Tiriamo una linea sull’infrastruttura della console Nintendo a circa 6 mesi dalla sua release, sarà riuscita la casa di Kyoto a creare un hub degno degli standard attuali?
Fin dal suo annuncio, nell’ottobre del 2016, NX Nintendo Switch è riuscita a suscitare un grandissimo interesse sul mercato. Allo stesso tempo fissa e portatile, rappresentava il grande ritorno sulla scena della casa nipponica dopo il disastro di Wii U, portandosi dietro quindi tutto un carico di responsabilità e dubbi: o la va, o la spacca. Poi è arrivato l’evento stampa di gennaio 2017 seguito dal lancio della console, il 3 marzo 2017, e il responso si è rivelato incredibilmente positivo, tanto che ad oggi Switch ha già superato i 5 milioni di unità vendute ed è riuscita a creare una solida base di titoli first party, da Zelda: Breath of the Wild fino al più recente e innovativo picchiaduro Arms, suscitando anche l’interesse di molte terze parti di peso come Ubisoft, Bethesda ed Electronic Arts.
Parallelamente a tutto questo però, sono iniziate a sorgere le prime polemiche riguardanti un sistema operativo e un network estremamente anacronistici, specialmente se messi a confronto con infrastrutture ben più solide come quelle di Playstation Network e Xbox Live.
Complicarsi la vita
Nintendo Switch Online ha fatto parlare di sé fin da subito, tra i vari rumors sul prezzo dell’abbonamento, la possibilità di avere giochi su virtual console, fino all’ultimissima notizia che parrebbe suggerire l’arrivo di un sistema di obbiettivi sbloccabili, in linea con quanto già avviene con i trofei su PlayStation e con gli achievement su Xbox.
Attualmente la situazione non è assolutamente rosea, la piattaforma non è infatti in grado di fornire un’ interfaccia abbastanza user friendly all’utente, costringendolo a delle soluzioni poco smart come l’utilizzo del codice amico per la richiesta di amicizia o la presenza di una chat vocale non implementata nella console ma in un app mobile. Soffermiamoci però su questo ultimo punto, la chat vocale, dove Nintendo è riuscita a creare un sistema di rara complessità. In pratica bisogna prima scaricare l’app dall’App Store o dal Play Store, (no, Windows Phone non esiste) effettuare operazioni doppie su console e su smartphone per completare il set up della lobby, per poi comunque non poter sentire sullo stesso canale, per ovvie ragioni, l’audio di gioco. Nel caso si voglia invece usufruire sia dell’audio di gioco sia essere in contatto con i propri amici, la comoda soluzione è un adattatore che mette ancora più in dubbio l’abilità degli ingegneri della casa di Kyoto.
Dal punto di vista social i problemi sono due: il codice amico per identificare gli utenti e l’assenza assoluta di una chat testo. A questo punto viene da chiedersi: Nintendo dove ha passato gli ultimi 10 anni di evoluzione del mercato? L’interazione tra utenti è andata pian piano crescendo, fino a diventare un elemento essenziale di qualsiasi network di gioco che si rispetti. L’utilizzo di un codice amico (codice lungo dodici cifre, ricordiamo) è una soluzione totalmente anacronistica, specie se si confronta con la semplicità di un nome utente. Mentre l’assenza di una chat testo crea enormi problemi per identificarsi quando si manda una richiesta d’amicizia, o anche semplicemente per esplicitare i dettagli di un invito di gioco.
Il tutto poi acquista ancora più gravità data la natura premium del servizio, che, dall’inizio del prossimo anno, costerà 19.99$/€ l’anno.
Uno store da sistemare
In tanti sostengono che i titoli definiscono l’hardware e, probabilmente, non c’è cosa più vera, almeno nel mondo dei videogiochi. Accanto a una qualsiasi grande line-up di giochi però, oggi, ci deve sempre essere un degno store, in grado di mostrare i titoli più adatti al giocatore e di raggrupparli in apposite categorie. Ecco, il Nintendo E-Shop è lontanissimo da questa definizione. Dotato di 3 sole sezioni è riuscito a funzionare in maniera eccellente in questi primi mesi, al netto di una situazione che nel futuro può però solo peggiorare.
Sebbene, infatti, l’assenza di un grande numero di titoli nasconda i problemi nell’interfaccia ciò non vuol dire che questa sia efficace. Seguendo questa direzione l’utente si troverà un po’ confuso e rinuncierà all’esplorazione dello Store. Il problema che si pone è quindi più di tutti il disordine dovuto alla visibilità delle sole 3 categorie generali – nuove uscite, classifiche e prossimamente – dove la differenziazione tra un titolo e l’altro è quasi nulla.
Il titolo indie accanto al tripla A, lo shooter accanto allo strategico e così via. Per affidarci a una diversificazione più variegata dobbiamo utilizzare la funzione cerca, assolutamente nascosta e dotata esclusivamente di 2 filtri: prezzo e genere, con una situazione che csi avvicina più a quella degli store mobile che di una console. La soluzione sarebbe quindi quella di inserire più sezioni, riguardanti temi e generi diversi, utilizzando magari la tecnologia touch screen per rendere più fluida la navigazione.
…e i servizi di streaming video?
Ad eccezione del caso del Giappone, dove è stata rilasciata l’app Switch per Nico Nico, un servizio streaming molto popolare nella terra del Sol Levante, i servizi di streaming e video on demand come Netflix, Youtube, Amazon Prime Video e Hulu, promessi circa 6 mesi fa da Reggie Fils-Aime, presidente di Nintendo America, sono ancora latitanti.
Sembra assurdo come una console con tutte le potenzialità di un tablet manchi di queste funzioni, eppure, nell’intervista sopracitata, Reggie non sembrava considerarla una priorità:
Stiamo discutendo con alcune compagnie su altri servizi, aziende come Netflix, Hulu, Amazon, novità che arriveranno nel corso del tempo.
Nella nostra visione, questi elementi non sono fattori di differenziazione. Ciò che ci rende diversi è il modo con cui si interagisce e i titoli con i quali è possibile giocare su Switch.
La cosa paradossale è che sono applicazioni assolutamente basilari, non complesse da implementare e che implementerebbero non di poco l’esperienza d’uso di Switch. A questo punto parrebbe che l’unico motivo valido che giustifichi la loro assenza sia semplicemente il terrore che il sistema di protezione della console possa essere aggirato tramite servizi di terze parti. Questa idea viene anche supportata dalla totale assenza di un browser web, presente anch’esso nella quasi totalità degli attuali sistemi.
In definitiva, quindi, Nintendo Switch è una console estremamente promettente che stenta però nel rimanere al passo con i tempi, mancando di funzioni ormai considerate standard e proponendo una visione di network di gioco macchinosa e inefficace. La speranza è che nel suo secondo anno di vita queste carenze possano essere implementate rendendola a tutti gli effetti la console portatile definitiva attualmente presente sul mercato, oltre che una valida alternativa da affiancare anche in salotto ad un PC o ad una PlayStation 4/Xbox One.