Le piccole Satsuki e Mei si trasferiscono con il padre in una grande e vecchia casa per stare vicino alla madre malata. Qui scopriranno la magia e la bellezza della natura e incontreranno il suo spirito protettore, ovvero il Totoro. Questa la trama di Il mio vicino Totoro, capolavoro intimista di Hayao Miyazaki.

Nel 1988 arriva nei cinema di tutto il Giappone Il mio vicino Totoro (Tonari no Totoro), quarto film di Hayao Miyazaki con lo Studio Ghibli. Il film, che nei cinema italiani è colpevolmente arrivato solo nel 2009 con ben 21 anni di ritardo, è tratto dal racconto di Kenji Miyazawa Le ghiande ed il gatto selvatico (Donguri to yamaneko) e da un servizio giornalistico intitolato Il Giappone di quarant’anni fa.

Inizialmente doveva essere un cortometraggio di compendio al film di Isao Takahata La tomba delle lucciole (Hotaru no Haka, 1988), ma poiché il progetto stava divenendo sempre più complesso, si decise di farne un lungometraggio.

La storia racconta la vicenda delle piccole Satsuki e Mei che scopriranno la magia della natura.

Le piccole Satsuki e Mei si trasferiscono con il padre dalla città nel paesino di campagna di Tokorozawa, per stare più vicino alla madre malata ricoverata in ospedale.

Durante il soggiorno nella nuova ma vecchia casa, le due bambine oltre a conoscere nuove persone e a esplorare la grande abitazione, verranno a contatto con la natura e la magia che si cela in essa.

Il mio vicino Totoro è uno dei film più amati e conosciuti del regista nipponico ed è considerato la sua opera più intimista, per i vari aspetti in comune con l’infanzia del regista. Non solo la storia è ambientata nel periodo in cui Miyazaki era ancora in piena fanciullezza, tra la fine degli anni ’50 e gli inizi degli anni ’60, ma la città di Tokorozawa, Prefettura di Saitome, è dove Miyazaki ha vissuto realmente da bambino.

Tuttavia gli elementi che più hanno a che fare con i ricordi di infanzia del regista sono la malattia della madre e la corrispondenza dell’episodio in cui la piccola Mei decide di portare alla donna una pannocchia di granturco, ricordo infantile in cui il piccolo Miyazaki fece altrettanto con la propria.

Il mio vicino Totoro è considerato il film più intimista di Miyazaki per i vari aspetti in comune con la sua infanzia.

Un film che oltre che autobiografico è sentitamente nostalgico, poiché omaggio spassionato al Giappone rurale e all’armonia che allora esisteva tra l’uomo e la natura, armonia venuta meno con il processo di urbanizzazione delle campagne.

Tema che sta a molto a cuore al regista, tanto da essere sempre presente nei suoi film, in quanto nel rapporto uomo-natura vede l’unico modo per riuscire a vivere in armonia con se stessi e con gli altri.

 

 

Il mio vicino Totoro

 

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Il mio vicino Totoro è un film in cui si è portati a credere che si facciano riferimenti a tradizioni tipicamente giapponesi, quando in realtà è tutto frutto della fantasia di Miyazaki.

I Totoro non solo sono nati dalla grande immaginazione del regista, per la cui fisionomia ha preso spunto da diversi animali (il gatto per le orecchie, il procione per i disegni sul petto e il gufo per il verso che fanno tramite l’ocarina), ma sono anche la personificazione della natura che sta cambiando, che lentamente e inesorabilmente sta lasciando il posto al cemento della città.

Non è un caso che le uniche due persone che riescano a vederli siano Mei e Satsuki, vivaci e curiose (caratteristiche che mancano ai giovani della società moderna). Entrambe ancora delle bambine, riescono a osservare il mondo con occhi privi di pregiudizi e a entrare in contatto con la natura e i loro spiriti.

Mei è la personificazione del bambino naturale, spinto dalla sua enorme curiosità e dal voler conoscere e capire ciò che lo circonda.

Una dimensione quella degli spiriti in cui Satsuki e Mei entreranno attraverso un tunnel, simbolo del passaggio graduale dal mondo reale a quello fantastico, che conduce nella tana dei Totoro.

Un universo in cui la prima a giungere non può che essere la piccola Mei, personificazione del bambino naturale che è spinto dalla sua enorme curiosità e dal voler conoscere e capire ciò che lo circonda.

 

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Ogni volta avviene un evento straordinario è presente il sonno.

È circostanza voluta che ogni volta avvenga un evento straordinario sia presente il sonno, che non rende chiaro se ci si trovi nella veglia o solo in un sogno, creando in questo modo un fantastico dormiveglia, che diviene così l’estremo rifugio da quelle paure che un bambino non può sopportare.

Paure che vengono allontanate grazie alla presenza dei tre Totoro, che fanno sì che le due bimbe non restino sole nei momenti più difficili, sostituendone i genitori.

 

Il mio vicino Totoro satsuki mei

 

Come spesso accade i genitori sono assenti e sostituiti da mentori.

Come spesso accade non solo nei film di Miyazaki, ma nell’animazione giapponese in generale, i genitori sono spesso assenti, questo perché la loro presenza impedirebbe ai figli di affrontare le difficoltà, oltre che a denunciare la latitanza degli adulti dovuta al troppo lavoro. Ma la loro lontananza, spesso forzata come nel caso della mamma delle due bambine, fa sì che i protagonisti incontrino sul loro cammino dei mentori che li aiuteranno nella crescita emotiva. In Totoro tale figura è rappresentata dalla nonna, che rende meno pauroso il contatto delle bambine col mondo del soprannaturale.

Un film Il mio vicino Totoro in cui il tempo ha un andamento circolare e in continuo scorrimento, il che permette una costante maturazione dei personaggi la cui crescita non si interrompe con la fine del film ma prosegue nei titoli di coda, nei quali viene si avrà la vera e propria conclusione della vicenda.

Il tempo ha un andamento circolare ed in continuo scorrimento. La storia prosegue anche dopo i titoli di coda.

Come in tutti i film del Maestro è presente la poetica del mono no aware, ovvero la malinconia prodotta dalle cose belle o piacevoli destinate a durare poco, e dalla capacità dell’infanzia di trasfigurare la realtà in fantasia.

Un messaggio che il cineasta lancia agli adulti, cioè quello di non lasciar morire il bambino che è in noi ma di accudirlo, perché solo così si sarà in grado di osservare la realtà con uno sguardo fanciullesco, unica via per ritrovare l’armonia, col mondo e con se stessi.

 

 

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Ottima la regia di Miyazaki che conferisce al film il giusto ritmo.

Il mio vicino Totoro riesce a trasportare lo spettatore nel pieno delle vicende di Satsuki e Mei grazie all’ottima regia di Miyazaki, che riesce a conferire al film il giusto ritmo, alternando sapientemente momenti di quiete con lunghe e calme inquadrature, a momenti più sfrenati con movimenti di macchina frenetici, che conferiscono così alla storia un andamento naturale, come lo svolgersi di una qualsiasi giornata che intervalla calma e frenesia.

Il mio vicino Totoro è un film emozionante, consigliato a piccoli e adulti.

Un film d’animazione consigliato a piccoli e adulti, che ai primi farà scoprire la magia della natura e insegnerà ad affrontare ed esorcizzare le paure, mentre ai secondi insegnerà che è importante restare bambini dentro e non lasciare soli i propri figli. Emozionante.