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In un’intervista rilasciata a MyTech.it, Manlio Mallia, vicedirettore generale SIAE nonché responsabile dell’Area Attività Internazionale e Accordi Broadcasting e New Media, dichiara che:

“La licenza YouTube esclude gli embed”

e ancora:

“e i siti, con gli embed, si arricchiscono di contenuto“.

E avanti.

Segue una comunicazione ufficiale della Siae, che riporto integralmente:

Sul magazine on-line “MyTech.it” è stata pubblicata un’intervista a Manlio Mallia, Vicedirettore generale della Siae e Capo Area attività internazionale e accordi broadcasting e new media della Siae, nella quale si affronta l’argomento di grande attualità delle musiche nei trailer cinematografici. Nei giorni scorsi in rete si è scatenato un dibattito sulla licenza Siae che regolarizza l’uso delle musiche abbinate ai trailer, licenza che alcuni siti a carattere commerciale, si sottolinea commerciale, non hanno ancora sottoscritto. Uno dei motivi del contendere è la presenza dei trailer sotto forma di contenuto direttamente tratto (per dirla brutalmente “embeddato”)e ospitato su altri siti, come ad esempio YouTube.

Per Manlio Mallia la licenza Siae sottoscritta da YouTube “esclude gli embed e i siti, con gli embed, si arricchiscono di contenuto”. Si tratta quindi di una vera e propria “comunicazione al pubblico” delle musiche utilizzate, che porta profitti ai siti a carattere commerciale facendo aumentare i contatti e attirando gli inserzionisti pubblicitari.

“Tuttavia la Siae – ha dichiarato nell’intervista Manlio Mallia – è disponibile ad esaminare i singoli casi e valutare se ci sia effettivamente attività commerciale”.

Continua quindi la posizione di SIAE sulla questione trailer/video online, evidentemente la nostra proposta che prevedeva l’esclusione dei video embeddati dalla loro tassa non è stata recepita, anzi, ha causato una risposta diretta sulla questione che “chiarisce” il loro punto di vista.

La risposta di Mallia non mi stupisce effettivamente, la SIAE sta portando avanti su internet la stessa filosofia che l’ha caratterizzata nel corso della sua storia: monetizzare ogni forma di espressione artistica, a prescindere, sventolando la bandiera dei diritti d’autore.

Rimango convinto che questo continuo sottolineare il profitto dei siti internet come se si stesse parlando di grandi network televisivi connota una miopia o una ignoranza pura e semplice di come è nata e si è sviluppata internet negli anni: dando spazio alla creazione di contenitori liberi che portano nel 99% dei casi pochi spiccioli nelle tasche dei loro creatori grazie a qualche banner e in cambio offrono una pluralità e un’occasione di scambio interattivo come mai era successo prima nella storia dell’editoria.

Formalmente e legalmente la SIAE e Mallia paiono dalla parte della ragione, ma questo non toglie che la decisione di applicare le stesse regole che si applicano a media completamente diversi a internet porterà inevitabilmente all’impoverimento e ad una regressione di un processo di libertà editoriale che ha connotato gli ultimi 15 anni come mai prima si era visto.

Non solo: non ci piace per niente questo concetto malsano del “dovrebbero pagare tutti, ma per ora facciamo pagare solo chi decidiamo noi”, un atteggiamento inaccettabile dovuto unicamente al fatto che è praticamente impossibile per SIAE verificare e tassare ogni sito attualmente tassabile in Italia, si parla di milioni di siti, intendiamoci, e SIAE sa bene che andrà a monetizzare unicamente i più visibili e facili da individuare, lasciando quindi uno strascico di siti di fatto illegali “colpibili” in qualunque momento con una scure retroattiva da 1800 euro di tassa/multa.

[dida]E’ necessario fare definitivamente chiarezza.[/dida]E’ necessario in questo caso fare definitivamente chiarezza: la SIAE deve regolamentare chiaramente questo aspetto tirando fuori dei numeri e dei parametri precisi, o veramente si vuole intendere che anche chi guadagna 50 euro all’anno con AdSense di Google deve pagarne 1800 alla SIAE se vuole embeddare dei video da YouTube? perchè è di questo che stiamo parlando, troppo facile prendere ad esempio grandi network che fatturano centinaia di migliaia di euro all’anno e per i quali quei 1800 euro sono solo l’ennesima tassa da pagare e da prevedere in un budget, troppo facile puntare il dito sul profitto e fare finta di non sapere come è composto in realtà il mercato che si sta cercando di tassare.

Dal canto nostro continuiamo la nostra protesta passiva che ha portato alla rimozione di fatto di tutti i video dai nostri oltre 26000 articoli.

Lo facciamo perché crediamo che ci sia bisogno di un segnale forte, speranzosi che anche altri siti seguano il nostro esempio: il punto non è che Lega Nerd lucra dai video che embedda, il punto è che Lega Nerd, e tutti gli altri siti, pubblicizzano e spingono i video che embedda da YouTube che sono in realtà ben monetizzati da YouTube stessa, attraverso l’inserimento di banner e spot all’interno degli stessi video.

Rimane quindi per noi inaccettabile il pagamento di una tassa su dei video nei fatti monetizzati direttamente da YouTube e chiediamo ancora una volta che la SIAE faccia un passo indietro per lo meno escludendo gli embed da questa sua politica di tassazione.

E a questo punto ci rivolgiamo a YouTube chiedendogli:

1) Quanto paga alla SIAE annualmente per diritti musicali sui video che pubblica?
2) Quanto questa tassa è influenzata dal traffico che effettivamente genera?
3) Quanto il traffico di Youtube in Italia proviene dagli embed?
4) Cosa comporterebbe per YouTube l’eliminazione di fatto degli embed in Italia per tutti i siti che non abbiamo pagato la tassa SIAE?
5) Qual’è la posizione di YouTube su tutta questa vicenda?

Abbiamo letto solo una intervista in cui YouTube si dichiarava “garante dei propri embed”l’esatto contrario poi dichiarato da SIAE sulla questione, ci aspettiamo quindi una risposta chiara da Google / YouTube su questo aspetto e rimaniamo fiduciosi in una soluzione sensata.

 

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