Better Place doveva cambiare il mondo: con finanziamenti per oltre un miliardo di dollari, la start-up israeliana avrebbe dovuto diffondere una rete di “distributori” elettrici e promuovere la vendita di auto elettriche che sostituissero la nostra dipendenza dal petrolio.
Un’avventura iniziata in pompa magna nel 2009: il suo fondatore, Shai Agassi, era su tutti i siti e i giornali di settore e ci raccontava il futuro dell’auto mobile: un futuro elettrico.
Agassi è un grandissimo venditore e lo ha dimostrato negli anni, raccontando la sua vision a migliaia di appassionati e veneranti ascoltatori. Come spesso però succede la magia di una buona oratoria non basta quando si devono fare i conti con la dura realtà.
L’idea era tanto semplice quanto rivoluzionaria: creare una rete di distributori di elettricità che funzionassero con auto adeguatamente predisposte con all’interno una batteria data in affitto da Better Place stessa.
Paghi un abbonamento mensile e hai in cambio la batteria per la tua auto elettrica e quanti pieni vuoi durante il mese.
L’idea batteria in affitto abbatte il problema più grosso alla diffusione delle auto elettriche: il loro costo enorme rispetto a quelle a benzina.
La diffusione di distributori risolve l’altro problema, quello dell’autonomia: Better Place si è spinta fino a progettare e realizzare un sistema di navigazione dedicato per le sue auto che ti indicava il distributore più vicino e la strada da fare per riuscire a completare il proprio viaggio con solo l’autonomia elettrica.
Better Place non poteva ne voleva produrre auto quindi cominciò a cercare accordi con le varie case di produzione. Dopo anni solo Renault ha prodotto davvero un modello per la distribuzione di Better Place: Renault Fluence Z.E.
Ogni possessore di una di queste auto e relativo abbonamento a Better Place poteva anche usufruire di un servizio di cambio batteria in officine/distributori dedicati.
Tutti i costi e le spese previste sono letteralmente esplose durante la vita della start-up. Le stazioni di cambio batteria, inizialmente progettate per costare al massimo 500 mila dollari, costavano sui 2 milioni l’una.
Il tutto è durato tra mille peripezie e contrattempi fino al maggio del 2013, quando alla fine Better Place ha dichiarato bancarotta e i sogni di chi voleva un futuro davvero elettrico per la mobilità si sono infranti per l’ennesima volta.
Avevamo parlato in toni entusiastici di Better Place nel 2010 e poi non ne avevamo più sentito parlare… ora so perché. :(
Se volete leggere tutta la storia di come Better Place è nata, vissuta e morta vi consiglio di leggere questo bellissimo articolo di Fast Company: