Potenziare la memoria senza farmaci e senza chirurgia, questo è l’obiettivo della nuova tecnica sperimentata con grande successo al Politecnico di Losanna e poi descritta sulla nota rivista Science Advances. Si tratta di una tecnica sperimentata in modo particolare per aiutare gli anziani che soffrono di demenza. Questa infatti riesce ad offrire a queste persone un grande aiuto permettendo loro di poter affrontare con maggiore sicurezza la vita di tutti i giorni.

Ma esattamente, di cosa stiamo parlando? Questa tecnica rappresenta un vero e proprio mix tra realtà virtuale, stimolazione cerebrale non invasiva e imaging cerebrale. Tale tecnica è nata grazie alla collaborazione tra tre laboratori dell’Epfl. Ed è stata poi sperimentata all’interno del Campus Biotech di Ginevra.

Alcune informazioni sul test

Per poter effettuare i test gli studiosi si sono serviti della tecnica della Stimolazione elettrica transcranica a interferenza temporale transcranica. Quattro elettrodi sono stati posizionati sulla testa delle persone sane e tramite questi sono stati inviati degli impulsi elettrici indolori direttamente all’ippocampo. E quindi alla zona del cervello che si occupa di organizzare la memoria spaziale. I volontari hanno poi indossato alcuni visori per la realtà virtuale tramite i quali sono stati immessi proprio in un mondo virtuale. In tale mondo hanno navigato attraverso luoghi diversi con l’obiettivo di misurare con esattezza la loro capacità di ricordare alcune informazioni spaziali.

Integratori proteici e prebiotici migliorano la memoria nelle persone di età superiore ai 60 anni Integratori proteici e prebiotici migliorano la memoria nelle persone di età superiore ai 60 anni

In seguito alla stimolazione è stato possibile osservare un miglioramento di quello che viene indicato tempo di richiamo e quindi il tempo che serve per poter iniziare a muoversi per raggiungere l’oggetto in uno specifico punto. La ricercatrice Friedhelm Hummel è intervenuta sulla questione affermando che i risultati ottenuti fanno pensare che “stimolando l’ippocampo, abbiamo aumentato temporaneamente la plasticità cerebrale. Quest’ultima, se combinata con l’addestramento in un ambiente virtuale, porta a una migliore navigazione spaziale”.