La storia videoludica di Team Ninja è piena di gioie, ma anche qualche dolore a fare capolino, e spesso si è parlato di titoli sviluppati negli ultimi anni che troppo hanno ripreso da lavori precedenti. Dopo il duplice successo di NioH e l’ottima prova di Wo Long: Fallen Dinasty, lo studio ci propone quindi una nuova esclusiva per console Sony, stavolta rigorosamente per PlayStation 5. Stiamo parlando di Rise of the Ronin, una nuova IP che ci promette, oltre a un gameplay rinnovato, anche una serie di feature chieste a gran voce dal pubblico. All’effettivo, Rise of the Ronin si presenta come la diretta evoluzione degli ultimi lavori dello studio, che va ad unire in modo coerente tutto ciò che è stato fatto nel tempo, portandosi dietro tutti i pregi, ma inevitabilmente anche alcuni dei difetti. Tra un fendente e un affondo, tra una parata e una mossa speciale, andiamo a scoprire nel dettaglio questo nuovo interessante titolo nella nostra recensione.

Le Lame Velate

Rise of the Ronin prende vita in un Giappone feudale che, in seguito alle vicende storiche che ben conosciamo, nel 1853 sta decidendo di aprire i propri porti per degli accordi commerciali con l’occidente, con tutti i vantaggi e gli svantaggi che questo potrebbe portare. Coloro che controlleremo all’inizio della storia, sono dei guerrieri forgiati in coppia dal clan Kurosu, per combattere in sintonia e dipendere l’uno dall’altro: si tratta delle Lame Velate, letali, affilate, addestrate per opporsi ai signori dello shogunato. Dopo delle vicende che non vi anticiperemo per evitare spoiler, la Lama Gemella protagonista che sceglieremo, reciderà il suo legame col clan Kurosu, e assumerà il ruolo di Ronin, senza alcun padrone, né dimora.

L’affilatura originale segnerà le vostre abilità di partenza

A muovere le azioni dellə protagonista sarà la ricerca della sua Lama Gemella, ma anche i propri ideali e il proprio carattere, che si formeranno e cresceranno insieme alle vicende che colpiranno il Giappone da lì in poi. Aspettatevi quindi di vivere una storia ricca di riferimenti storici, personaggi importanti realmente esistiti, e a prendere parte attivamente agli avvenimenti che hanno portato il Paese del Sol Levante a diventare il paese che conosciamo. La città di Yokohama, sarà solo il punto d’inizio.

Il viaggio del Ronin

La prima cosa che faremo all’interno di Rise of the Ronin, è scegliere l’aspetto delle nostre Lame Gemelle. Nonostante potremmo optare per lasciare i personaggi così come proposti di deafult, la libertà sarà ampia, e potremo scegliere per entrambi sia le fattezze, sia la voce, sia il tipo di corpo. Anche se l’e opzioni dell’editor sono limitate, molto probabilmente raggiungerete il risultato sperato, magari sfruttando anche alcuni dei volti predefiniti proposti da Team Ninja.

Questo signore qui, dovrebbe ricordarvi qualcuno…

Dopo la prima missione che farà da prologo, inizierà la nostra vera avventura, e ci affacceremo per la prima volta nel mondo aperto. Questo è uno degli aspetti fondamentali del gioco, e sottolineiamo che non cerca neanche lontanamente di rifarsi a produzioni fortunate che lo sfruttano (vedi Elden Ring), ma ha adottato un paio di soluzioni alternative alla classica struttura souls, cancellandola quasi del tutto. Rise of the Ronin infatti per la crescita del personaggio utilizza un sistema che fonde la classica esperienza, al karma e alla reputazione. Non solo: con le azioni che compirete, con le missioni che porterete a termine, con le zone che libererete dai banditi e così via, instaurerete un vero e proprio legame con le varie zone, cosa che vi porterà vantaggi di diverso tipo.

L’unica cosa a cui dovrete davvero stare attenti, oltre ovviamente a non attaccare civili o guardie ufficiali (ma questo dipende dal Ronin che volete essere), è cercare di non essere uccisi, cosa che vi porterà a creare una “faida“. In cosa consiste? Nel perdere quella parte di esperienza e karma che avete accumulato, che dovrete tornare a recuperare sconfiggendo il nemico che vi ha tolto l’onore (non sarà indispensabile ucciderlo, potrete anche solo effettuare un attacco critico). Per “mettere in banca” la propria esperienza e il karma per farli fruttare, basterà visitare uno Stendardo della Lama Velata tra quelli disponibili, che sono sparsi in tutta la mappa di gioco. Gli stendardi sono punti dove inoltre vi rifocillerete e ricaricherete gli oggetti utilizzati, oltre a fungere da punti di viaggio rapido e checkpoint.

Alcuni paesaggi saranno davvero mozzafiato

L’open world di Rise of the Ronin è ricco di cose da fare, anche se in modo non eccessivo. Nonostante non sia definibile un vero e proprio “equilibrio”, perché di attività ce ne sono molte, la gran parte delle attività è ben integrata all’interno del gioco, e vi verrà naturale svolgerle, senza avere mai la sensazione di togliere tempo prezioso alla quest principale. Viaggiando a cavallo o planando col nostro aliante, andremo da una parte all’altra della mappa sconfiggendo dei soggetti latitanti, trovando gatti, visitando santuari, scattando fotografie, sfide classificate, e ovviamente scovando e aprendo forzieri con utilissimi oggetti ed equipaggiamenti.

Non troppo dopo l’inizio della nostra avventura, sbloccheremo anche la Nagaya, una piccola casa dove abiteremo, che potremo arredare a nostro piacimento, e dove potremo rilassarci. Non solo, qui potremo personalizzare l’aspetto dell’equipaggiamento dellə nostrə protagonistə (che rimarrà quello che sceglieremo noi, anche se cambieremo gli oggetti equipaggiati), potremo mandare “in missione” i gatti che avremo recuperato dal mondo di gioco, e potremo chiacchierare con gli ospiti che verranno a trovarci.

Alcuni legami saranno utili per lo sviluppo, altri per acquistare oggetti con le monete d’argento, altri ancora per avere fedeli seguaci in battaglia.

Come già detto sono importanti anche i legami che stringeremo, e avere un alleato dalla nostra parte che sia più che inseparabile, ci darà benefici di diverso tipo. Quindi, una chiacchierata di qua, e un regalino di là, non saranno mai qualcosa di negativo. Praticamente si tratta dell’evoluzione di ciò che abbiamo visto lo scorso anno con Wo Long, cosa che abbiamo apprezzato non poco.

Una questione personale

Man mano che avanzeremo con la storia, passeranno anche gli anni, e gli avvenimenti più importanti verranno riportati tramite dei video, che ci aggiorneranno di volta in volta sulla situazione politica del Giappone e dello shogunato. Tuttavia le missioni che intraprenderemo in Rise of the Ronin saranno guidate per la maggior parte dalla nostra volontà. Dopotutto siamo liberi, quindi è chiaro che alcune delle nostre azioni ci faranno andare a genio più a una o all’altra fazione. Saremo neutrali in puro stile Ronin? Tenderemo ad essere Pro-Shogunato? Oppure ci schiereremo dalla parte di chi vorrebbe gli stranieri fuori dal Giappone? Tutte le missioni saranno contrassegnate, e sapremo da subito a favore di chi saranno. Sceglieremo noi chi essere e come esserlo, e godremo – o soffriremo – delle conseguenze.

Oltre a quelle del filone principale, potremo deliziarci con diverse missioni secondarie nel mondo di gioco, avvenimenti sparsi (come persone in pericolo da salvare), ma soprattutto le missioni legame per aiutare i nostri conoscenti e amici.

Che siano principali o secondarie, alcune missioni saranno giocabili in cooperativa, e quando le cominceremo si aprirà una lobby. Tramite quella potremo scegliere se attivare il matchmaking, se giocare con un amico, o se affidarci alla IA con gli alleati che ci siamo fatti durante il nostro cammino. Queste missioni hanno sempre uno scopo ben preciso, e spesso avranno alla loro conclusione un boss a cui darle di santa ragione. Non si tratta di missioni estremamente lunghe, quindi anche in questo caso il fattore equilibrio gioca un fattore determinante. Se giocheremo con l’IA, potremo anche swappare da un personaggio all’altro come ci è stato insegnato nella prima parte del gioco.

La Modalità Foto presente ci permetterà scatti davvero niente male

Brutalità e stile

Arriviamo ora due degli aspetti fondamentali di un action RPG che si rispetti, il sistema di combattimento e il level up. Come abbiamo già detto in apertura, Rise of the Ronin riesce a prendere e ad imparare molto dai titoli precedentemente sviluppati da Team Ninja, e in particolar modo è riuscito a snellire diverse delle meccaniche che risultavano più macchinose. Questo lavoro però è riuscito bene solo in parte, perché dove abbandoniamo le diverse pose e prese di NioH, si aggiungono i diversi stili di combattimento. Non si intende diversi solo tra armi diverse, ma anche con la stessa arma. Ciò significa che mentre vagheremo per il Giappone, impareremo anche ad usare katane, lance, alabarde e così via, in molti stili diversi, che andranno a modificare il moveset del nostro personaggio. A dir poco affascinante, cosa che apre la via a diverse scelte strategiche, soprattutto perché i vari nemici potranno essere deboli, indifferenti, o avvantaggiati dallo stile che state utilizzando, quindi variare in combattimento è sempre la mossa migliore. C’è da dire però che tale meccanica, unita al contrattacco (ora effettuabile tramite attacco pesante, e non tramite la parata), arriva a confondere spesso il giocatore, che probabilmente si adatterà a queste impostazioni – non proprio intuitive – solo dopo diverse ore di gioco. C’è da dire anche che, se il tempismo sarà giusto e sapete il fatto vostro, potrete proseguire nel gioco anche senza variare troppo la vostra impostazione, e anche utilizzando sempre lo stesso tipo di arma.

Come sempre avremo dalla nostra la possibilità di switchare in combattimento tra due armi in scelta rapida, anche per le armi a distanza (che prevedono sia gli archi, sia le armi da fuoco e i lanciabili). Gustosa la modalità di attacco mentre siamo a cavallo, anche e soprattutto a distanza con arco o fucile, e anche gli attacchi dall’alto mentre atterriamo con l’aliante, che possono garantirci un vantaggio tattico non da sottovalutare. Ovviamente non mancheranno gli sbilanciamenti dovuti all’esaurimento del Ki, i colpi critici, gli attacchi a sorpresa, le schivate, e tutti i marchi di fabbrica dello studio nipponico.

Ad ogni livello che guadagneremo con l’esperienza classica (tramite uccisioni, missioni ecc.) otterremo dei punti abilità da spendere nei quattro skill tree a disposizione, ovvero quelli di Forza, Intelletto, Destrezza e Fascino. Non sono però gli unici punti che ci serviranno, perché avremo bisogno anche di punti esperienza specifici di ogni skill tree, che potremo ottenere in diversi modi nel mondo di gioco, tra cui anche dei libri. Ovviamente sceglieremo noi in base al nostro stile di gioco quali abilità acquistare per prime, da bravi Ronin quali saremo. Le nostre statistiche generali saliranno man mano che acquisteremo queste abilità, quindi non saranno in un menù a parte in modo classico (ulteriore cosa che distacca largamente Rise of the Ronin dal genere souls).

Una lama da affilare

Andando verso la conclusione, prima di parlare del comparto tecnico puro, va sottolineato che purtroppo, ancora una volta, Team Ninja non si è smentito: la quantità di oggetti ed equipaggiamenti droppati da nemici e trovati in giro è esagerata. Si tratta di un accumulo incredibile di armi e vestiario, dove è sempre facile perdersi, e che ci faranno spendere non poco tempo per lo “smaltimento”, tra potenziamento, vendita o scarto. Un vero peccato che tra i vari snellimenti non ci sia stato proprio questo, che fin dai tempi di NioH è stato uno dei punti deboli di tali produzioni, e che ancora una volta va annoverato, oltre a una gestione dei menù zoppicante e macchinosa.

Sul piano della fluidità Rise of the Ronin si difende bene, nonostante di rimando mostri il fianco soprattutto dal punto di vista grafico. Non parliamo tanto dei frame rate, che non presentano rallentamenti, quanto più di una povertà di dettagli sul piano delle texture abbastanza evidente, con oggetti ed elementi del mondo di gioco che sembrano abbastanza spigolosi. Non stiamo parlando di un gioco brutto da vedere, ma di sicuro siamo ben lontani dagli standard che un’esclusiva PS5 dovrebbe avere nel 2024. L’azione sarà sempre sotto controllo, a parte alcuni svarioni della telecamera in ambienti stretti o chiusi che possono effettivamente dare fastidio. Il DualSense, infine, è sfruttato nel minimo sindacale.

Tra i punti a favore di Rise of Ronin c’è senza dubbio la localizzazione completa in italiano, che farà la gioia di molti giocatori, anche se il doppiaggio nella nostra lingua non si è rivelato di una bontà accostabile a quello delle altre lingue.

80
Rise of the Ronin
Recensione di Gianluigi Crescenzi

Rise of the Ronin è un gioco molto godibile, che al di là del voto numerico che leggete, saprà intrattenervi a dovere. La storia raccontata di certo farà gola ai più appassionati della cultura giapponese, nonostante possa andare leggermente indigesta a coloro che cercano qualcosa di più coinvolgente ed empatico. Il sistema di combattimento sviluppato da Team Ninja rispecchia appieno la summa delle esperienze passate, che nonostante riesca a snellire da molti punti di vista, si è ritrovato un po' appesantito su altri. Il sistema open world adottato è di sicuro una delle parti meglio riuscite, equilibrato, piacevole, e che ben amalgama attività principali e secondarie. Sul piano tecnico ci troviamo nella media, e al di là della grafica un po' datata abbiamo di fronte uno dei migliori lavori del team. Di certo è un peccato vedere che alcuni degli "errori" dei titoli passati si siano ripercossi anche in Rise of the Ronin. In definitiva, abbiamo di fronte un buonissimo gioco, ma forse un po' al disotto di quello che si sperava, soprattutto data l'esclusività PS5.

ME GUSTA
  • Si può giocare in decine di modi possibili...
  • Il mondo di gioco è fedele all'epoca, una gioia da esplorare
  • Le attività secondarie sono sempre interessanti e ne stimolano il completamento
  • Le nuove meccaniche di karma, faide, e interazioni sociali, funzionano assai bene
FAIL
  • ...ma utilizzerete spesso la stessa arma e gli stessi stili
  • Menù non sempre chiari e caotici, e ancora una volta, una quantità imbarazzante di drop da scartare
  • Non si riesce a creare empatia con lə protagonista
  • La trama fatica a diventare interessante