Transformers: L’ultimo Cavaliere – il troppo che stroppia di Bay

Transformers: L'ultimo Cavaliere

Arriva al cinema il quinto capitolo della saga di Michael Bay, Transformers: L’ultimo Cavaliere, e come sempre mister Bay ha deciso di immortalarsi con i suoi straordinari effetti speciali, esplosioni senza sosta, ma anche una durata poco sostenibile. Dopo il poco amato numero quattro, Michael Bay sarà riuscito a redimersi come il suo “ultimo cavaliere”?

Atteso dai fan, meno atteso da chi è stanco del solito film tutto effetti speciali e poca sostanza, Transformers: L’ultimo Cavaliere arriva ufficialmente al cinema.

Quinto film della saga di Michael Bay basata sulla linea di giocattoli creati da Takara-Tomy e Hasbro e successivamente divenuti oggetto di numerosi adattamenti tra cinema, fumetti ed anime.

La pellicola è direttamente collegata – o quasi – al quarto capitolo Transformers: L’era dell’estinzione, semi reboot della prima trilogia composta da Transformers, Transformers: La Vendetta del Caduto e Transformers 3.

A distanza di dieci anni, Michael Bay continua a sfornare i suoi epici film a suon di esplosioni ed effetti speciali, ma a differenza del primo capitolo, capace di unire pubblico e critica e attualmente al 18esimo posto tra i film che più hanno incassato al mondo, Michael Bay sembra aver definitivamente smarrito la via, schiavo delle molteplici idee che non fanno altro che appesantire le sue storie, senza dargli un minimo di concretezza e una direzione precisa.

 

Transformers: L'ultimo Cavaliere

 

La pellicola, fin suo primo secondo, parte con una grandissima esplosione e una battaglia che ci porta, addirittura, tra i cavalieri della tavola rotonda di Re Artù.

La pellicola, fin dal primo secondo, parte con una grandissima esplosione e una battaglia che ci porta, addirittura, tra i cavalieri della tavola rotonda di Re Artù. Uomini forti e valorosi che affidano se stessi allo straordinario aiuto di un mago, Merlino.

Diciamo che di straordinario, in questa storia, Merlino ha molto poco, se non il suo interprete: Stanley Tucci.

Sicuramente Tucci sa dare un aspetto nuovo al fantastico mago delle storie di Artù e dei suoi valorosi cavalieri. Grottesco e ubriacone, ma che cerca, nel suo piccolo animo da ciarlatano, di portare una svolta nel destino dell’umanità.

E la svolta arriva, ovviamente, grazie all’aiuto dei primi cavalieri Transformers, scesi sulla terra per nascondere un potente bastone dalle mani della perfida Quintessa (Gemma Chan), genitrice di tutti i Transformers, mossa dall’unico sanguinario scopo di eliminare la Terra.

 

Transformers: L'ultimo Cavaliere

 

Ma cosa nasconde davvero il pianeta Terra? E perché gli Autobot continuano a cadere sempre su di essa?

Il quinto capitolo della saga di Michael Bay vuole essere un ritorno alle origini.

Scavare all’interno delle radici dei Transformers, passando dalla Tavola RotondaStonehenge, passando per codici nascosti tra i libri di storia e le memorie di uno storico appartenente a un alto circolo che discende direttamente dalle origini dell’uomo e che ha sempre nascosto, in sé, il segreto dei Transformers.

Torna nuova protagonista il ribelle inventore Cade Yeager (Mark Wahlberg) al quale si uniscono dei nuovissimi personaggi, come un bizzarro lord inglese (Anthony Hopkins) pronto a tutto pur di preservare il sacro ordine, una sensuale professoressa di Oxford (Laura Haddock) e la ribelle e giovane Izabella (Isabela Moner), ma anche personaggi ritrovati nella prima trilogia come il tenente colonnello William Lennox (Josh Duhamel) e l’agente Seymour Simmons (John Turturro).

Questi, ovviamente, sono solo una parte del vasto ed eccessivo numero di personaggi umani all’interno del film ai quali si vanno ad aggiungere anche gli Autobot, primi fra tutti Optimus Prime, Bumblebee e Megatron.

 

 

Transformers: L'ultimo Cavaliere

 

 

Il primo elemento che salta subito all’occhio di Transformers: L’ultimo Cavaliere è la sua natura da “grandissimo schermo”.

Come già annunciato dallo stesso Bay, nei video promozionali precedenti all’uscita del film, il film è pensato per uno schermo IMAX. La differenza balza immediatamente all’occhio. Parte dell’immagine filmica, infatti, viene totalmente castrata dal mascherino di una sala “comune”.

La qualità degli effetti speciali, le coreografie dei combattimenti e l’armonia che si va a creare in ogni scontro a fuoco di cui Michael Bay è un maestro indiscusso, perde così gran parte di quell’impatto visivo che, invece, va ad esprimersi al massimo della sua potenza all’interno di una sala IMAX.

Certo, qui sarebbe da chiedersi di chi sia la colpa, se del regista che non ha pensato ha un paese dove gli schermi IMAX sono relegati praticamente tutti nella zona di Milano, o di un paese come l’Italia incapace, nel 2017, di creare delle sale capaci di ospitare film di questa portata quanto meno decenti almeno nelle sue città principali.

 

Transformers: L'ultimo Cavaliere

 

Transformers: L’ultimo Cavaliere vuole essere unicamente un’esperienza visiva di esplosioni, inseguimenti e combattimenti.

È chiaro fin da subito infatti che Transformers: L’ultimo Cavaliere vuole essere unicamente un’esperienza visiva di esplosioni, inseguimenti e combattimenti. Ma uno spettatore può accontentarsi di solo questo per 150 minuti? Lo scopo del grande intrattenimento, del popcorn movie, è sicuramente quello di regalare un paio d’ore di svago, ma questo non vuol dire atrofizzare il cervello del pubblico.

Belli o brutti che siano, epici o meno epici, d’intrattenimento o d’autore, i film sono storie fatte di immagini, ma senza storia e con le sole immagini ci si fan ben poco, e Michael Bay dovrebbe averlo ormai imparato, vista la grande differenza che corre, sia di incasso che di favore del pubblico, tra il primo Transformers e gli ultimi.

In questo ultimo film, in particolar modo, la presa di coscienza di un regista che ha bisogno di dare sempre di più c’è, ma nel modo sbagliato. Bay cerca disperatamente di dare un approfondimento ai suoi personaggi, in primis agli Autobot, passando poi per gli esseri umani, creando sottotrame su sottotrame che, in realtà, non fanno altro che incastrare e appesantire ancora di più il film in una serie di intrecci ben poco gestibile.

 

 

Transformers: L'ultimo Cavaliere

 

 

Il regista aveva promesso per il futuro ben quattordici storie per i Transformers, ma il dubbio ora sorge spontaneo: le quattordici storie sono state compresse tutte in questo film?

Dal Medioevo all’Inghilterra, dall’Inghilterra a Cuba, passando per lo spazio e arrivando fino a Stonehenge, senza dimenticare qualche capatina all’interno di musei dove inserire qualche elemento alla Il Codice Da Vinci, giusto per aggiungere anche il thriller a tutto il minestrone di generi di questo film.

Personaggi, come quelli di John Turturro e Isabela Moner presi e poi abbandonati, poi ripresi e nuovamente abbandonati. Storie che iniziano, ma che non finiscono mai o, peggio, storie prese direttamente dalla fine senza trovare un capo o una coda all’interno del contesto.

Per Bay il sovraccarico di storyline è la narrazione corretta in un film fatto per il 90% di esplosioni. Una storia banale e semplice darebbe un risultato assai migliore coinvolgendo emotivamente molto di più il pubblico e senza creare l’effetto sonnolenza e mal di testa anche al più sfegatato dei fan.

 

Transformers: L'ultimo Cavaliere
Transformers: L’ultimo Cavaliere risente del voler dare troppo, del non sapersi accontentare, finendo, come i bambini all’asilo, con il colorare fuori dai bordi.

Anzi, nel caso di Bay il colore all’interno dei bordi non c’è mai, è solo fuori.

E per quanto questa possa essere definita dal alcuni come la firma distintiva dell’autore, il cinema, credibile o meno, demenziale o serio, è fatto di storie e se non ci sono delle storie a muovere delle immagini, non possiamo chiamare davvero “film” un prodotto del genere.

Micheal Bay resta un maestro di tecnica, dei grandi effetti speciale e del cinema di grande intrattenimento, ma anche il più becero dei popcorn movie ha bisogno di pochi e semplici elementi che creino una storia e la portino avanti.

Portare avanti mille fili, intrecciarli tra di loro, creare una matassa e poi abbandonarla a se stessa, riducendo il tutto a una mera sequela di esplosioni e dialoghi ridondanti e banali non è certo la via per aver un grande film di intrattenimento.

 

 

Transformers: L’ultimo Cavaliere è nelle sale italiane dal 22 Giugno.

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