Il secondo capitolo della trilogia sull’esplorazione del Polo sud è dedicato alla figura di Robert Falcon Scott, ufficiale della Marina di sua Maestà ed esploratore per conto della stessa.
A confronto con Amundsen salta subito all’occhio il background totalmente differente.
Captain Robert Falcon Scott CVO (6 June 1868 – 29 March 1912) was a Royal Navy officer and explorer who led two expeditions to the Antarctic regions: the Discovery Expedition, 1901–04, and the ill-fated Terra Nova Expedition, 1910–13
Se con Amundsen ci trovavamo di fronte ad un uomo la cui unica grande passione era la scoperta, qui ce n’è uno che in modo poco velato si occupò di esplorazioni con il primo intento di ottenere la fama necessaria alla scalata sociale. Preclusagli in buona parte dalle sfortune economiche della sua famiglia.
Inglese, figlio di un birraio e magistrato, fu spinto alla carriera nella marina per tradizione famigliare fin da giovanissimo (si imbarcò per la prima volta a soli 13 anni) e seguì la normale carriera fino a divenire ufficiale in tempo di pace.
Alla fine dell’800 la sua carriera brillante venne minata dalla morte del padre preceduta dalla bancarotta dell’impresa di famiglia.
Si ritrovò così a dover mantenere, con l’aiuto del fratello minore, due sorelle non sposate e la madre. Quando poi perse anche il fratello le cose si misero male e mantenersi economicamente finì per essere la priorità di Scott.
Fu così che accettò la proposta di [b]Clements Markham[/b] (della [i]Royal Geographical Society[/i]) di comandare la spedizione che la [i]Royal Society[/i] stava progettando al Polo sud, come occasione per distinguersi e ottenere buona fama in poco tempo. La spedizione venne condotta insieme al famoso [b]Ernest Shackelton[/b] e i suoi obiettivi erano sia esplorativi che scientifici.
Nonostante la successiva fama di eroi conquistata da Scott e la sua ciurma, la [i]Discovery Expedition[/i] (1901-1904) alla luce dei fatti venne presto bollata come una spedizione fallimentare.
Non riuscirono ad arrivare che a qualche centinaio di chilometri dal Polo sud, i rilevamenti meteorologici e magnetici della spedizione vennero criticati come “amatoriali” e “inaccurati”; di buono ci furono solo i dati zoologici raccolti e la base costruita ([i]Hut Point[/i]) che gli sarà utile nella spedizione seguente.
La cosa peggiore della [i]Discovery[/i] fu sicuramente il grado di impreparazione dell’equipaggio. Consultatosi con [b]Nansen[/b], Scott accettò il consiglio di usare cani da slitta e sci, ma nessuno, compreso lui, sapeva sciare o condurre una muta di cani! Shackelton inoltre non sapeva neanche montare una tenda e non aveva mai dormito in un sacco a pelo. Queste e una serie lunghissima di leggerezze saranno di nuovo l’incubo e certamente fra le cause dei problemi della nuova spedizione di Scott per raggiungere davvero il Polo sud.
A dieci anni dalla partenza della prima spedizione ormai Scott era stato contagiato dalla “mania del Polo” e organizzò un nuovo viaggio; questa volta privato e sostenuto da finanziatori pubblici e fondi statali. La [i]Terra Nova Expedition[/i] aveva come scopo fondamentale il raggiungimento del Polo sud geografico.
Stavolta, forte delle precedenti esperienze , Scott raccolse cani da slitta, carri da traino umano, pony della Manciuria, motoslitte e 65 uomini selezionati fra 8000 per la nuova avventura.
Come scrisse l’esploratore:
I feel sure we are as near perfection as experience can direct
Scott non seppe di essere in una gara finché a Melbourne (Australia) gli arrivò il telegramma di Amundsen che lo avvisava di essere diretto alla stessa meta…
Continua…
La conquista del Polo sud
Questo articolo è parte di una serie di tre:
Fonti: come sempre liberamente tradotto, sintetizzato e reso LegaNerd Compatiblle© da me da [url=http://it.wikipedia.org/wiki/Ernest_Shackleton#cite_note-0]qui[/url], [url=http://en.wikipedia.org/wiki/Terra_Nova_Expedition]quae[/url] e [url=http://en.wikipedia.org/wiki/Robert_Falcon_Scott]quod[/url]