switch2osm, la qualità paga

Di OpenStreetMap (anche se forse si presenta meglio qui) ne ho già accennato in svariate occasioni, mai approfonditamente per non suonare come fanboy o “evangelist” o hater di Google (a cui ho volentieri affidato la mia casella principale e di cui uso molti servizi). Una introduzione penosa è in questo articolo.
Da un mese è attivo un nuovo sito , Switch2osm.org per aiutare le aziende a cambiare da servizi a pagamento (come Google Maps) a soluzioni personalizzate che utilizzino i dati liberi forniti da OSM. Questo passaggio è stato fatto da servizi più o meno famosi in precedenza, ma non era mai stato proposto un “portfolio” organico di casi di studio e le indicazioni erano abbastanza sparse: adesso chiunque può trovare rapidamente indicazioni e argomenti per ottenere un servizio personalizzato basato sulle proprie necessità.

Cosa offre OSM ai servizi web

Dal primo gennaio 2012 Google ha iniziato ad applicare un limite all’utilizzo delle sue API per le mappe: superate le 25 mila richieste al giorno, il proprietario del sito su cui le mappe vengono visualizzate deve pagare 4 dollari per mille richieste.

Chi non supera questo limite potrebbe essere intenzionato a sostenere “Perchè devo farmi lo sbatti e cambiare quando Google mi offre lo stesso servizio?”: rimando a qualche commento in quest’altro articolo per la comparazione. Se vuole provare, ci sono esempi qui con Leaflet (l’API più leggera) o qui con OpenLayers (l’API più cazzuta ma un mostro da 400k di libreria).
Per i siti più grandi e che si basano molto sull’informazione geografica, la cosa migliore è farsi un proprio server personalizzato che ospiti le mappe. Il dataset infatti è liberamente scaricabile, principalmente da Geofabrik, azienda che offre servizi basati su OSM e che ospita anche strumenti ed estratti anche divisi per nazione.

Stanno nascendo servizi concentrati proprio sull’offrire queste soluzioni personalizzate e che semplificano molto il lavoro che bisogna mettere in campo (installa il renderer, importa i dati sul database, eccetera), come MapBox, i prezzi risulteranno leggermente più alti, ma sticazzi, è il prezzo per avere il pieno controllo su ciò che fai (e c’è sempre la soluzione fai da te se ti vuoi sporcare le mani).

Casi di studio

Molliamo un secondo l’utilizzo quotidiano (di cui si erano fatti gli esempi del crisis mapping in altra sede) e vediamo l’utilizzo commerciale, il mio consiglio è di leggere le testimonianze dirette, che spiegano meglio di me i motivi che portano a questo cambiamento (principalmente soldi e notorietà derivata dall’aiutare l’open).

Nel 2008, in occasione delle Olimpiadi di Pechino, Flickr decide di migliorare la propria mappa su cui vengono posizionate le foto importando i dati di OpenStreetMap: Pechino magicamente compare sulla mappa con tutte le sue strade.

Recentemente due aziende che si occupano di real estate hanno seguito questa strada: Nestoria è passata ai servizi open di Mapquest e Streeteasy a quelli di Mapbox. In particolare mi stupisce quest’ultimo, il cui responsabile dice che, con le loro 6-700 mila pageview giornaliere, avrebbero dovuto tirar fuori 2-300 mila dollari all’anno (grazie agli sconti eh). Follia, infatti adesso calcolano in 10 mila dollari il costo annuo.

Last, but not the least, Foursquare si rompe il catzo di Google e decide di passare ad OSM sul suo sito (non le app, per il momento?), usando il già citato MapBox, che per l’occasione rilascia un nuovo design con lo scopo dichiarato di rendere obsoleto Google Maps. Sul blog annunciano ieri la notizia, e dai commenti traspare che lavoreranno con OSM per migliorare la copertura. Questa notizia ha un che di favoloso.
Grazie a @pedro99 per avermi riportato la notizia appena uscita.

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