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Avendo [i]incautato[/i] [cit.] una [b]Lubitel 2[/b] stamattina in un mercatino dell’usato, mi sento in dovere di scrivere un articolo che parli di questo piccolo angolo di mondo sconosciuto ai più: le [b]TLR[/b].

L’acronimo TLR sta per [b]Twin Lens Camera[/b] e indica tutti gli apparecchi fotografici caratterizzati dalla presenza di due sistemi di lenti della stessa lunghezza focale. Le lenti sono poste sulla parte frontale dell’apparecchio e sono dotate di ingranaggi che ne percorrono la circonferenza, in modo che la loro messa a fuoco sia sincronizzata sulla stessa distanza.

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[title]Caratteristiche:[/title]

La lente superiore è direttamente collegata ad un mirino detto “[i]a pozzetto[/i]”, costituito da uno specchio (da cui “[i]reflex[/i]”) inclinato di 45°, un paraluce ed un cappuccio richiudibile. Una piccola lente di ingrandimento estraibile assiste il fotografo nella messa a fuoco della fotocamera.
Questo metodo di visualizzazione fa sì che nell’inquadratura l’immagine sia ribaltata orizzontalmente e ciò genera non poche difficoltà nella composizione di uno scatto.
In alcuni modelli di TLR, per gli scatti di soggetti in movimento è stato messo a punto uno scomparto ricavato all’interno del cappuccio; questo si abbassa coprendo totalmente lo specchio e permette al fotografo di vedere l’azione tramite un forellino collocato nello schermo opaco posteriore. Questo impianto, detto mirino “[i]a traguardo[/i]”, solitamente non è dotato di ulteriori lenti nè di schermi secondari.
Il mirino a pozzetto rende unico nel suo genere questo tipo di fotocamera, poichè non è montato nella parte posteriore come la maggior parte delle fotocamere analogiche e tradizionali, bensì è posto nella parte superiore della macchina,rendendo particolare la posizione che è necessario assumere per scattare: la posa corretta prevede infatti una presa con entrambe le mani sui lati dell’apparecchio e il posizionamento della fotocamera sull’addome osservando il pozzetto dall’alto.

La lente inferiore espone la pellicola ed è contornata da tutti i meccanismi di scatto: la levetta di armo dell’otturatore, la presa per lo scatto flessibile, la levetta di impostazione dei tempi, la levetta di impostazione dei diaframmi, la levetta dell’autoscatto e la presa per il cavetto di sincronizzazione del flash; sul lato destro dell’obiettivo sono ben visibili la scala dei diaframmi e quella dei tempi. Questo permette al fotografo di effettuare tutte le regolazioni con la mano destra.
Il fatto che due lenti abbiano ognuna compiti precisi crea una discrepanza tra l’immagine che il fotografo vede tramite la lente superiore e quella impressa sulla pellicola. La differenza solitamente è di pochi cm, ovvero la distanza tra il centro della lente di visualizzazione e il centro dell’obiettivo. Questa inesattezza è chiamata “[i]errore di parallasse[/i]” e può essere corretta sollevando la fotocamera finchè l’obiettivo non raggiunge la stessa altezza occupata dalla lente di visualizzazione al momento della composizione dell’immagine. Un difetto simile, se non corretto al momento dello scatto, è totalmente irrilevante nel caso in cui il soggetto sia lontano dal fotografo, ma è problematico per i soggetti nelle vicinanze.

Grazie alla loro semplicità meccanica, le TLR sono più economiche, più leggere e notevolmente meno inclini a guasti e malfunzionamenti rispetto alle più comuni [b]SLR[/b] ([b]Single Lens Camera[/b]), senza tuttavia sacrificare nulla della qualità ottica della macchina fotografica.

Le TLR solitamente utilizzano pellicole in formato 120mm ottenendo immagini di 6x6cm. Alcune eccezioni sono rappresentate da modelli più piccoli che utilizzano pellicole da 127mm (4x4cm); solo recentemente sono stati introdotti modelli, detti “[i]Toy Camera[/i]” che utilizzano le classiche e più diffuse pellicole da 35mm.
Visto che ormai trovare uno studio fotografico che sviluppi rullini da 120mm è diventata un’impresa, parecchi amatori si attrezzano sviluppando le proprie foto autonomamente, oppure utilizzano adattatori più o meno artigianali in modo da poter usufruire delle pellicole da 35mm.

[title]Storia:[/title]

L’idea di creare una fotocamera [i]biottica[/i] nacque nel XIX secolo, quando si cercò di trovare un modo per evitare i continui scambi vetro smerigliato/portalastre. Al tempo le biottiche erano composte semplicemente come fotocamere doppie, nelle quali la parte superiore serviva alla messa a fuoco, mentre quella inferiore esponeva la lastra.
Essenzialmente si trattava di fotocamere da studio, ma non mancarono tentativi di costruzione di biottiche da “[i]usare a mano libera[/i]”; tentativi che, almeno all’epoca, non ebbero molto successo considerata la scarsa sensibilità delle lastre e il notevole ingombro dell’apparecchio. Solo agli inizi del ‘900, grazie alla diffusione delle pellicole in rotolo e agli sviluppi tecnologici nel settore meccanico, fu possibile creare macchine fotografiche in metallo (e non in legno), più piccole e leggere, più precise ed autonome.

La svolta decisiva ci fu nel 1920, a Brunswick ([i]DE[/i]), quando Reinhold Heidecke (1881 – 1960) ex tecnico della [i]Voigtländer&Sohn AG[/i] (la più antica fabbrica di fotocamere al mondo), in società con il finanziatore Paul Franke (1888 – 1950), fondarono la “[i]Franke&Heidecke[/i]” (poi [i]Rollei-Werk[/i]) e misero in produzione la “[i]Heidoscop[/i]” – nel 1921 – e la “[i]Rolleiscop[/i]” -nel 1926 -, stereocamere con mirino a pozzetto centrale e lenti poste orizzontalmente lungo il corpo dell’apparecchio. In esse le due lenti esterne fungevano da obiettivi per la ripresa su lastre (Heidoscop) o su pellicola (Rolleiscop), mentre quella centrale inquadrava il soggetto da immortalare.
Nel 1928 Heidecke e Franke ebbero l’arguta idea di eliminare uno degli obiettivi di ripresa stereo per creare una fotocamera a sviluppo verticale, con un’ottica di visualizzazione e una di ripresa.
Nacque così la “[i]Rolleiflex[/i]”, che fu oggetto di innumerevoli plagi e imitazioni più o meno evidenti; la Voigtländer stessa nel 1932 mise in produzione la “[i]Brillant[/i]”, che fu in realtà una pseudo-biottica in quanto la lente superiore non poteva controllare la messa a fuoco. Solo nel 1938 apparve sul mercato il modello “[i]focusing[/i]”, che permetteva di controllare la messa a fuoco su una piccola porzione di vetro smerigliato posta all’interno del mirino.

Per oltre 50 anni dalla produzione del primo modello di TLR, aziende come la russa [i]Komsomolets[/i] (poi conosciuta come [i]Lubitel[/i] e successivamente come [i]LOMO – Leningradskoe Optiko Mechanichesckoe Objedinenie[/i]), le giapponesi [i]Minolta[/i], [i]Mamiya[/i], [i]Yashika[/i], le statunitensi [i]Kodak[/i] e [i]Argus[/i], seguirono l’onda del successo della Rollei mettendo in produzione modelli propri, pur non raggiungendo le caratteristiche qualitative dell’originale.

Negli anni i principali produttori di TLR, Rollei-Werk in primis, pur senza modificare il design caratteristico di questa serie di fotocamere, fecero uso di materiali sempre più moderni e sofisticati, fino all’avvento della fotografia digitale, quando sembrò che le Twin Lens Reflex dovettero essere soppiantate da tecnologie notevolmente più precise ed affidabili.
Così fu, la stabilizzazione di un mercato che richiamava già da tempo quasi esclusivamente appassionati e curiosi convinse le aziende ad abbandonare la produzione in serie, e in circolazione rimasero i vecchi modelli invenduti o piccole perle dell’usato che si possono trovare sui siti dedicati o sulle bancarelle dei mercatini di antiquariato.

Sembra una storia destinata a finire qui,ma nel 2007 la Rollei fece una scelta ardita: furono immessi sul mercato alcuni modelli digitali, dotati di sensore [b]CMOS[/b] ([B]Complementary Metal Oxide Semiconductor[/b]) da 2 a 5 megapixel.
Purtroppo però si tratta solo di riproduzioni in miniatura della Rolleiflex originale; la lente superiore infatti è semplicemente decorativa, così come (ovviamente) la manovella di riavvolgimento del rullino.
Solo nel 2008 la [i]Lomographic Society[/i] ha preso in mano le redini di questo fenomeno e ha ricominciato a produrre il vecchio modello [b]166[/b] della Lubitel, con i relativi accorgimenti per poter utilizzare anche pellicole da 35mm senza doversi armare di pazienza, fazzoletti di carta e nastro adesivo (come spiegato in [url=http://holgamydear.wordpress.com/2011/08/24/lubitel-solo-per-veri-amatori/]questo[/url] tutorial.

Per concludere vi mostro una foto del mio nuovo gioiellino e vi appioppo il link al quale potete trovare alcune immagini scattate con questo tipo di fotocamera.

[more][image]https://leganerd.com/wp-content/uploads/LEGANERD_043592.jpg[/image][/more]

[b]Fonti:[/b]
[url=http://www.flickr.com/groups/lubitel/pool/]Flickr – Pool di Lubitel[/url]
[url=http://camerapedia.wikia.com/wiki/Camerapedia]Camerapedia[/url]
[url=http://en.wikipedia.org/wiki/Main_Page]Wikipedia[/url]