Non mi ero ancora ripreso dalla notizia che i fondatori di Snapchat avessero rifiutato un’offerta da 3 miliardi da Facebook che ecco venire fuori che hanno rifiutato anche un’offerta da 4 miliardi, questa volta da Google.
Come è possibile che due ragazzini a cui è venuta un’idea non particolarmente innovativa si ritrovino in un mega ufficio, coperti di soldi da venture capital e possano permettersi di rifiutare offerte di acquisto da migliaia di milioni di dollari pensando che il loro prodotto valga ancora di più quando nella realtà non crea un soldo di guadagno, ma solo perdite e incertezze sulla sua longevità?
Evan Spielberg e Bobby Murphy hanno sviluppato Snapchat mentre studiavano alla Stanford University, un classicone delle storie di startup che ci piace tanto idealizzare qua in Italia.
L’idea è molto semplice: l’applicazione consente di registrare video, scattare foto, scrivere testi o disegnare qualcosa da inviare ad un amico o una lista di amici.
Questi messaggi, gli “Snaps”, una volta visualizzati dai loro destinatari vengono cancellati, sia dai server di Snapchat che dagli smartphone in cui sono stati visualizzati.
L’idea è tutta qua: Snapchat consenti di inviare un messaggio che ha una “durata”, solitamente da 1 a 10 secondi (scegli il mittente), esaurita la quale viene cancellato.
Ideona eh?
Sarete già li a gridare lo scandalo, ma sapete che c’è? che dopo due anni da suo rilascio Snapchat muove 350 milioni di messaggi al giorno.
La crescita del servizio è ugualmente impressionante: solo un anno fa muoveva 20 milioni di messaggi, lo scorso giugno 200 milioni e oggi, come detto, 350 milioni.
Non stupisce quindi che i soliti noti della speculazione si siano buttati nella corsa a fare l’offerta di acquisto a questa startup che oltre a questi numeri impressionanti, ha ben poco di concreto.
Facebook ha offerto come dicevo 3 miliardi (vi ricordo che Instagram gli è costata “solo” 1 miliardo) ma Snapchat ha rifiutato: troppo poco.
Ora viene fuori che anche Google ha rilanciato, sparando addirittura 4 miliardi di offerta.
Ancora troppo poco.
Voci di corridoio parlano poi di un’ulteriore offerta da parte di Tencent, il colosso cinese di internet (QQ, Weibo, WeChat dovrebbero dirvi qualcosa, altrimenti stupitevi qua) che potrebbe a questo punto rilanciare ancora più in alto.
Evan Spielberg e Bobby Murphy, i fondatori di Snapchat
Sinceramente posso capire la strategia di Snapchat, che ha dietro fior di Venture Capital che stanno sicuramente in questi giorni “governando” il da farsi, pregustandosi il loro lauto guadagno quando, inevitabilmente, Snapchat verrà venduta a qualcuno per 40 o 50 volte i soldi spesi fino ad ora per tenerla in piedi.
D’altro canto non posso che essere disgustato da tanta speculazione.
Per chi sa cosa vuol dire creare un servizio e un’azienda, combattere sul mercato e cercare di emergere… queste storie provocano solo il vomito.
A questo punto tanto vale che quotino in borsa anche Snapchat, tanto se ci è riuscita Twitter a tirare su miliardi e miliardi con i suoi conti in rosso non vedo perché non continuare in questa follia che sta gonfiando a pieni polmoni, inevitabilmente, una nuova bolla dopo quella del 2001.
Nel 2001 sono stato licenziato per queste stronzate, vorrei evitare di rifinirci in mezzo, ma, evidentemente, non dipende da noi, ma da quattro marmocchi che studiano alla Stanford.