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Quale posto migliore di Lucca Comics and Games per radunare attorno a uno stesso tavolo quattro giovani promesse del fantasy italiano? Moderata dai conduttori di Fantasy On Air, trasmissione della web radio [url=http://www.improntadigitale.org/]improntadigitale.org[/url], si è tenuta una vera e propria tavola rotonda in cui questi quattro alfieri del romanzo fantastico di casa nostra hanno potuto parlare delle loro influenze, di prospettive future e del panorama generale del fantasy in Italia.
Gli autori in questione erano Pierdomenico Baccalario (primo da sinistra, noto per diversi cicli fantastici per ragazzi), Mark Menozzi (secondo da sinistra, scrittore de “Il re nero” e già intervistato da noi di Mondo Nerd), Francesco Dimitri (secondo da destra, famoso per romanzi urban-fantasy come “Pan” e “Alice nel paese delle vaporità”) e Luca Azzolini (primo da destra, autore de “Il fuoco della fenice” e curatore della collana Pegaso).
Domanda alla quale i quattro non si sono potuti sottrarre è stata il loro rapporto con Tolkien. Tutti (Azzolini a parte, che in questo si ritiene un po’ [i]sui generis[/i]) individuano in lui una figura imprescindibile quando si parla di fantasy, ma sono concordi sul fatto che sia necessario essere capaci di andare oltre.
Gli animi invece si scaldano quando la discussione si sposta sul livello della letteratura fantasy in Italia. Azzolini, come curatore di collana, afferma di essersi reso conto che nel nostro paese esistono tante penne che scrivono bene, anche se spesso ci sono difetti che rendono i loro manoscritti impubblicabili: è importante quindi selezionare e coltivare gli scrittori che presentano un potenziale, ma sostanzialmente si dice ottimista.
Baccalario si dice sostanzialmente d’accordo, e dal canto suo punta il dito contro certi tipi di critica, a volte ridicola o pretestuosa, ossia quella troppo rapida che passa per google e certi blog.
Per Menozzi, però, il fatto che uno scrittore non piaccia non inficia il giudizio sugli altri.
Fuori dal coro si colloca invece Dimitri, secondo il quale in Italia non c’è una buona media qualitativa ed esiste quindi il bisogno di una critica che non esita a definire spietata per arrivare all’obiettivo di scrivere un fantasy che sia innanzitutto di qualità.
Una chiacchierata lunga e interessante, qui condensata in poche righe, ma che sicuramente ci dà la dimensione di come il genere fantasy, pur essendo una nicchia all’interno della nicchia di gente che in Italia legge, costituisca sempre uno stimolo per la creatività e l’innovazione da parte degli autori per potersi affermare.
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