Durante le ultime settimane la blogosfera androidiana è stata letteralmente monopolizzata dall’avvento di RemixOS, la soluzione di Jide per installare Android sui sistemi x86. Ma è tutto oro quello che luccica?

remixosUtilizzare i vostri dispositivi x86 con le stesse applicazioni Android che girano sui vostri tablet e cellulari, senza cambiare esperienza d’uso, ne tantomeno attendendo improbabili o incomplete conversioni.

Questo è il sogno che sta dietro al progetto Android x86, che punta a realizzare un porting completo di questo sistema operativo su piattaforma x86 “liberando” l’androide Andy dai confini delle architettura ARM.

Jide è un’azienda creata da tre ex-dipendenti Google (Jeremy Chau, Ben Luk e David Ko) che vuole portare ad un gradino successivo questa visione, ottimizzando Android per l’utilizzo con gli strumenti interattivi e archetipi grafici tipici dell’ecosistema desktop, in modo da abbattere definitivamente ogni barriera per l’impiego trasversale di tale sistema operativo.

Un fork di Android x86 fortemente orientato ai PC desktop.

Jide ha quindi creato RemixOS, un fork di Android x86 fortemente orientato ai PC desktop, che può essere utilizzato sia per rivitalizzare vecchio hardware, sia per dare vita a nuovi sistemi ibridi (micropc, ultraportatili,…).

La stessa Jide sta già proponendo la sua soluzione su alcuni dispositivi fisici (in particolare il tablet convertibile RemixUltra e il micropc RemixMini), e dal 17 gennaio scorso ha rilasciato per il download pubblico RemixOS for PC, ovvero una ISO alpha per poter provare RemixOS su un qualsiasi computer in modalità live (senza salvare localmente alcun dato) o resident (consolidando dati e app).

In questa guida/recensione vedremo quindi come realizzare un ambiente di test in residente mode su macchina virtuale. In linea teorica è assolutamente possibile fare un giro di test creando solo una pendrive avviabile, ma ho scelto di puntare ad una soluzione che mi potesse permettere di provare in pieno anche la modalità resident.

Disclaimer: ovviamente né l’autore, né Lega Nerd, sono responsabili per qualsivoglia danno morale o materiale che potrete subire o arrecare seguendo i passi indicati in questa guida. RemixOS è ancora ad una versione alpha altamente instabile e potenzialmente pericolosa. Se non sapete nel dettaglio cosa state facendo, semplicemente non fatelo e godetevi solo questo articolo.

 

TL;DR Per poter installare RemixOS ho creato la chiavetta avviabile come previsto da Jide, ho creato una macchina virtuale con VirtualBox per poter ospitare un Linux 64bit, ho clonato la chiavetta sul disco virtuale della VM. Puoi saltare fino al paragrafo Primo impatto con RemixOS.

 

 

Creare la pendrive di avvio

Jide ha pubblicato insieme alla ISO alpha di RemixOS un comodo tool (direttamente derivato da UNetbootin) per creare una pendrive avviabile per provare il suo nuovo sistema operativo. La documentazione ufficiale consiglia di utilizzare una pendrive USB 3.0  da almeno 8GB con velocità di scrittura minima di 20MB/s. Personalmente ho utilizzato una Kingston Data Traveler USB 2.0 da 4GB, ma l’obiettivo non era utilizzare RemixOS in guest mode (live da pendrive), ma di installarlo su una macchina virtuale.

  1. Scaricare il toolkit Developer dal sito Jide (http://www.jide.com/en/remixos-for-pc)
  2. Scompattare il toolkit
  3. Inserire la pendrive
  4. Utilizzare il RemixOS USB Tool per creare la pendrive avviabile a partire dall’ISO del toolkit (questo formatterà la pendrive)

 

RemixOS - USB Tool

 

Se il vostro obiettivo è provare RemixOS in modalità live avete finito, basterà avviare una macchina virtuale o una macchina fisica che supporta il boot da USB, e selezionare Guest mode quando richiesto. Questa modalità ovviamente non salverà alcunché, per cui riavviando la macchina ripartirete da una situazione totalmente vergine.

 

 

Installare RemixOS su una macchina virtuale (VirtualBox)

La distribuzione di RemixOS è pensata per essere provata principalmente in live mode, o al massimo salvando i dati comunque sulla pendrive avviabile.

  1. Creare una VM di tipo Linux con Oracle 64bit
  2. Aggiungere 4GB di RAM e un hard disk da 12GB
  3. Scaricare la ISO di UltimateBoot CD (www.ultimatebootcd.com) e montarla come dispositivo sul controller IDE
  4. Inserire nel pc host la pendrive creata precedentemente e aggiungerla al controller USB della macchina virtuale
  5. Avviare la VM
  6. Avviato UBCD, avviare Easus Disk Copy (HDD > Disk Cloning > Easus Disk copy > Start)
  7. Selezionare come sorgente la pendrive e come destinazione l’hard disk virtuale, e avviare la clonazione (l’operazione potrebbe essere lunga)
  8. Completata la clonazione, uscire da Easus Disk Copy e da UBCD avviate (HDD > Partition Management > GParted)
  9. All’interno di GParted ridimensionare la partizione del disco virtuale in modo da utilizzare tutto lo spazio disponibile e applicare le modifiche effettuate
  10. Uscire da GParted e spegnere la macchina virtuale
  11. Smontare dalla macchina virtuale il controller di UBCD e la pendrive USB
  12. Accendere la macchina e avviare RemixOS in Resident Mode

 

RemixOS-VM

 

 

 

Primo impatto con RemixOS

RemixOS è un fork di Android x86, e non fa nulla per nasconderlo. Fin dal boot è infatti ben chiara la sua parentela, ma una volta completato l’avvio si notano le prime differenze.

RemixOS è un fork di Android x86, e non fa nulla per nasconderlo.

Lo sforzo compiuto da Jide è infatti tutto teso a rendere Android (5.1.1) un sistema operativo utilizzabile dai computer desktop, per cui l’interfaccia grafica è stata ripensata per essere intuitiva e usabile con i controller tipici di questo ambiente, mouse e tastiera in primis.

La cosa che mi è piaciuta di più è aver reso accessibili le app aperte nella barra degli strumenti come nei classici desktop, e aver spostato le notifiche in un comodo widget laterale. Inoltre il comparto grafico mostra elementi puliti e molto ben realizzati.

 

RemixOS

 

Ma ovviamente c’è sempre una “ma”.

Ma ovviamente c’è sempre una “ma”.
Dire che questa una “Developer Preview” è parecchio eufemistico, in quanto i glitch grafici sono all’ordine del giorno, la barra degli strumenti va in clipping di continuo e anche su macchine ben carrozzate l’ambiente scatta vistosamente come se stessi cercando di giocare a Unreal 4 sul mio vecchio 386.

Se a questo “roseo” quadretto aggiungete crash estemporanei di quasi tutte le applicazioni che ho provato (inclusa la core MyDesktop), messaggi di errore che ogni tanto compaiono in cinese e il fatto che non c’è modo di svegliare il sistema quando va in sospensione, avrete un’idea più precisa di cosa si intende quando si parla di alpha version.

 

 

Prova su strada

Per mettere alla prova seriamente questo RemixOS ho applicato le stesse regole di ingaggio della mia precedente recensione di una piattaforma Android x86 (Keepod/KeepodOS), ovvero verificare se il sistema può effettivamente essere un desktop replacement per quanto riguarda produttività, gaming e entertainment.

Una volta trovato su Reddit il barbatrucco per installare il Play Store (e i Google Services) è stato tutto più semplice, ma ho fatto diverse prove senza problemi anche solo con Aptoide.

 

RemixOS - Aptoide

 

In generale il comparto produttività è stabile, tutte le principali app funzionano senza problemi, incluse Google Fogli, Documenti, Drive e Evernote. Purtroppo la latenza e la scattosità qui diventano mortalmente evidenti, e scrivere qualcosa a video per vederlo scritto 3-4 secondi è veramente intollerabile. Se dal punto di vista compatibilità il voto è pieno, dal punto di vista usabilità siamo vicini allo zero.

Il gaming soffre invece di gravi problemi di stabilità, ma questo è sicuramente legato alla generale scarsa compatibilità dei giochi ottimizzati per ARM sui processori x86 (che vengono eseguiti in emulazione mediante la libreria Android libhoudini). I pochi giochi che funzionano (come ad esempio Fruit Ninja) sono comunque poco godibili a causa della sempiterna lentezza generale.

 

RemixOS - Fruit Ninja

 

Qualche problema anche nel comparto entertainment, in cui mi sono limitato a provare Youtube e Netflix. Sono riuscito a far funzionare entrambe le applicazioni, ma ho dovuto riavviare più volte la VM a causa di blocchi e malfunzionamenti del Play Store che di punto in bianco non voleva più scaricare e installare alcunché.

Le applicazioni inoltre vengono stranamente renderizzate a bassa risoluzione (in modo particolare le anteprime di Netflix), cosa che mi ha lasciato abbastanza perplesso.

 

RemixOS - Netflix

 

 

 

RemixOS è open source?

RemixOS è un sistema operativo direttamente derivato da Android x86 (progetto open source) che utilizza altri strumenti fin dalla distribuzione (UNetbootin, sempre open source). Ciò significa che RemixOS dovrebbe essere open source.

Dico “dovrebbe” perché come rilevato dai ragazzi del The Linux Homefront Project, la Jide avrebbe pubblicato RemixOS in piena violazione rispettivamente delle licenze GPL e Apache di UNetbootin e Android X86. Dopo diverse pressioni da parte degli utenti e della comunità open source, la Jide ha iniziato a pubblicare i sorgenti nel pomeriggio di oggi (20/01/2016 NdA), e ha assicurato che rispetterà le licenze coinvolte.

 

https://tlhp.cf/remix-os-violate-gpl/

 

 

 

Conclusioni

RemixOS è ancora troppo acerbo per poter seriamente impensierire qualsiasi altro player del mercato desktop.

RemixOS è ancora troppo acerbo.

I buoni risultati che Jide sta ottenendo sui device prodotti direttamente da loro è probabilmente legato ad una ulteriore ottimizzazione, oppure l’azienda potrebbe aver pubblicato per il download pubblico una versione molto più arretrata rispetto a quella che effettivamente utilizza.

La strada è però interessante, e lo sviluppo di una versione Android specificatamente pensata per poter essere utilizzata come reale desktop replacemente è sicuramente intrigante, non solo per quanto riguarda il recycle/upcycle di vecchio hardware, ma anche per la realizzazione di ibridi ultraportatili sulla falsariga dei Chromebook.

Ma attenzione, la strada è ancora lunga.