Un gruppo di ricercatori dell’Università RMIT, in collaborazione con la Riga Technical University in Lettonia, ha sviluppato una tecnologia innovativa che utilizza polistirene di scarto per generare elettricità statica dal movimento e dal vento. Questa invenzione mira a ridurre il consumo energetico, specialmente negli impianti di climatizzazione, permettendo di riciclare l’energia sprecata.
Le patch sottili create dai ricercatori sono costituite da strati di polistirene, ciascuno spesso circa un decimo di un capello umano, e riescono a produrre energia semplicemente grazie all’aria che le colpisce. Grazie a questa tecnologia, gli impianti di condizionamento potrebbero ridurre la loro domanda energetica fino al 5%, contribuendo così a un minore impatto ambientale.
Gli studi per la sostenibilità e per un futuro energetico
Le esperienze condotte hanno dimostrato che queste patch possono generare tensioni fino a 230 volt, un valore simile a quello della corrente domestica, anche se a potenza inferiore. Gli scienziati hanno sottolineato che l’energia ottenuta è maggiore quando si verificano movimenti rapidi e significativi, mentre movimenti più lenti producono meno energia. Oltre all’uso negli impianti di climatizzazione, questa tecnologia potrebbe essere integrata in aree ad alta densità di traffico, come i tunnel, per contribuire a fornire energia senza gravare ulteriormente sulla rete elettrica.
Un altro vantaggio del polistirene è la sua stabilità: impiega fino a 500 anni per degradarsi, il che significa che queste dispositivi possono continuare a produrre elettricità per lungo tempo. La ricerca ha rivelato che il polistirene, trasformato in laminati triboelettrici, è in grado di generare tensioni elevate e funzionare in modo durevole. Questo approccio rappresenta un’alternativa interessante a materiali più tradizionali e potrebbe rivoluzionare il modo in cui pensiamo al riciclo e alla produzione di energia sostenibile.