Sta per arrivare su Nintendo Switch la carica di colori ed adrenalina del secondo capitolo di Splatoon, una delle IP più fresche e apprezzate di Nintendo. Scoprite tutte le novità di Splatoon 2 con la nostra recensione.

Per comprendere l’importanza di Splatoon basta ricordare il momento in cui è uscito, probabilmente il più buio di sempre della storia di Nintendo. Nel maggio del 2015 l’ultima, grande, IP della presidenza di Satoru Iwata, stroncato in quell’estate dal cancro, arrivava nei negozi in un clima di sfiducia. Non a torto: pile di Wii U invenduti infastidivano i magazzinieri di mezzo mondo, il fallimento della console aveva rarefatto l’aria attorno a Nintendo, tant’è che più di un analista aveva presagito lo spettro di un nuovo Saturn, macchina simbolo nella metà degli anni ‘90 del suicidio finanziario della concorrente SEGA.

E poi davvero a Kyoto – borbottavano gli scettici – pensano di potersi gettare nella mischia dei giochi online competitivi arruolando come protagonisti assurdi omuncoli dalle fattezze di calamari, gamberi, meduse o mitili, che imbrattano le mappe di gioco a spruzzi di vernice colorata, ma cosa siamo all’asilo? Sappiamo com’è andata a finire: il muro di diffidenza, pad alla mano, è venuto giù.

L’originalità, la freschezza e l’immediatezza di Splatoon non potevano certo salvare quel bidone di Wii U dal tracollo, ma hanno subito conquistato pubblico e critica, puntando i riflettori sulla qualità del software della grande N, restituendole il prestigio, l’idea di futuro, la sensazione di poter battezzare una nuova generazione di giocatori con un immaginario diverso da Mario o Zelda, tutti beni di valore incommensurabile per una multinazionale del gaming, peraltro quotata in borsa. Sono passati solo due anni, eppure sembrano secoli. Nintendo è tornata ad essere desiderata dai consumatori, il lancio di Nintendo Switch a marzo è andato oltre ogni aspettativa ed ecco ora il turno di Splatoon 2, che sarà disponibile a partire dal 21 luglio 2017 in esclusiva per l’ammiraglia made in Kyoto.

 

 

 

 

Appena due minuti dello sbrigativo tutorial e anche chi non ha sfiorato il primo episodio capisce l’antifona. Splatoon 2 nel solco del predecessore mette al bando ogni forma di violenza, preferendo innovare il genere degli shooter in terza persona, vince chi imbratta più superficie, scaricando raffiche di fucili liquidator e svuotando taniche di tintura nelle arene. Per colorare il colorabile sono consentite follie, tipo tuffarsi di testa nella pozza di inchiostro per ricaricare il serbatoio, trasformarsi in medusa e sguazzare da una parte all’altra della mappa, magari riemergendo alle spalle altrui.

Una goduria di gameplay, anche perché sul mercato non esiste niente di paragonabile.

Una goduria di gameplay insomma, anche perché sul mercato non esiste niente di paragonabile. Terminata l’introduzione ci si ritrova in Piazza Coloropoli, nient’altro che, a ben vedere, una trovata elegante e immediata per prendere confidenza subito con i personaggi senza doversi sorbire spiegazioni o preamboli. Si tratta di una zona liberamente esplorabile in cui si affacciano edifici bislacchi, rivenditori di street food, tombini che fungono da portali per altri mondi, sale giochi, negozi, tutti luoghi da visitare per scoprire la mole di contenuti che il titolo offre.

Già, i negozi. Magliette casual, occhiali da sole, secchi di tintura, berretti da pescatore, rulli da imbianchino, braccialetti, scarpe impermeabili, mascherine antismog, infradito, bazooka a inchiostro, ombrelloni da usare a mo’ di scudo: le vetrine di Splatoon 2 espongono una quantità di ben di Dio maggiore rispetto al capitolo originale. Oggetti che, specie in versione potenziata, sono in grado di modificare lo stile di gioco e imprimere una svolta alla partita, peccato che bisogna prima sbloccarli guadagnandoseli sul campo, accumulando denaro e punti esperienza.

 

 

Ecco, a dire il vero nella Mischia Mollusca, ossia la modalità multiplayer in rete, quattro contro quattro in battaglie da tre minuti, le matricole sono un po’ troppo carne da cannone, per carità nulla in grado di rovinare la godibilità dell’opera, apprezzabile da subito per chiunque, ma qualche problema di bilanciamento c’è. Nelle sessioni che abbiamo provato i server erano spesso prevedibilmente vuoti, quando però siamo riusciti a scendere in campo, il sistema di abbinamento non ha fatto granché per comporre squadre equilibrate ed evitare scontri tra Davide e Golia. Certo, il difetto potrebbe rivelarsi un pregio, se punti e livelli di esperienza pesano un quintale, la fame dell’utenza più intransigente dovrebbe essere placata, fatto sta che quando si affronta un team di avversari di qualche livello superiore e quindi meglio equipaggiati, chi non conosce le meccaniche del gioco rischia un po’ di frustrazione.

Splatoon 2 in questo senso, come ARMS, sta agli antipodi del casual gaming.

Proprio sul versante degli scontri in rete la grande N è chiamata a smentire la fama da retrograda che si è orgogliosamente costruita da Wii in avanti. La clientela Nintendo all’alba dell’anno 2017 non potrà ancora compiere gesta dannunziane tipo comunicare tramite chat vocale durante le sessioni di gioco online, in compenso disporrà della tecnologia di Nintendo Switch Online App. L’applicazione, scaricabile su smartphone dal giorno di lancio di Splatoon 2, dovrebbe mettere sul piatto un assaggio dei servizi online disponibili su Nintendo Switch a partire da questo autunno e sarà utilizzabile, non è dato sapere nè come, nè quanto comodamente, oltre che per organizzare partite tra amici, anche per chiacchierare.

 

 

Il perché poi tale app resti appannaggio del solo Splatoon 2 e il telefonino non possa essere impugnato, per dirne una, con Mario Kart 8 Deluxe o ARMS, resta un mistero degno di una commissione parlamentare d’inchiesta, ma tant’è, altrimenti Nintendo non sarebbe NintendoCosì come non comprendiamo la ragione per cui occorra più di una console per le partite con un amico in locale: il marketing della Grande N ci ha fatto una testa così con la storiella che su Switch basta porgere un Joy-Con al prossimo per cominciare subito a giocare ed ecco che proprio un titolo multigiocatore per vocazione come Splatoon 2 non supporta lo schermo condiviso. La mancanza, forse motivata dall’esigenza di evitare il caos da troppi colori nell’immagine, è uno scivolone che azzoppa il potenziale e la longevità dell’opera.

A Nintendo va invece riconosciuto il merito di aver eretto il titolo su un colonnato di modalità mica da ridere.

Primo: una campagna single player offline dove non conta un accidenti verniciare a più non posso. Qui Splatoon 2 cambia pelle e più che uno shooter pare un gioco di piattaforme, incentrato sull’intelligenza e l’imprevedibilità del level design, sui segreti che si annidano nei meandri degli schemi, neanche fosse andato a ripetizioni dal maestro Super Mario Galaxy. Affrontare questa modalità conviene soprattutto per ridurre la curva di apprendimento delle meccaniche di base e scoprire nuove armi, senza contare che, battuto il boss del primo mondo, il tasso di sfida comincia a farsi sentire. Il problema semmai sta nelle idee di fondo: la campagna, pur di pregio, non alza l’asticella rispetto a quanto già visto nel primo episodio e, semmai ce ne fosse un terzo, Nintendo sarebbe chiamata a spremersi le meningi.

Secondo: la Salmon’s Run, ovvero una trovata in grado di rivoltare come un calzino la struttura di Splatoon spianando la strada al franchise  verso orizzonti di innovazione. Intabarrati con stivali di gomma e tuta da pescatore occorre verniciare a dovere ondate crescenti di strambi esseri, i salmonoidi, e depositare in fretta e furia dentro a un retino le uova d’oro che i più grossi lasciano sul campo. Il tutto possibilmente cooperando con un massimo di quattro giocatori (complici i server semivuoti siamo in realtà finiti anche da soli, eventualità che dal day one non dovrebbe più presentarsi e meno male, perché il livello di coinvolgimento crolla). Sarebbe un errore pensare a un trucchetto per allungare il brodo, Salmon’s Run ha un fascino, un ritmo tutto suo, votato alla schizofrenia e di pari dignità rispetto alla modalità multigiocatore principale.

 

 

 

 

L’utenza cui vengono le polluzioni notturne al solo sentir parlare di dettagli tecnici, sarà infine rasserenata dal fatto che Splatoon 2 gira, anche in modalità portatile, inchiodato a 60 fps incrollabili e a una risoluzione variabile tra gli 864p e i 1080p. Una vera bomba di fluidità.

In conclusione Splatoon 2 crea assuefazione, è una droga di cui ogni possessore di Switch almeno una volta dovrebbe rifornirsi. Troppo al neon per non abbagliare, troppo stiloso per non meritare applausi, troppo fuori dagli schemi per essere ignorato. Sarebbe un delitto lasciare il gioco negli scaffali, a maggior ragione in un’estate, come l’attuale, priva di sussulti videoludici. E’ vero, qualche rischio in più Nintendo in questo secondo episodio poteva pur prenderselo, ma resta l’ineccepibile qualità di fondo dell’opera.

E poi chissà,  i contenuti dei futuri DLC gratuiti già annunciati potrebbero aggiungere nuove idee di spessore. Considerando che il franchise è ancora di nicchia perché ad avere WiiU erano quattro gatti, probabilmente nessuno o quasi si accorgerà che di evoluzione e non di rivoluzione si tratta.

 

86
Splatoon 2
Recensione di Luca Fabbri