Terra tra i due fiumi – Parte prima

L’origine della cattiveria non si deve di certo agli esseri umani. Anzi. A volte anche i leoni africani – come altre splendide creature che popolano il pianeta Filos-3 – uccidono le loro prede senza aver fame alcuna. Cosa li spinge a commettere tali crudeltà non si sa, dunque loro continueranno a farlo e noi non ci preoccupiamo più di tanto. Certo è, che l’uomo non è l’unico essere vivente – del pianeta soprascritto – capace di tali cattiverie.

Voglio raccontarvi un’interessante storia che forse può rispondere alla vostra domanda.

Proprio qualche periodo fa in una remota distesa di terra e sabbia vivevano un gruppetto di esseri pelosi. Credo che le chiamino scimmie. Comunque sia, soffermandomi in una delle loro epiche gesta mi accorsi che questi esserini, tanto stupidi quanto ingombranti nei movimenti, cercavano forse di contendersi una qualche cosa. Non che capisca per intero la loro psicologia, ma tra urla e botte di prima scelta non si poteva che intuire una tale situazione. Ironicamente il premio di tale e futile contesa – oserei dire una primitiva batracomiomachia – era un giovane pargolo peloso, che seppur piccolo e innocente, di carino non aveva assolutamente nulla, nemmeno il culetto peloso.

Qui apro una piccola parentesi, non sul culetto peloso degli esseri pelosi, bensì sul senso di maternità di questa specie. Cercherò di non ripetere l’aggettivo “peloso”, sono sicuro che mi intendiate quando parlo di loro. Non tutti sanno che durante il parto tutti i membri della tribù assistono all’atto di procreazioni. Curiosità? Malvagità? Stravaganza? E che ne so io! Ma torniamo al succo del discorso, tra tutti i presenti – come ben spesso succede tra gli umani duranti le feste del ringraziamento e affini – c’è qualcuno che prova un piccolo e fastidioso prurito alla ghiandola dell’invidia. Così accadde l’inevitabile. Una giovane femmina presa in preda dalle sue emozioni, prude dalla voglia di afferrare il piccoletto e scappare via… Il desiderio non dura poco, nel benché non si dica, senza pensarci nemmeno una volta, la femmina afferrò per un braccio il piccolo e scomparì nel nulla lasciando tutti gli altri increduli.

Chiusa questa parentesi, adesso sapete di quale grande ed espressiva forma di socializzazione ipersapiente dispone questa specie.

Sono anche ovvie le conseguenze di questo atto. Tutta la tribù, lasciando tutto in quattro e quattro otto, si diede all’inseguimento. Non vi dico la madre poi, credo – e dico credo perché, come già detto, non posso stabilire un preciso profilo psicologico di questi esseri – che il desiderio più grande e magnifico che la madre potesse esprimere in quel momento fosse: razza di cagna ti sbraccio le zanne e tell’infilo ac-concompagno da du supper ba nane supe rilcucull!!!.

Non chiedetemi il significato, credo che sia un messaggio criptato, ma nella vostra lingua dovrebbe significar pur qualcosa.

Nel frattempo la giovane femmina vedendosi alle spalle un intero plotone nero-arrabbiato – alla quale credo che ormai era passata la voglia di fare la mamma non effettiva – continua ardua la sua e disperata corsa alla… salvezza?

Giunta all’estrema area territoriale della sua tribù, confinante con un infinito fiume, le quali due estremità non si vedevano, la giovane con ancora il piccoletto sotto mano decise senza alcun rimorso di oltrepassare il fiume.

Non che questa specie non sapesse nuotare, ma soggettivamente nonché oggettivamente, preferivano perdere un elemento della loro tribù piuttosto che mettere a repentaglio la vita propria – madre compresa.

Fu cosi che la femmina e il piccolo riuscirono nella loro estenuante fuga – non che il piccolo fosse d’accordo, sia ben inteso, anche perché non era ancora capace di tali scelte.

Parallelamente – temporalmente parlando, ma non spazialmente – a tali fatti se ne anteponevano altri, fatti di natura poco diversa. Sulla nave esploratrice Zota-1F1, un gruppo di Zoticon Explorers era alle prese con un’altra trionfante giornata di girovagare per lo spazio senza giungere a nessuna meta ben precisa, al solo scopo di esplorare.

I Zoticon sono esseri superiori a quelli che – nei tempi in cui si svolgono i fatti che vi sto raccontando – abitano il pianeta Filos-3. Dall’aspetto inverosimile a un cucciolo deformato di Kujiuccu – gigante e furioso con due braccia e due gambe – e poi investito in pieno da un rullo-canguro della federazione Paplox – una sorta di veicolo che venne usato per più di un secolo dalla federazione per schiacciare gli eretici che affermavano la morte prima della vita. –

Alti e come si sarà capito, formalmente e drasticamente schiacciati dalla pelle salmonea, reggono una grande testa, calva dalle orecchie in giù con un ciuffetto che parte tra le sopracciglia e finisce in una sorta di piccolissima, quasi invisibile, coda che percorre giù tutta la spina dorsale. Gli occhi sono standard, ovvero presentano due bulbi oculari, due iridi e qualche leggero rossore all’esterno delle pupille, forse causa delle alte velocità a cui sono sottoposti durante le loro esplorazioni spaziali. Le orecchie sono piccole ma allungate all’insù, a mo di elfo della tradizione Indù.

Sempre nel periodo in cui si svolsero i fatti, erano la 64578sima razza sulla scala di intelligenza della galassia a spirale numero 335-Beta-781129-Om9J-d1m0r400d100C421M1R0-8888, che molto probabilmente, a causa delle lunghe dimensioni del nome, gli umani le assegneranno più brevemente il nome di Via Lattea.

Non erano particolarmente geniali questi esseri. La loro è una storia molto povera di contenuti. Quel che sappiamo per quanto riguarda la loro di civilizzazione, per loro di grande aiuto fu prendere per esempio i grandi formichieri del loro pianeta e osservando la loro struttura gerarchica ne stabilirono una altrettanto simile alla loro civiltà. Con a capo una regina che governa ora tutto il pianeta, gli operai si occupano della produzione e consumo sfrenato dei beni e gli esploratori che non producono, consumano più degli operai. Nel corso dei millenni si svilupparono e occuparono tutto il loro pianeta natale. Prima cominciarono con l’esplorare i continenti, dopo, grazie all’aiuto esterno di una razza aliena non meglio identificata, comprarono delle navi spaziali, corredate con tanto di libretto delle istruzioni, e si dedicarono all’esplorazione del loro sistema solare prima, e della galassia dopo.

Basano la loro fede sul culto del Dio non meglio identificato che ha donato loro una valida alternativa, motivo per cui, all’alba della loro civiltà, hanno idealizzato l’esplorazione prima della religione.

I membri dell’equipaggio della nave esploratrice Zota-1F1 erano tra i più intelligenti del loro pianeta, tanto intelligenti che partirono in esplorazione senza un gabinetto a prova di gravità. Esseri di grande appetito, sanno anche loro che tutto ciò che entra inevitabilmente prima o poi dovrà uscire. Ma di tale problematica, si sono accorti troppo tardi, e già in direzione delle lune di Giove cominciano a chiedersi… e il bagno? Se la faccio così ci sarà un cataclisma di su e giù di robaccia organica propriamente detta impura e dovremo imparare a conviverci per tutta la durata della spedizione.

Cominciò allora il periodo nero della resistenza alla più grande stronzata che i Zoticon potessero fare in tutta la loro storia. Oh adesso capisco… era dovuto a questo il rossore agli occhi e non all’elevata velocità del loro mezzo.

Fu proprio nelle vicinanze del pianeta azzurro che uno dei Zoticon escogitò un metodo per lasciarsi andare e riconquistare così colorito al viso. Il suo piano consisteva nell’isolare una camera, specificamente il ripostiglio di bevande anal-coliche, in gravità 10 così da poter ospitare “masse organiche di un certo calibro” dicevano loro. Cosi’ una volta finito, questa veniva riportata a gravità zero e, sganciata dalla nave, rilasciata dello spazio vuoto con un forza gravitazionale pari a un fiocco di neve. Tale condizione prevedeva che l’immensa massa della stella più grande del sistema che stavano esplorando l’avrebbe attratta a se e disintegrata nel giro di qualche nanozoticond, equivalente di un nanosecondo.

Sfortunatamente – a causa della loro quasi inevitabile esplosione interna – non si accorsero che erano in prossimità di un piccolo, genuino e inviolato pianeta e che sganciando la camera, contenente tutto ciò che a loro pesava di più, questa andava a collassare con Filos-3…

(continua…)

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