Il 26 aprile 1986 l’inferno scoppiò a Chernobyl. Gli scienziati sovietici calcolarono che se l’incendio non fosse stato spento entro l’8 maggio l’esplosione causata sarebbe stata di gran lunga superiore a quella di Hiroshima.

Tutto questo è stato evitato grazie al sacrificio dei liquidatori.

 

Chi erano e cosa facevano

Workers-remove-radioactiv-001Da 400 000 a 800 000 persone (è difficile una stima certa), tra uomini e donne, civili e militari, personale dei reattori, pompieri, protezione civile e medici, furono reclutati o accorsero volontari da tutta l’Unione Sovietica per un compito così gravoso.

 

 

 

Ignari delle conseguenze del proprio lavoro spegnevano e pulivano con getti d’acqua il reattore, spostavano pesanti pezzi di grafite radioattiva, li sollevavano dal tetto e li gettavano giù nella voragine che sarebbe diventata il grande sarcofago di Chernobyl.


I liquidatori, gli eroi dimenticati di Chernobyl

90 secondi era il tempo massimo che gli ufficiali che dirigevano le operazioni consigliavano per il trattamento dei grandi lastroni: bisognava “correre come cani e fuggire come lepri”, come racconta un sopravissuto che nel 1991 descrisse la sua esperienza a Vladimir Tchertkoff nel documentario “Il sacrificio“.

 

 

L’abbigliamento, composto da una divisa da militare, una mascherina di garza, degli occhiali di vetro e una tunica di piombo era pressocchè inutile contro le radiazioni.

L’abbigliamento, composto da una divisa da militare, una mascherina di garza, degli occhiali di vetro e una tunica di piombo era pressocchè inutile contro le radiazioni; fino a 250 mSv la quantità massima di radiazioni a cui erano esposti i lavoratori che parteciparono alla creazione del sarcofago, i più in pericolo, per una media di 100 mSv tra i militari e di 62 mSv tra tutti coloro che lavorarono nell’epicentro del disastro.

Chi operò negli anelli più esterni dei quattro in cui fu divisa la zona di alienazione fu invece più fortunato: suo compito era la pulizia di strade e villaggi e il mantenimento delle infrastrutture e dei servizi necessari per il proseguimento dei lavori; tuttavia la quantità di radiazioni assorbita fu, seppur minore, altrettanto considerevole.

Per dare un’idea del valore di un Sievert, si tenga presente che in Italia la dose media assorbita in un anno per esposizione alla sola radioattività naturale viene calcolata in circa 3 millisievert, che porta un uomo di 70 anni ad accumulare circa 210 mSv.

 

I liquidatori

 

 

 

Le conseguenze sul corpo e la mente

Le conseguenze di questa massiccia dose di radiazioni non tardarono a manifestarsi: alcune migliaia morirono atrocemente nei giorno successivi ai lavori e si ritiene che dei restanti i più si ammalarono gravemente di tumore, per patologie da immunodeficienza e per intossicazione da radiazioni, condannati ad un morte imminente o alla disabilità.

Sono state inoltre trovate numerose anomalie cromosiche e i disagi psicologici subiti furono analoghi a quelli della “Sindrome del Vietnam”.

E’ difficile avere un resoconto certo delle vittime: la Chernobyl Union, l’associazione dei liquidatori, ritiene che a vent’anni dagli eventi il bilancio si attesti a 60.000 morti e 165.000 disabili mentre l’ultimo rapporto del Chernobyl Forum (del 2005) stima a 2200 le morti amputabili al lavoro come liquidatore.

 

 

L’iniqua sorte

Memorial liq

Una morte lenta e dolorosa era tutto ciò che aspettava i liquidatori un volta ritornati alle proprie case: l’ex Unione Sovietica ringraziò i propri eroi con una medaglia raffigurante una goccia di sangue e le lettere alfa, beta e gamma, simboli rispettivamente delle omonime particelle e dei raggi; altre commemorazioni sono i monumenti alle vittime presenti a Mosca e a Prypjat, nei pressi della centrale.

Al dolore per le ferite subite sul campo si somma anche la rabbia: i governi delle ex repubbliche socialiste non si sono fino ad ora interessate con l’attenzione necessaria alla causa dei liquidatori: in Ucraina, per esempio, pur essendo considerati in una categoria con un sistema di benefici particolari la burocrazia e il malgoverno hanno reso difficile l’accesso a questi fondi, e inoltre le ingenti spese mediche di cui i liqidatori hanno, o meglio avevano bisogno, sono per lo più state considerate a loro carico, aggravando la loro già disperata situazione.

Nel novembre 2011 una protesta dei liquidatori in seguito al taglio di parte dei loro benefici arrivò fino ad un tentativo di assalto del parlamento, e le ultime manifestazioni, per un ulteriore taglio delle pensioni, risalgono al solo settembre 2012.

 

 

Photos of the city of Pripyat and Chernobyl liquidators from the personal archives of Vladimir Terentyeva. via Pripyat.ru