Alien nei fumetti: xenomorfi, acido molecolare e cellulosa

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È incredibile come Alien sia rimasto negli anni come punto di riferimento per il cinema horror e di fantascienza: nell’immaginario collettivo gli xenomorfi sono diventati sinonimo del predatore perfetto, la più perfetta macchina per uccidere mai concepita.

L’unione di un terribile predatore alieno con l’ambientazione fantascientifica scura, governata dalle grandi corporazioni è diventato un marchio di fabbrica inconfondibile e più volte copiato, senza tuttavia mai raggiungere il fascino originale.

Con una trilogia diventata leggendaria (Alien di Ridley Scott, Aliens: Scontro Finale di James Cameron e Alien3 di David Fincher, rispettivamente del 1979, 1986 e 1992), un quarto capitolo di cui il mondo avrebbe volentieri fatto a meno (Alien Resurrection, del 1997 di Jean Pierre Jeunet), ben 2 Alien Vs. Predator (rispettivamente del 2004 e del 2007) oltre che un “side-prequel/spinoff” di cui siamo fans solo io e Leo Ortolani e pochi altri illuminati (Prometheus, sempre di Ridley Scott, del 2012), il franchise cinematografico legato a queste terribili creature è già sicuramente più che abbondante.

Tra poche settimane (11 maggio) assisteremo all’uscita dell’attesissimo Alien: Covenant, seguito di Prometheus che dovrebbe finalmente riportarci alle atmosfere tanto care a noi aficionados del genere. Abbiamo visto trailers e foto, ci siamo fatti crescere un hype bestiale e in generale l’attenzione dei media è stata decisamente molto elevata.

Ma non è di cinema che voglio parlarvi in questo articolo, bensì del media che più mi è caro, ovvero la nona arte, il mondo del fumetto. Già perché gli xenomorfi immaginati e realizzati dalla mente visionaria di Hans Rudi Giger hanno popolato numerose pagine di fumetti nel corso degli anni.

aliens book IIl successo di Alien di Ridley Scott, ma soprattutto quello del seguito di James Cameron, portarono una grandissima onda creativa nel mondo del fumetto americano e nel 1988 la Dark Horse Comics da alla luce quella che sarà chiamata Aliens Book I, la prima serie a fumetti dedicata agli xenomorfi, ad opera di Mark Verheiden e Mark Nelson.

La trovata, assolutamente geniale, fu quella di non raccontare le vicende già viste nei film, ma di ampliarle.

Nasce così il primo SEQUEL di Aliens, ambientato 10 anni dopo le vicende della Sulaco e della colonia mineraria di Hadley’s Hope.  In questi primi 6 numeri, Newt e il caporale Hicks sono sopravvissuti alla nuclearizzazione dell’avamposto sito su LV 426 e tenteranno di ricostruirsi una vita, nonostante le difficoltà.

Newt ha subito ripercussioni psicologiche devastanti, e l’istituto psichiatrico che la cura non trova altre soluzioni se non cancellarle la memoria. Hicks è l’unico sopravvissuto della crew della Sulaco e vive ogni giorno nel rimorso per quello che è accaduto.

Accetta quindi di buon grado una missione rischiosissima per recarsi in quello che dovrebbe essere il pianeta madre degli alieni, per recuperare campioni e uova (e per compiere la vendetta di Hicks, il cui unico scopo nella vita ormai sembra essere quello di onorare i suoi defunti compagni di reggimento).

Prima di partire Hicks farà visita all’ormai diciottenne Newt e, impietosito dalla sua condizione, deciderà di imbarcarla clandestinamente sulla nave alla volta del pianeta nido (come se questo di per sé fosse un favore, va a capire gli Space Marines).

Nel frattempo scopriamo che sulla terra la Weyland Yutani Corporation è riuscita ad entrare in possesso di una Regina aliena, con la quale intende produrre armi biologiche. L’intento sfugge ovviamente alla capacità di controllo, producendo l’inevitabile infestazione aliena del nostro amato pianeta.

 

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La vicenda si svilupperà quindi con i protagonisti Newt e Hicks e la squadra di mercenari che li accompagna nel pianeta di origine degli xeno, fino all’incontro, per la prima volta, con uno Space Jockey, ovvero la razza degli Ingegneri, intravista nel primo Alien (la famosa sala comando con le uova al di sotto) e approfondita su Prometheus. Questo incontro porterà Newt e Hicks a recarsi sulla Terra per debellare l’infestazione aliena, arrivando ad incontrare una rediviva Ellen Ripley.

Fu un immediato successo di pubblico.

Al punto che Verheiden si metterà subito all’opera sul seguito, Alien Book II, con Denis Beauvais ai disegni. La trilogia si concluse poi nel 1990 con Aliens Earth War, disegnato questa volta da Sam Keith.

Sono fumetti da avere, fidatevi. Non raggiunsero i livelli di successo di altre blasonate serie supereroistiche, ma sono comics dal grande valore artistico e un must have assoluto per i (tantissimi) amanti del franchise.

 

 

Aliens02In tal senso l’iniziativa di Saldapress di pubblicare la versione OMNIBUS del primo ciclo di Verheiden e Nelson è sicuramente un’occasione favolosa per recuperare dei volumi altrimenti non semplici da rileggere oggi nel 2017. Personalmente non vedo l’ora. Ormai ci siamo.

 

Ma non è certo finita qui! La storia degli xenomorfi su cellulosa è ancora ben distante dal rallentare (perché di finire non se ne parla nemmeno).

Nel 1990, grazie al finale di Predator 2, ovvero il famoso frame in cui tra i vari trofei del cacciatore Predator si scorge l’inequivocabile profilo di teschio di xenomorfo, esce il primo tie-in crossover “alieno”: Alien Vs. Predator (di Randy Stradley e Chris Warner).

 

 

 

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Due tra le creature più amate del cinema di quegli anni si sarebbero confrontate all’ultimo sangue in una serie di epici scontri.

La serie di per sé era già un successo di marketing preannunciato: due tra le creature più amate del cinema di quegli anni si sarebbero confrontate all’ultimo sangue in una serie di epici scontri, con l’introduzione dell’elemento umano nella vicenda. Gli spietati ed insensibili xenomorfi, gli orgogliosi cacciatori Predator intenti a perseguire i loro obiettivi di gloria personale e i deboli, ma infinitamente risoluti, umani, tutti impegnati in una lotto per la sopravvivenza.

Uno scontro quasi di valori e culture, dove gli xeno rappresentano la spietata natura che sfugge al controllo, i Predator sono il trionfo della disciplina sull’istinto e l’abnegazione ad un obiettivo (anche se a vedere il gusto con cui ammazzano ci sarebbe da discutere) e gli uomini esaltano la capacità di migliorare costantemente superando i limiti fisici imposti dalla propria biologia.

La serie ottenne ben due seguiti nel 1993 e nel 1995 e divenne così iconografica da produrre anche una serie di videogames dedicati.

Ricordo chiaramente che il primo titolo Alien Vs. Predator per Super NES, ad opera di Activision del 1993, ricevette pesanti recensioni da parte di tute le riviste di settore dell’epoca, ma in particolare dalla rivista GAME POWER con uno dei voti più bassi in recensione mai pubblicati fino a quel momento: un

terribile 39% che rimase a monito per anni del “don’t do it anymore, please”. Potete trovare gli articoli di ConsoleMania e Computer e Videogiochi sul bellissimo RetroEdicola (anzi andate a vedere il progetto di recupero veramente fantastico di questi ragazzi!).

 

recensione AVP

La mitica recensione di AvP su Game Power (1993)

 

Nel 1992 a conclusione della trilogia, il fumetto The Alien ci narrò infine il ritorno sulla terra degli Space Jockeys  e del loro intervento nella guerra contro gli xenomorfi, di fatto approfondendo quanto era stato teorizzato nel primo numero di Book I e anticipando molti dei temi poi sviluppati nel film Prometheus.

AvP generò la possibilità , concreta e senza più timori, di “crossoverizzare” l’universo di Alien con molti altri universi narrativi più conosciuti (e commerciali) dando origine ai “versus”, la cui lista è veramente molto vasta (anche se non sempre si può parlare di fumetti veramente ben riusciti, io stesso ne ho visti davvero pochi di quelli che vi riporterò); vi cito qui di seguito i principali episodi.

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  • Superman vs. Aliens (1995);
  • Batman/Aliens (1997)
  • A.T.s/Aliens (1998)
  • Overkill: Witchblade/Aliens/Darkness/Predator (1999)
  • Aliens versus Predator versus The Terminator (2000)
  • Lanterna Verde Vs. Aliens (2000)
  • Witchblade/Aliens/Darkness/Predator: Mindhunter (2001)
  • Batman/Aliens II (dicembre 2002-febbraio 2003) aka Batman/Aliens Two
  • Superman vs. Aliens II: God War (maggio-dicembre 2002) aka Superman/Aliens II: God War
  • Judge Dredd versus Aliens: Incubus (marzo-giugno 2003) aka Judge Dredd vs. Aliens: Incubus
  • Superman and Batman vs. Aliens and Predator (gennaio-febbraio 2007)
  • Buffy the Vampire Slayer: In Space No One Can Hear You Slay! (maggio 2012)
  • Predator vs. Judge Dredd vs. Aliens: Incubus and Other Stories (ottobre 2014)

Ma per il presente? Giustamente l’uscita del nuovo film di Ridley Scott non poteva non essere accompagnata da una nuova linea di fumetti dedicati all’Alien Universe!

E quindi vorrei introdurvi due uscite davvero interessantissime perché rispettano appieno le atmosfere cupe e claustrofobiche dell’originale opera che amiamo così tanto.

 

 

Prometheus: Fire and Stone

(di Paul Tobin e Juan Ferreyra)

 

Prometheus FireStones HiRes RGB 2 699x1084Cosa è successo dopo la fine di Prometheus? Il teatro della vicenda è il misterioso LV-223 dove 125 anni prima si è consumato il dramma della spedizione Prometheus.

La missione di recupero materiali e tecnologia dalla precedente spedizione in realtà è una copertura per indagare sul misterioso fluido accelerante scoperto da Weyland e i suoi oltre un secolo prima.

Le tre navi Helios, Perses e Kadmos sono attraccate al vascello vettore Geryon, ognuna con il suo equipaggio.

È passato oltre un secolo dall’ultima visita umana sul planetoide LV-223 e quello che sarebbe dovuto essere un arido deserto è invece oggi ricoperto da una rigogliosa vegetazione ma soprattutto di una ricca fauna di origine sconosciuta.

Quando è precipitata, l’astronave degli ingegneri ha rilasciato nel terreno enormi quantità di fluido accelerante, il che ha dato il via allo sviluppo di forme di vita complesse e – indovinate – assolutamente aggressive.

La spedizione ci farà scoprire che il pianeta è già stato visitato dopo l’arrivo di Weyland in persona. Il capo biologo della spedizione, Francis, e il suo assistente androide Elden, saranno la chiave di tutto e le loro motivazioni scateneranno una serie di eventi inarrestabili che porteranno l’inferno sul planetoide LV-223.

 

 

Aliens: Defiance

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Zula Hendricks è un colonial marine che sembra aver subito un grave incidente che le ha danneggiato la colonna vertebrale.

La riabilitazione sembra lunga e dolorosa, ma questo non le impedisce, una volta ristabilitasi a sufficienza, di unirsi ad una spedizione di ricognizione all’interno di navi commerciali lasciate alla deriva nello spazio.

Relitti spaziali, space hulks. La spedizione ben presto si rivelerà essere qualcosa di completamente diverso , ovvero – come avrebbero detto gli indimenticabili Hudson e Hicks – una caccia all’insetto.

La sua compagnia si rivela essere composta da sintetici e toccherà a lei, nelle claustrofobiche atmosfere dei corridoi abbandonati trovare la maniera per impedire alla Weyland Yutani di impossessarsi delle terribili creature che ancora infestano i nostri sogni.

La serie di Brian Wood vede anche la partecipazione di nostri due connazionali, ovvero Riccardo Burchielli e Massimo Carnevale alle cover. Bellissima atmosfera, disegni molto efficaci e tutto quello che possiamo aspettarci da una produzione del genere, ricca di quesiti esistenzialisti e frenetiche scene di combattimento.

 

 

Dunque questo mese di aprile preparatevi per un grande ritorno alle atmosfere di ALIEN, in attesa dell’11 maggio e dell’uscita di Alien Covenant. Qui su Lega Nerd, nella mia rubrica Il Trono Del Re ovviamente faremo un percorso molto dettagliato, una road to Alien assieme a Saldapress per riportarvi nell’incubo e per ricordarvi che, qualunque cosa facciate…

…nello spazio, nessuno può sentirvi urlare.

 

 

 

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