l’intera serie è una metafora della sua vita e degli anni della depressione:
In Neon Genesis Evangelion ho cercato di inserire tutto me stesso – io, un uomo distrutto, che non ha potuto far nulla per quattro anni. Un uomo che è fuggito per quattro anni, che, semplicemente, non era ancora morto.
Poi, mi venne in mente un pensiero, “non devo fuggire!”, e misi in moto questa produzione. Il mio intento era quello di imprimere i miei sentimenti sulla pellicola.
L’intento di Hideaki Anno era tanto semplice quanto ambizioso: aumentare il numero degli otaku grazie a una serie innovativa e in grado di cambiare l’animazione giapponese per sempre. Riuscendo pienamente nel suo intento. Affidando il character design a Joshiyuki Sadamato, Anno scrive la sceneggiatura e si occupa della regia, dando così vita al prodotto che avrebbe cambiato il mondo dell’animazione giapponese a livello registico, narrativo e seriale.
Evangelion cambia il mondo degli anime a livello registico, narrativo e seriale.
Trasmesso per la prima volta in seconda serata, Evangelion passa inizialmente quasi inosservato. Sarà solo con la successiva programmazione serale e con il crescente numero degli ascolti, che la serie conquisterà il Giappone prima e il mondo poi. La creatura di Anno rientra quindi tra quegli anime che inizialmente non hanno destato scalpore, per poi divenire dei cult a tutti gli effetti.
Neon Genesis Evangelion è l’anime che rappresenta uno spartiacque nell’animazione seriale del Sol Levante. Prima della sua messa in onda venivano trasmesse le cosiddette serie fluviali, pensate per durare nel tempo, adatte a un pubblico generalista, con linguaggio semplice, tempi di racconto lunghi e snervanti, episodi autoconclusivi e volte al risparmio, con l’uso di sequenze riciclate.
Anno stravolge completamente il sistema anime prima di tutto a livello seriale. Evangelion è un prodotto creato per durare un periodo limitato nel tempo – 6 mesi – con un numero di episodi ridotti, appena 26.
Un cambiamento radicale che avrà come conseguenze una sceneggiatura attenta alla storia intricata che racconta, con grande riguardo per i dettagli, con un’incredibile cura dei combattimenti e della caratterizzazione dei personaggi.
Un prodotto che richiede molta attenzione da parte dello spettatore e adatto a un pubblico più maturo. Evangelion non si limita a mostrare la storia che narra, ma usa la diegesi come base per poter parlare di quegli elementi che sono parte integrante della vicenda e cari al suo autore, come la crescita, la solitudine, la sicurezza del ventre materno e soprattutto il non fuggire dalle difficoltà, ma affrontare gli ostacoli che ci si parano davanti.
Evangelion ha una sceneggiatura ed una storia complesse, attenzione per i dettagli, cura dei combattimenti e della caratterizzazione dei personaggi. Una serie in cui vengono usati piani sequenza, fuori campo, campi fissi e dalla lunga durata e scene oniriche e metatestuali. Un prodotto che richiede più attenzione allo spettatore e rivolta ad un pubblico più maturo.
Uno stravolgimento anche registico quello che metterà in atto Hideaki Anno. Il cineasta infatti farà uso di piani sequenza, di fuori campo, di campi fissi e dalla lunga durata, usando anche scene oniriche e metatestuali. Un linguaggio anomalo per una serie animata, che come nessun’altra prima si concentra sull’analisi psicologica dei personaggi e sulle loro debolezze.
Nelle serie animate e nei manga pre Evangelion i protagonisti erano al contrario granitici e tutti d’un pezzo, o quantomeno molto risoluti. Il pubblico era stato fino a quel momento abituato a vedere personaggi sì con delle debolezze, ma anche con una base di partenza di forza e determinazione fuori dal comune. La creatura di Anno stravolge anche questo cardine.
Shinji Ikari è un adolescente introverso e chiuso in sé stesso, pavido, pieno di dubbi e incertezze, un ragazzo che ha paura della vita e incapace di prendere decisioni.
Anno è il primo a mettere in evidenza l’inadeguatezza del protagonista e dei personaggi principali della serie, in questo caso ragazzi di 14 anni.
Il regista sottolinea come i piloti degli enormi robot Shinji, Asuka e Rei non siano adatti al gravoso compito che gli è stato affidato.
Il regista si focalizza sulle loro (non) decisioni e le successive conseguenze, mostrando così tutte le loro fragilità. Esempi lampanti sono le continue fughe di Shinji e la sua inerzia nei momenti cruciali; la sfrontatezza di Asuka, che nasconde paura, gelosia e solitudine, tutti elementi che la porteranno alla catalessi in seguito a un attacco psichico; e la freddezza di Rei.
Tre ragazzi incapaci di affrontare la vita, se non seguendo gli ordini che gli vengono impartiti. Sarà solo grazie al calore del prossimo e al dolore che proveranno e che impareranno ad accettare, che i tre riusciranno a non fuggire e ad amare la vita.
Evangelion usa l’invasione di esseri sconosciuti per parlare del rapporto tra gli uomini.
Una storia quella di Evangelion che usa l’invasione da parte di esseri sconosciuti per parlare del rapporto tra gli uomini. Lo scopo del regista è quello di far capire allo spettatore come la convivenza sia difficile perché è impossibile conoscere al 100% gli altri e di come lo sforzo per comprendersi sia il bello della vita.
Una vicenda in cui Anno ha messo tutto sé stesso e la cui serializzazione gli ha dato la sensazione di un «concerto dal vivo», sia perché la trama e lo sviluppo dei personaggi erano in continua evoluzione, sia perché durante la lavorazione si è sempre messo in discussione.
Non a caso, a seguito del grande successo della serie, il regista decise di cambiare il tono all’intera opera inserendo episodi completamente introspettivi vista l’accoglienza sin troppo superficiale, definita dallo stesso autore «autistica». Come ha dichiarato lo stesso regista, motivo di tale cambio di rotta era l’intento di far aprire gli otaku al mondo, cercando di farli uscire dalla loro chiusura. Una scelta che spaccò in due i fan, tra chi elogiava tale scelta, riconoscendone la profondità, e i detrattori che ritenevano tale spessore mera apparenza.
Tutte caratteristiche quelle appena descritte che contribuirono alla grande popolarità di Neon Genesis Evangelion. La creatura di Anno è stata in grado di cambiare e rivitalizzare l’animazione giapponese, dando vita a quella che oggi è conosciuta come NAS, Nuova animazione Seriale.
Un successo dovuto anche e soprattutto alla nuova concezione data al mecha. Gli Evangelion sono la summa delle caratteristiche del genere gettate da Go Nagai prima e da Yoshiyuki Tomino poi.
Dal primo, Anno riprende il tema del robot come essere demoniaco, il quale può essere sia una divinità salvifica che distruttrice. Da Tomino riprende invece le caratteristiche tipiche dei real robot, in cui troviamo grandi robot e tecnologia avanzata e in cui la storia è incentrata intorno ai personaggi e alle lotte di potere.
L’anime è la summa delle caratteristiche del genere mecha dettate da Go Nagai e Yoshiyuki Tomino, aggiungendovi caratteristiche totalmente nuove che avvicinano i robot all’essere umano. Gli Evangelion infatti non solo sono dotati di anima, ma sono degli organismi viventi con tanto di sistema nervoso, scheletro e apparato circolatorio.
A ciò il regista aggiunge ai robot una caratteristica che mai prima d’ora si era vista nel genere mecha, ovvero l’anima.
Gli Evangelion oltre ad avere un aspetto più simile a quello umano hanno una volontà propria. Non sono semplici giganti di ferro, ma dei veri e propri organismi viventi con tanto di sistema nervoso, scheletro e apparato circolatorio dotato di un cavo di alimentazione noto come Umbilical Cable (cordone ombelicale), altro elemento che ne sottolinea la prossimità con l’essere umano.
Giganti organici ricoperti da una potente corazza costrittiva che ne limita l’enorme potenza per impedire che questa si scateni, evitando così lo stato di Berserk. Inoltre per la prima volta il pilota è connesso a livello neurale con il robot, caratteristica che ne permette la condivisione del dolore e la possibilità di diventare un tutt’uno con la macchina.
Robot ispirati agli oni giapponesi e il cui nome viene dalla parola greca ευ-αγγέλιον (euangelion) il cui significato è vangelo o buona novella, racchiudendo un significato biblico. Così come Eva fu creata dalla costola di Adamo, gli Evangelion sono stati creati basandosi sul primo angelo Adam. Un nome che ne sottolinea anche il compito di protettori – ruolo da sempre spettante alla madre – o di distruttori, posizione rivestite entrambe da Eva.
Proprio la religione è uno dei tanti riferimenti culturali presenti in Evangelion. Nel corso dell’opera non poche sono le citazioni o i riferimenti alla religione cristiana o alla cabala ebraica, a partire dal nome dato alle misteriose creature, ovvero Angeli, i cui singoli nomi rispecchiano quelli degli angeli della tradizione giudaico-cristiana. Inseriti principalmente per creare una nuova mitologia e una serie diversa dal solito in cui abbondasse il mistero, ma che inevitabilmente mantengono un legame con le tradizioni religiose cui si ispirano.
Nell’anime ci sono molti rimandi visivi alla mitologia e alla religione cristiana come la croce, la crocifissione, la lancia di Longino (la lancia con cui Gesù fu trafitto al costato), i re magi, i rotoli del Mar morto, L’Albero della Vita (ben visibile nella sigla di apertura) e così via. Tutto «materiale comodo per strutturale la storia», come ha dichiarato Anno.
Una vicenda complessa in cui non mancano anche riferimenti alla filosofia e alla psicologia. Nel corso delle puntate vengono citati il dilemma del porcospino di Schopenhauer o il saggio La malattia mortale di Kierkegard, inoltre vengono trattati concetti come il complesso di Edipo, Eros e Thanatos. Tutti elementi usati per sottolineare il tema cardine della serie, ovvero la comunicazione tra gli uomini.
Evangelion si ancora alla realtà odierna, creando una realtà post-atomica che usa la cultura e la religione per dare vita ad una mitologia completamente nuova, ammantata di segretezza ed ambiguità.
Un’anime che come i predecessori si ancora alla realtà odierna, esternando anche l’immancabile paura per la guerra atomica, creando però una realtà post-atomica che usa la cultura e la religione come basi per dare vita a una mitologia completamente nuova, ammantata di segretezza e ambiguità.
Un mondo in cui nulla è come sembra, dove tutti hanno dei segreti, in cui il passato è un luogo da cui fuggire e dove spesso le molte domande non hanno risposte.
Come già detto Neon Genesis Evangelion ebbe un grande successo di pubblico, sia in patria che nel resto del mondo. Un esito che per quanto positivo non fu esente da polemiche, in particolare per quanta riguarda gli episodi 25 e 26.
Le ultime due puntate della serie infatti si focalizzano sulla psicologia dei personaggi – in particolare quella di Shinji – senza offrire un vero e proprio collegamento con gli episodi precedenti e una conclusione chiara.
Episodi che delusero e confusero gli appassionati della serie, tanto che chiesero a gran voce alla Gainax e al regista una conclusione più chiara e risposte ai molti interrogativi lasciati aperti. Nonostante in un primo momento Anno dichiarò che «Non ho nessun problema [con gli ultimi due episodi]. Se c’è un problema è solo vostro. Too bad», si convinse ad accontentare i molti fan di Evangelion.
L’intenzione iniziale era quella di creare un remake degli ultimi due episodi con la realizzazione di un solo film, ma visto l’enorme materiale prodotto, vennero realizzati due lungometraggi.
Così nel marzo e luglio del 1997 nei cinema giapponesi vennero proiettati Neon Genesis Evangelion: Death & Rebirth e Neon Genesis Evangelion: The End of Evangelion. Il primo film non è altro che il sunto degli episodi 1-24 con l’aggiunta di sequenze inedite (Death) e l’anticipazione della fine vera e propria (Rebirth). The End of Evangelion, come il predecessore è diviso in due parti (Episodio 25: Air / Love is Destructive e Episodio 26: A te, il mio animo sincero / I need you) e rappresenta un finale alternativo a quello della serie televisiva. La pellicola fornisce una conclusione chiara al plot, ma non svela tutti gli arcani. Come ha dichiarato lo stesso regista:
Non daremo mai tutte le risposte, neanche nella versione cinematografica. Molti appassionati di Evangelion credono che distribuiremo delle enciclopedie in cui spiegheremo ogni cosa su Eva, ma non lo faremo mai.
Non aspettatevi di ricevere risposte da qualcuno. Non aspettatevi di essere sempre assecondati. Tutti noi dobbiamo trovare le risposte che cerchiamo.
In seguito i due film saranno uniti in un’unica opera dal titolo Neon Genesis Evangelion: The Feature Film (noto anche come Revival of Evangelion) in cui sono state tolte le ripetizioni presenti nei due film.
Così come l’assassino torna sempre sul luogo del delitto, allo stesso modo gli autori di anime e manga tendono a riproporre all’infinito le loro opere più note, in ogni variante possibile. Hideaki Anno non è da meno con Evangelion. Dopo la conclusione della serie tv e i due film cinematografici, il regista ha deciso di riportare la sua creatura più famosa nuovamente al cinema con una tetralogia.
La serie di film nota come Rebuild of Evangelion (ヱヴァンゲリヲン新劇場版 Evangerion shin gekijōban, letteralmente Evangelion nuova versione cinematografica) è un remake della serie originale, in cui i primi tre film sono una versione alternativa della serie tv con l’introduzione di nuove e inedite scene e personaggi, mentre il quarto e conclusivo capitolo darà un finale completamente nuovo e diverso da quelli visti finora.
A tutt’oggi sono stati distribuiti i primi tre film, ovvero Evangelion: 1.0 You Are (Not) Alone, Evangelion: 2.0 You Can (Not) Advance e Evangelion: 3.0 You Can (Not) Redo. Come per la serie animata anche i nuovi film hanno un doppio titolo, uno inglese che funge anche da titolo internazionale, e uno giapponese. In quest’ultimo ogni film contiene un riferimento alla musica classica giapponese: Evangelion Shin Gekijōban: Jo (Evangelion 1.0), Evangelion Shin Gekijōban: Ha (Evangelion 2.0) e Evangelion Shin Gekijōban: Kyu (Evangelion 3.0).
Il titolo giapponese dei film contiene riferimenti alla musica classica giapponese, accostando l’opera ad uno spartito musicale.
Jo, Ha, Kyu corrispondono al primo, secondo e terzo movimento della musica classica occidentale, ovvero sono il preludio, l’intermezzo e il finale. Inoltre per il titolo del terzo film al posto del Kyu è stata usata la lettera Q, che sta per Quickening (accelerare), dando così l’idea dell’intensificarsi dell’azione e che la fine è ormai vicina. Per il quarto film è stata inserita una linea di battuta (Shin Evangelion Gekijōban:||), la quale negli spartiti indica la fine di un ritornello. Un richiamo musicale che già come accaduto per i prodotti precedenti, accosta i film a uno spartito musicale. Infine ai titoli dei lungometraggi della tetralogia è stata aggiunta la parola Shin, il cui significato può essere nuovo o vero ma che viene usato anche per indicare qualcosa di differente.
Diretta ancora da Anno ma prodotta dallo Studio Khara, la tetralogia ha avuto un grande riscontro di pubblico e critica. Basti pensare che nonostante fosse stato proiettato in sole 84 sale, il primo capitolo nella prima settimana di programmazione ha conquistato il box office giapponese, mentre i capitoli successivi hanno incassato rispettivamente 40 e 60 milioni di dollari.
È innegabile che a livello tecnico i tre film siano incredibili, un netto miglioramento rispetto alla serie. Le animazioni e i combattimenti lasciano senza fiato, così come la regia di Anno che ripropone gli stilemi innovativi portati nell’anime e riesce a catapultare lo spettatore nel pieno dell’azione. Il tutto accompagnato da una colonna sonora come sempre coinvolgente.
A livello tecnico i film sono incredibili, ma peccano nella sceneggiatura.
La storia, per chi non conosce già la serie, risulta frettolosa e confusionaria.
Il problema della serie Rebuild è costituita dalla sua sceneggiatura. Nonostante secondo le intenzioni del regista i film avrebbero dovuto essere fruibili anche da chi non avesse visto la serie originale, se non si ha una conoscenza minima dell’anime la trama risulta frettolosa e confusionaria. La vicenda narrata è molto più “veloce” e “lacunosa”, ma ripropone i misteri e i temi già affrontati nella serie tv.
Almeno per quanto riguarda i primi due capitoli. Discorso a parte per il 3.0, in cui si ha una decisa virata con la narrazione di eventi completamente nuovi e sicuramente più uniforme, ma sempre ammantata di mistero.
Per quanta riguarda il quarto e conclusivo capitolo, le uniche certezze sono che nei piani dello studio sarebbe dovuto uscire nel 2015, ma vista la ricaduta di Anno nella depressione, il film è stato rinviato a data da destinarsi.
Dopo la ripresa del regista, avvenuta anche grazie al suo coinvolgimento in Shin Godzilla come regista, Evangelion 3.0 +1.0 è entrato finalmente in fase di lavorazione. Proprio quest’estate lo Studio Khara ha pubblicato un poster che ne annunciava l’inizio dei lavori.
Purtroppo ancora non c’è una data di uscita certa, ma il fatto che la pellicola sia in fase di lavorazione è già una buona notizia.
Come ogni prodotto di successo che si rispetti, anche Evangelion è divenuto nel tempo un media franchise.
Negli anni della saga robotica sono stati prodotti videogiochi (nessuno dei quali tradotto in italiano), giochi da tavola e di carte. Per non parlare di smartphone e di treni ad alta velocità dedicati alla serie, decorati esternamente con i colori degli Eva e il marchio della Nerv e dove all’interno era presente anche una carrozza che riproduceva il posto di comando dei robot.
Immancabile il progetto di un live action, che però non ha ancora visto la luce.
Annunciato nel 2003 durante il Festival di Cannes, il film avrebbe dovuto essere prodotto da ADV Films, Gainax e Weta Workshop. Un progetto dalla lunga gestazione, di cui sono stati anche pubblicati i primi bozzetti e che fino al 2011 sembrava realizzabile, ma poi definitivamente accantonato quando la ADV dichiarò che Gainax si era rifiutato di adempiere agli obblighi contrattuali. Per ora un nulla di fatto, ma con Hollywood mai dire mai.
È tuttavia il manga il prodotto più noto ed amato della saga, ad esclusione della serie. Scritto e disegnato da Yoshiyuki Sadamoto, character designer della serie animata, il fumetto è una rappresentazione alternativa degli eventi raccontati nell’anime, infatti non poche sono le differenze tra i due prodotti sia a livello di trama e svolgimento che di caratterizzazione dei personaggi.
Una vicenda sicuramente di più facile comprensione e che cerca di fornire quante più risposte possibili. Pubblicato a partire dal 1994 (dal 1997 in Italia) con cadenza irregolare, si è concluso solo nel 2014, dopo ben 20 anni, facendo disperare tutti i suoi lettori.
Evangelion ha ribaltato anche le regole che esistevano tra anime e manga. Per la prima volta è il prodotto cartaceo a fungere da supporto a quello video.
Un rapporto quello tra l’anime e il manga di Evangelion che ha ribaltato le regole dell’industria giapponese. Prima della saga mecha di Anno, le serie animate venivano prodotte come corrispettivo video di manga di successo.
Evangelion stravolge le regole, poiché è il manga a fungere da supporto al prodotto video. L’opera di Sadamoto è stata pubblicata mesi prima della serie con il solo scopo di preparare in qualche modo il terreno e iniziare a far conoscere il prodotto agli otaku.
Oltre al manga principale esistono anche diversi spin-off ad ambientazione scolastica, parodistica o con ambientazione e storia alternativa. A partire dal 2003 le serie pubblicate sono state
- Evangelion Iron Maiden
- Neon Genesis Evangelion The Shinji Ikari Raising Project
- Evangelion: Cronache degli angeli caduti
- Evangelion – Detective Shinji Ikari
- Petit Eva – Evangelion@School
A questi si aggiungono la serie dei 9 volumi di Evangelion Film Book, ovvero una raccolta di fotogrammi dell’anime con didascalie riguardanti le scene e dove è possibile trovare curiosità, e la light novel Evangelion: ANIMA.
Nonostante siano passati ormai più di 20 anni dalla prima messa in onda, Evangelion è una delle serie anime più amate e che più hanno fatto e fanno discutere, ancora oggi. Non solo la serie diede vita come già detto alla Nuova Animazione Seriale, ma contribuì anche a una rivalutazione degli anime e della cultura otaku in generale, portando sotto i riflettori anche il mondo del cosplay.
Evangelion contribuì alla rivalutazione degli anime e della cultura otaku. Grazie alla maggiore libertà concessa agli autori, i prodotti seriali animati divennero più autoriali, acquisendo valore culturale.
Grazie all’opera di Anno, infatti, i prodotti animati seriali non vennero più considerati solo come opere di intrattenimento, ma grazie alla maggiore libertà concessa agli autori divennero più autoriali, acquisendo valore culturale. Si sganciarono inoltre dalla sudditanza dei manga e dal merchandising. Evangelion fu il primo prodotto anime i cui personaggi non vennero pensati per divenire giocattoli.
Evangelion divenne anche la nuova colonna portante del mecha, fonte di ispirazione ed emulazione non solo per tutti gli anime di genere, ma anche per i registi di Hollywood. Esempio lampante è Pacific Rim di Guillermo Del Toro.
Negli anni infatti è possibile trovare citazioni e omaggi più o meno espliciti alla serie, una di quelle che ha dato vita a un vero e proprio fenomeno culturale che ancora oggi continua a far discutere e a richiamare fan.
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