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Il Pariser Geschütz

Oggi avrei voluto parlarvi di nuovo di guerra, ma questo non è un blog storico, quindi mi avreste mandato a cagare postare tali articoli su altri blog, perchè giustamente siamo nerd e non ci interessa.

Così ho deciso di parlarvi di astronomia, l’astronomia piace ai nerd.
Il problema è che io non so un tubo di astronomia e qui c’è gente molto più skillata di me su tali argomenti.

Quindi metterò insieme le due cose (parlandovi quindi di una cosa che non vi interessa e di cui io non so un tubo) vi parlerò del Pariser Geschütz o Cannone di Parigi, una delle più mirabili opere di ingegneria balistica del ‘900, nonchè la risposta alla domanda “Chi furono i primi a mandare oggetti nello spazio intenzionalmente e a calcolarne il rientro?”.

Trincee, Cannoni e Guerra Psicologica

Chi ha risposto alla domanda sopra con Russi o Americani ha sbagliato, la risposta è: Tedeschi (per completezza anche la risposta a “Chi furono i secondi a mandare intenzionalmente oggetti nello spazio e a calcolarne il ritorno” è Tedeschi, ma questo succedeva una guerra dopo).

E’ la primavera del 1918, il mondo non lo sa ancora ma la WWI sta per finire, i Tedeschi hanno messo fuori gioco l’Italia a Caporetto, la Russia è uscita dalla contesa lasciando l’intera Polonia, stati baltici e un pezzo di Ucraina alla Germania, i Tedeschi ne hanno approfittato per un ultima serie di devastanti offensive sul fronte occidentale.
Ma gli alleati reggono e gli Americani pompano milioni di uomini alle esauste armate anglo-francesi.
Le divisioni tedesche si sono di nuovo spinte a un centinaio di kilometri da Parigi, ma non si riesce più ad avanzare.
Inoltre i Tedeschi si sono giocati tutto, non hanno più riserve, o i nemici mollano adesso o si dovrà venire a patti, voci incontrollate parlano di nuove armi segrete sviluppate dagli Inglesi, carri di metallo capaci di sfondare le trincee protetti da blindature impenetrabili mentre in patria si moltiplicano gli scioperi, bisogna usare qualunque mezzo per piegare la volontà di combattere del nemico.

Bombardare le città per fiaccare il morale dell’avversario è una strategia che fu molto poco utilizzata durante la WWI, in parte perchè si trattò di una guerra, per molti aspetti, cavalleresca, ma sopratutto perchè non c’erano mezzi adeguati per farlo.
Durante il conflitto i Tedeschi (sempre loro ad avere ste idee “brillanti”) avevano bombardato Londra e altre città alleate usando degli Zeppelin (un giorno magari ci scriverò un articolo), ma nel 1918 ormai i caccia nemici erano in grado di raggiungere le altitudini dei dirigibili e abbatterli senza troppi problemi.
Bisognava trovare un altro sistema.

Ai tempi esistevano già cannoni tremendamente grandi e potenti, gli Inglesi avevano armato le loro corazzate con dei mostri da 413 mm (gli L\30) e gli stessi Tedeschi usarono mortai da 420 mm (la Grande Bertha, NSFW) per incenerire le difese belghe durante l’avanzata, ma la loro gittata si fermava a 14 km.
All’epoca il cannone con la portata maggiore era il 380 mm inglese, usato come batteria costiera, che, in alcuni casi, aveva sparato fino a 40 km.

Ma il problema era comunque insormontabile, Parigi si trovava 100 km di distanza.

Rausenberger, Eberhard e Nobel.

Rausenberger era il direttore delle industrie Krupp durante la guerra (le fabbriche che fornivano i cannoni all’esercito tedesco), un giorno successe che, durante alcuni tiri di prova con cannoni a lungo raggio, un proiettile finisse inspiegabilmente ben 10 km al di fuori del poligono di tiro, ossia il 20% in più della distanza massima stimata.

Eberhard era un famoso balistico che si mise subito all’opera per capire cosa era successo.
Dopo aver riempito fogli e fogli di calcoli e equazioni arrivò alla conclusione: vi era stato un errore di puntamento, infatti se il proiettile veniva sparato con un inclinazione superiore ai 45° e con una velocità di uscita sufficentemente elevata, esso raggiungeva rapidamente gli strati più alti dell’atmosfera e da li, proseguiva praticamente senza attrito coprendo quindi distanze maggiori.

Così quando i generali tedeschi si rivolsero alla Krupp per avere un cannone in grado di colpire Parigi, gli ingegneri tedeschi sapevano da dove iniziare.

Ovviamente era necessaria una miscela esplosiva particolare, in grado di sviluppare una tremenda potenza (almeno 3 volte quella massima mai usata) e al contempo che non facesse esplodere il cannone, ma a questo risposero prontamente i chimici delle industrie Nobel fornendo un preparato ad hoc.

Il Pariser Geschütz

Il lavoro dei migliori ingegneri, balistici, fisici e chimici tedeschi diede alla luce un’arma mostruosa, le cui caratteristiche sono in parte ancora avvolte nel mistero (più avanti spiegherò perchè).

Il cannone sparava con un inclinazione di 55° con una canna di 36 m (secondo alcuni 40 m) e un diametro di 210 mm, l’intero arnese (spostato su una doppia linea ferroviaria che doveva essere stesa davanti a lui da squadre specializzate) pesava oltre 1000 tonnellate.

Gli stessi proiettili erano fatti su misura, estremamente aereodinamici e con corona in acciaio per resistere alla tremenda sollecitazione, portavano circa 15 kg di esplosivo (su un peso totale di 105 – 120 kg) e venivano “avvitati” nella canna prima dello sparo.

La bestia era servita da 80 uomini della marina e una serie di batterie sparava all’unisono per impedire di capire da dove provenisse il rumore del colpo.

Bombardamento ed Effetti

Il Pariser Geschütz sparò per la prima volta la mattina del 21 marzo del 1918.
Il proiettile salì rapido fino a circa 40 Km a un punto tale che i fisici tedeschi avevano dovuto tener conto delle forze di Coriolis per stabilirne il punto di discesa, quindi sorvolò i campi di battaglia e le trincee volando senza attrito mentre la gravità lo riportava lentamente verso il basso, trapassò i vari strati dell’atmosfera rallentando di colpo a causa dell resistenza dell’aria, si tuffò tra le nuvole basse e sotto di lui apparve improvvisamente Quai de la Seine, l’esplosione fu avvertia in tutta la capitale.

Quel giorno 21 proiettili si successero al ritmo di uno ogni quindici minuti con i francesi che cercavano disperatamente di capire chi li stesse bombardando dalla stratosfera.

I tedeschi spararono tra i 320 e i 367 proiettili in totale, su un periodo di circa 3 mesi causando in realtà danni molto limitati, quello che gli ingegneri non avevano previsto era la terribile usura delle canne, che le rendeva inutilizzabili dopo un centinaio di colpi.

Conclusione

La guerra ormai volgeva al termine, pare che i tedeschi fossero riusciti a costruire 3 esemplari della loro super arma però, con gli alleati che incalzavano, vennero distrutti per impedire al nemico di impossessarsene, gli stessi progetti di fabbricazione scomparvero e nessuno ne seppe mai più nulla.

Ad oggi le caratteristiche del Pariser Geschütz sono per molti aspetti ancora sconosciute ne è probabile che verranno mai comprese appieno, rimane però un opera di ingegno mirabile, la risposta degli ingegneri tedeschi alla domanda “Come facciamo a sparare più lontano?”.
Una risposta per certi aspetti molto poetica: “Dobbiamo sparare al di fuori di questo mondo”.

Fonti
Liddell Hart – A history of the first World War
John Keegan – La prima guerra mondiale
wiki

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