I Funko Pop! hanno letteralmente invaso il mondo della cultura popolare nerd degli ultimi anni. Le bizzarre fattezze di questi pupazzetti (inizialmente varianti dei “classici” bubble head già prodotto di punta della casa madre Funko) hanno progressivamente conquistato il nerd realm un fandom alla volta, adattandosi di volta in volta a character design e generi dei più disparati. Era solo questione di tempo prima che arrivasse anche un videogioco a loro ispirato, seguendo un percorso per certi versi simile a quello portato avanti da LEGO. E chi meglio dei creatori del più ispirato e di successo concept videoludico ispirato ai mattoncini danesi poteva dar luce a Funko Fusion, nuovissimo action game pubblicato in questi giorni su PC, Playstation 4, Playstation 5, Xbox Series X|S e Nintendo Switch?

Sono difatti alcuni tra fondatori e membri chiave di Traveller’s Tales ad aver dato vita a 10:10 Games, studio realizzatore di Funko Fusion. Una manovra che ricorda per certi versi quando i produttori del primo film cinematografico di Percy Jackson chiamarono Chris Columbus per porre le basi della saga, sperando riuscisse nella stessa impresa portata a compimento con Harry Potter. Purtroppo, le cose non andarono per il verso giusto. E, spiace ammetterlo, il paragone calza anche in questo caso: il gioco tratto dai Funko Pop!, purtroppo, non è al livello dei più celebri videogiochi ispirati ai mondi LEGO realizzati da TT Games. Vediamo perché.

Vinyl Figure… è giunta l’ora dell’unboxing!

C’è chi le tiene nelle scatole e chi, invece, le espone “loose”, magari realizzando qualche bel diorama: ma il posto dei Funko Pop! è usualmente quello delle mensole, inerti, senza playset di altro tipo, a differenza di altre linee di figure collezionabili e più ‘giocabili’. Con Funko Fusion tutto questo cambia e le figure in vinile prendono letteralmente vita sotto i nostri occhi, in maniera inizialmente quasi impressionante. Questo perché Funko Fusion si presenta bene, con un’estetica strabordante e acida e la promessa di un action game buffo e coloratissimo ambientato in numerosi universi narrativi anche molto diversi tra loro, che hanno in comune l’essere (per la maggior parte) in mano a NBC Universal in termini di IP e, naturalmente, l’esser già stati parte di una collezione Funko Pop!.

La premessa è che “tutti siamo fan di qualcosa” e appena premuto il tasto Start viene chiesto di scegliere un’ambientazione da cui partire, tra quattro: le restanti verranno sbloccate un po’ alla volta, arrivando anche a divertenti contaminazioni, cameo e crossover. I mondi principali tra i quali aggirarsi saranno quelli di Jurassic Park/World, Masters of the Universe, Hot Fuzz, The Umbrella Academy, Scott Pilgrim, Battlestar Galactica e La Cosa (per questi due ci riferiamo alle prime versioni originali del 1978 e 1982), ma faranno capolino anche personaggi e riferimenti a Ritorno al Futuro, Lo Squalo, Supercar, Five Nights at Freddy’s… così come Xena Principessa guerriera o M3GAN, The Walking Dead e Invincible, Voltron e Mega Man. Un bizzarro minestrone senza un vero fil rouge, a differenza di altri esperimenti multi-franchise come il compianto Disney Infinity o il più recente MultiVersus. Lo scopo dell’avventura è salvare il multiverso narrativo dei Funko, invaso dalle schiere di Eddy Funko, versione cattiva di Freddy Funko che ne ha rubato la corona, portando il caos, corrompendo i mondi e prendendo il controllo dei suoi abitanti.

Funko Fusion: i Funko Pop! prendono vita nel trailer del videogioco Funko Fusion: i Funko Pop! prendono vita nel trailer del videogioco

Back in action

Nel farlo avremo a disposizione, per ogni Mondo, quattro distinti personaggi che dovranno far piazza pulita di avversari e minion risolvendo al contempo enigmi ambientali e raccogliendo collezionabili di vario tipo, che ci garantiranno bonus, oggetti di recupero e l’accesso alla battaglia finale. Le basi sono molto simili a quelle di molti classici giochi LEGO di TT, con azione da shooter in terza persona con ampie concessioni agli attacchi melee e al puzzle solving di natura ambientale.

Gli ambienti sono ricolmi di elementi interattivi: perlopiù da distruggere per incamerare valute di gioco, ma anche distributori e macchinari vari per craftare oggetti spendibili o utili per avanzare, come ad esempio un trampolino elastico. Ogni personaggio dispone di un attacco in mischia, uno alla distanza e una mossa particolare come una schivata o una difesa. Quel che cambia sono più che altro le gittate, la potenza e la velocità di reazione, tutte da sperimentare. In rari casi avremo dei talenti unici, che andranno effettivamente a variare sensibilmente il gameplay altrimenti relativamente monotono, dato che generalmente si tratta di scoprire i personaggi che meglio si adattano al vostro stile di gioco, senza la necessità di utilizzarne uno piuttosto che un altro.

Il gioco è una continua scoperta, perché tende a spiegare molto poco e lasciare che siano i giocatori a sperimentare mosse, situazioni, abilità: le uniche spiegazioni saranno relative all’obiettivo degli enigmi o delle situazioni da risolvere. Se da un lato questo incentiva un approccio attivo e creativo, dall’altro spesso ci si può sentire spaesati, anche perché è comune che non si abbia tempo e modo di comprendere o provare meccanismi con tranquillità, vessati da orde di mostriciattoli che si insidiano senza tregua in tutti gli anfratti dello schermo attaccandovi senza remore da ogni direzione. E, sorpresa! Fusion è decisamente più ostico di quel che ci si può aspettare: purtroppo risolvere i combattimenti non è tanto una questione di abilità o conoscenza di schemi quanto di button mashing situazionale, dopo aver compreso – in seguito a diversi tentativi infruttuosi – gli attacchi migliori da utilizzare.

Quando si ha la possibilità di ragionare sugli enigmi, questi diventano decisamente più godibili delle corse contro le orde per craftare elementi di gioco, ma spesso si passa dalla frustrazione nei combattimenti alla frustrazione del girovagare per ambienti a volte anche troppo vasti per risolvere situazioni non sempre a fuoco. A tutto questo si vanno a sommare controlli non così reattivi e diversi bug, che non hanno neanche la scusante di essere parte di una build “da recensione”: abbiamo difatti provato il titolo post-lancio.

Un “vinile” che gracchia un po’

Veniamo ora a quello che rende Funko Fusion speciale e unico, ovvero il setting, o meglio “i” setting. Ogni mondo è estremamente riconoscibile e ricco di citazioni o tocchi caratteristici che i fan del franchise di riferimento non possono non riconoscere e apprezzare, ma al contempo suonano spesso anche abbastanza generici negli ambienti, se estrapoliamo questi stessi elementi. Giungle, stazioni spaziali, mondi alieni che se fossero riempiti di altri personaggi o riferimenti potrebbero passare per asset relativi ad altre IP. Sono le situazioni e i personaggi che popolano i livelli a renderli vivi e riconoscibili, anche se la tipica inespressività vacua dei Funko Pop!, che tanto rende da statuine, non funziona altrettanto bene quando si passano al movimento, a differenza di LEGO e Playmobil, per dire.

Un problema strutturale di cui non hanno colpa gli sviluppatori, beninteso, ma lo stesso tipo di umorismo e cutscene che nei giochi LEGO funzionava qui lascia il più delle volte poco convinti e divertiti. La rappresentazione dei pupazzi è superba, intendiamoci: è che animati, tutto sommato, non rendono, per quanta cura ci si possa mettere. Se a questo sommiamo scenari anonimi e cali di framerate il quadro generale dal punto di vista visivo non convince, calcolando anche che le musiche – anche se richiamano spesso i temi originali a cui sono ispirate – non coinvolgono quanto potrebbero e che il comparto audio in generale non esalta.

Vorremmo inoltre aprire una piccola parentesi: a chi sarebbe rivolto questo gioco? A livello di marketing è una cosa che appare poco chiara. È vero che i Funko Pop! si rivolgono a un pubblico trasversale, ma non si collezionano a prescindere quanto a seconda dei propri gusti e franchise preferiti. I giochi LEGO, difatti, non mischiano le IP: l’unico che l’ha fatto, Dimensions, è andato incontro al fallimento. Visti i personaggi presenti, verrebbe da dire che Fusion non sia un gioco dedicato ai giovani e giovanissimi, ma allo stesso tempo il gameplay non sembra ben pensato per un pubblico adulto.

70
Funko Fusion
Recensione di Marco Lucio Papaleo

Funko Fusion è un gioco che appaga solo all'impronta, appetibile e godibile unicamente se si è disposti a pagare il prezzo di un gameplay a volte monotono e/o frustrante pur di vestire i buffi panni di alcuni Funko Pop! davvero belli, tratti da franchise con poca o nulla rappresentanza videoludica. Alcuni momenti sono anche mirabili e inaspettati (ad esempio il mondo di The Umbrella Academy) ma in generale si ha l'impressione che si sia cercato di creare un'impalcatura citazionista con le IP che si avevano a disposizione, senza però dare un'impronta personale e specifica al gameplay, che non giustifica o contestualizza davvero il fatto che questo sia un titolo con i Funko protagonisti piuttosto che un altro qualsiasi dei sistemi di pupazzi collezionabili multi-franchise.

ME GUSTA
  • I Funko Pop! sono resi magistralmente
  • Presenti diversi franchise con poca o nulla rappresentazione videoludica...
FAIL
  • ...che però cozzano fra loro
  • Il gameplay spesso non funziona, né di suo né in relazione alle specificità delle IP
  • Tecnicamente poco convincente