[image]https://leganerd.com/wp-content/uploads/LEGANERD_044850.jpg[/image]

Seconda e ultima parte di questa mia [i]top ten[/i], la prima parte [url=https://leganerd.com/2011/11/04/top-ten-dei-giochi-curiosi-su-console-sega-parte-1/]qui[/url].

Una mia precedente [i]top ten[/i], questa volta dedicata a giochi usciti su console Nintendo, [url=https://leganerd.com/2011/09/09/top-ten-dei-giochi-curiosi-su-console-nintendo/]qui[/url].

6 – [b]What’s Shenmue?[/b] – [i]Sega[/i] – Dreamcast 1999

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[i]Shenmue[/i], il gioco con il budget più grande della storia dell’epoca pre-HD, oltre ad essere un gran gioco è ricco di momenti bizzarri che da soli meriterebbero un articolo. Ma oggi vorrei parlare della sua meno famosa versione demo, rilasciata su disco promozionale prima dell’uscita ufficiale.
Hidekazu Yukawa all’epoca era il direttore della sezione marketing Sega e recitò in una serie di pubblicità di successo del Dreamcast, divenendo di fatto l’uomo immagine Sega.
In questa demo il protagonista Ryo è sulle tracce di Yukawa, il quale è braccato da dei malviventi che gli chiedono un non ben specificato “disco” (il futuro [i]Shenmue[/i]?).
Inseguire l’uomo immagine della Sega in un videogioco, per salvare l’uscita dello stesso gioco del quale si sta provando la demo?
Questo è vero hardcore gaming, altro che [i]Call of Duty[/i].

7 – [b]Snatcher[/b] – [i]Konami[/i] – Varie/Saturn 1988/1996

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[i]Snatcher[/i] è un’avventura grafica scritta da Hideo Kojima, autore della grandiosa saga di [i]Metal Gear[/i]. Convertito su varie piattaforme, la versione per Saturn è però la migliore: l’unica con le tette del cyborg non censurate e una grafica aggiornata.

8 – [b]Shutsudou! Mini-skirt Police[/b] – [i]SadaSoft/Genki[/i] – Saturn 1997

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[i]Mini-skirt Police[/i] è un programma televisivo demenziale giapponese incomprensibile agli occhi di qualunque occidentale. Bill Murray, nel film [i]“Lost in Translation”[/i], facendo zapping incappa in un suo episodio, rimanendo piuttosto perplesso.
Adesso anche altri potranno rimanerne perplessi, giocando a questo [i]tie-in[/i] per Saturn. Una raccolta di minigiochi molto semplici e brevi in cui lo scopo è, sempre e comunque, vedere le mutandine delle varie poliziotte, sia come sprite di gioco sia sotto forma di “spixellato” filmato [i]FMV[/i].

9 – [b]Typing of the Dead[/b] – [i]Sega[/i] – Arcade/Dreamcast 1999

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In questo spin-off della saga [i]“House of the Dead”[/i] molte cose rimangono simili al famoso [i]light gun shooter[/i] da sala giochi: atmosfera cupa, zombi da abbattere, trama ricca di esperimenti genetici e scienziati pazzi. L’unica cosa che cambia è che qui gli eroi sono equipaggiati invece che con armi, con un Dreamcast indossato a mo’ di zainetto (!) e una tastiera qwerty.
Si ammazzano così gli zombi, digitando il più velocemente possibile le parole che appaiono sullo schermo. Ma se all’inizio bastano [i]“cup”[/i] e [i]“bus”[/i] per liberarsi di un nemico, i vari boss necessitano della formulazione di lunghe frasi per avere la meglio: provare l’esperienza surreale di scrivere [i]“Birds are chirping! The hills are green!”[/i] mentre si viene inseguiti da un gigantesco energumeno armato di motosega, non ha prezzo.

10 – [b]The Yakyuken Special[/b] – [i]Societa Daikanyama[/i] – Saturn 1995

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Con questo gioco ci tuffiamo negli anni ’90 più profondi. Così, mentre qui in Italia l’ultima edizione di [i]“Non è la RAI”[/i] va in archivio, in Giappone giocano a questa simulazione di Sasso Carta Forbici, in cui si sfidano delle ragazze e se si vince, si spogliano. Ma fino a che punto si spogliano? Molti giochi con licenza ufficiale su console “di massa” presentano solo una nudità parziale, ma stai a vedere che questo [i]“The Yakyuken Special”[/i] invece…
Il problema è che è quasi impossibile vincere, di norma il 50% circa dei lanci dovrebbe essere a favore del giocatore, e invece qui la percentuale è circa del 10%. Ora, o questo gioco è programmato in maniera sopraffina con una AI ultra-sviluppata (e a giudicare dalla triste sequenza in cui si vede l’animazione delle mani, realizzata con dei simil-manichini 3D, sembrerebbe molto improbabile), oppure il computer bara, scegliendo la sua opzione solo dopo che il giocatore ha premuto il tasto.
E poi, quando finalmente si vince una partita dopo 47 lanci e dopo essersi sorbiti 47 ridicoli balletti effettuati dalla ragazza prima di ogni manche… Sì, per rispondere alla domanda di prima… si vedono le tette.

[i]Menzione speciale[/i] – [b]Last Battle[/b] – [i]Sega[/i] – Mega Drive 1989

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[i]Last Battle[/i] è la conversione occidentale di un picchiaduro a scorrimento su licenza tratto dalla saga di [i]“Hokuto no Ken”[/i].
Nella versione giapponese, il protagonista è Kenshiro e si abbattono i nemici negli scenari della seconda serie, con grande generosità quanto a sangue e teste esplose a schermo, tutto gentilmente offerto dalla millenaria tradizione della Scuola di Hokuto.
Immaginate quindi la mia felicità quando tra le mie mani di tredicenne riesco finalmente a tenere una copia di questo [i]Last Battle[/i]. Felicità durata solo pochi secondi, il tempo di scoprire che il protagonista qui si chiamava Aarzak (?), i nemici colpiti volavano fuori dallo schermo (??) e i boss di fine livello, oltre a chiamarsi con nomi improbabili come Zee-Bee e Garokk (???), avevano colori di pelle come rosso o verde, più adatti a delle Goleador alla frutta che a dei temibili maestri di arti marziali.

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