Skype illegale? Il “si” della Francia.

L’AGCOM francese – si chiama ARCEP – sta per giocare un brutto tiro a Skype, con conseguenze che potrebbero ripercuotersi a catena anche in Italia.

Secondo l’Authority d’oltralpe, il servizio di telefonia via Internet non è conforme al diritto francese e dunque Skype opera illegalmente.

Il software infatti consente di fare chiamate gratuite tra due PC, ma anche da un PC verso telefoni fissi e cellulari, con tariffe molto competitive (SkypeOut).

La compagnia non ha risposto alla richiesta di dichiarazione obbligatoria per tutti gli operatori di comunicazioni elettroniche che operano in Francia. ARCEP ha chiesto a Skype di uniformarsi a tre regole: intercettazione delle chiamate per motivi di sicurezza, instradamento delle chiamate di emergenza, portabilità del numero (SkypeIn).

Poiché Skype non si è adeguata, ARCEP ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica. Nella sua lettera, l’Autorità ritiene che le inadempienze siano tali da qualificarsi come atti criminali, che la legge francese punisce con un anno di reclusione e una multa di 75.000 euro.

La notizia non è nuova, se ne era già fatto un “gran-parlare” nel 2007 ma in quell’occasione tutto era stato messo a tacere a seguito del trasferimento degli uffici di Skype in Lussemburgo.

Ora la notizia ritorna a rimbombare a seguito dell’annuncio degli stessi vertici di Skype secondo i quali l’azienda sarebbe in procinto di entrare ufficialmente in borsa. In questo panorama si infila la SEC (U.S. Securities and Exchange Commission) dichiarando che questa situazione potrebbe avere un impatto negativo sulla quotazione di Skype in borsa, ragione per cui sarebbe “meglio” se chiarissero la loro posizione in merito alla vicenda.

Se ad un primo sguardo potrebbe sembrare una questione che non ci riguarda (“ci” inteso come italiani), la cosa potrebbe avere ripercussioni anche in Italia poichè la ARCEP ha una stretta collaborazione con la nostra AGCOM che potrebbe decidere di allinearsi e portare avanti la sfida anche in Italia.

Anche noi italiani non siamo nuovi alla vicenda (vedi qui) ed è notizia di qualche anno fa (precisamente il 2009) quando il Ministro Maroni si era pubblicamente lamentato di Skype in materia di intercettazioni: secondo il Ministro, il servizio agevolerebbe le comunicazioni tra delinquenti essendo conversazioni non tracciabili e non intercettabili.

Nel dettaglio aveva dichiarato:
Gli affiliati della ‘ndrangheta non parlano più col cellulare o col telefono fisso ma con Skype e questo rende praticamente impossibile l’intercettazione. In questi giorni c’è il dibattito politico sulle norme, ma qui in realtà dobbiamo capire come fare con le nuove tecnologie. Tecnicamente potremo intercettare le chiamate via skype solo se la società metterà a disposizione le specifiche tecniche”.

Anche in quell’occasione l'Unione Europea aveva accolto le lamentele di Maroni e Skype dal canto suo aveva promesso collaborazione per quanto riguarda l’intercettazione delle chiamate anche tramite il servizio. Da allora però non se ne è più saputo nulla: né per quanto riguarda “l’accusa”, né per quanto riguarda “la difesa”.

Alla fine della fiera, teniamo le orecchie ben aperte e seguiamo come si evolverà la vicenda.

Via www.pinobruno.it
Fonte www.zdnet.fr

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