Il regista che riuscì a convincere critica e pubblico al Festival di Venezia nel 2020 (sezione Orizzonti) con una pellicola intitolata Apples, debutta in lingua anglofona con un film prodotto da AppleTV+. E da Cate Blanchette, che era presidente di quella giuria, convinta anche lei oltre critica e pubblico.
Scusateci. Nella recensione di Fingernails – Una diagnosi d’amore, presentato in anteprima alla 18esima Festa del Cinema di Roma e in arrivo in streaming sulla piattaforma con la mela dal 3 novembre 2023, è il nuovo lavoro del cineasta greco Christos Nikou, che senza mollare una poetica cinematografica improntata sull’analisi dell’emotività umana e, soprattutto, sul controllo della stessa attraverso l’uso di mezzi esterni (nel suo caso la tecnologia) prova a passare ad un registro più pop creando una pellicola in grado di parlare a diversi pubblici. Non molla neanche la distopia, ma mitiga anche quella, cercando di trovare una sua dimensione in un sorta di mondo parallelo. Una sfumatura, un addomesticamento di un cinema che è vicino a Lanthimos, a cui il regista è evidentemente legato, pensando un po’ Spike Jonze, un po’ a Michel Gondry, un po’ al cinema francese.
Il regista che riuscì a convincere critica e pubblico al Festival di Venezia nel 2020 con una pellicola intitolata Apples, debutta in lingua anglofona con un film prodotto da AppleTV+.
Il format è quello del più classico dei ménage a trois, con tanto di cast composto dai volti noti di quel cinema americano più piccolo, ma che sta entrando sempre più nei salotti di quello più grande, soprattutto grazie ad una certa di casa di produzione con cui i tre attori protagonisti, guarda caso, hanno lavorato. Trattasti di Jessie Buckley, Riz Ahmed e Jeremy Allen White, anche se una menzioncina se la merita anche il sempre preciso Luke Wilson, credibile sempre, anche quando non gli viene concesso granché modo di esprimersi.
Tre personaggi all’interno di una storia che si interroga su come si possa misurare l’amore e su come sia possibile fare la scelta giusta quando si ha a che fare con l’indecisione, ma anche su come è possibile conoscere se stessi, valutarsi, orientarsi in maniera certa, scientifica, inequivocabile. Non è molto originale però né la meta né il modo, perché va bene il mitigare e lo sfumare, ma per riuscire in un film così bisogna far convivere il freddo della teoria e il calore del sentimento. Forse per questo il riferimento a Jonze, lui ce la fece qualche tempo fa.
La certezza è un’illusione
In un mondo distopico, ma neanche troppo distopico, forse sarebbe più corretto definirlo “fuori dal tempo”, viene inventato un macchinario in grado di convertire in valori percentuali l’affinità tra i partner, così da poter affermare se essi siano o meno anime gemelle. Come? Analizzando le loro unghie. Una ciascuno, da brava coppietta.
Un’invenzione che ha comprensibilmente cambiato le vite di tutti, legati dalle risposte di questo oracolo situato all’interno di un edificio chiamato con il nome orwelliano di Istituto dell’Amore, pieno di raggelanti accostamenti color pastello. Lì, vogliosa di conoscere tutti i segreti di questo nuovo guru, va a lavorare Anna (Buckley), nonostante sia un insegnante e nonostante abbia detto a Ryan (Allen White), il suo compagno, che avrebbe lavorato in una scuola. Lo stesso compagno con cui ha un’affinità provata con la certezza in valori percentuali. Un paradosso che già di per sé viola la veridicità del funzionamento dello strano forno.
In un mondo distopico, ma neanche troppo distopico, forse sarebbe più corretto definirlo “fuori dal tempo”, viene inventato un macchinario in grado di convertire in valori percentuali l’affinità tra i partner, così da poter affermare se essi siano o meno anime gemelle.
Da dove nasce questa voglia di scoprire qualcosa in più sul mondo legato a questa invenzione? Perché la certezza è un’illusione e, come tale, non basta mai veramente.
E infatti lì Anna incontra Amir (Ahmed), collega supervisore, di cui si innamora e da cui è ovviamente ricambiata, la domanda allora diventa un’altra: “con lui avrà la certezza percentuale di affinità?“. Poco importa, perché alla fine della giostra dovranno imparare a farsi carico dei proprio sentimenti e visto che si ritroveranno a fare il percorso insieme, anche se da istruttori, e alla fine un verdetto ci deve pur essere, sono le regole di questo mondo “fuori dal tempo”.
Le due anime dell’amore
Un po’ europeo, un po’ americano. Un po’ commedia romantica in salsa sci-fi e un po’ trattato antiromance in linea con la ambigua missione statunitense contro la fobia del controllo e della misurazione di se stessi, malattia tra le più frequenti di una società contemporanea che si autosorveglia in continuazione. Che poi in realtà è un fenomeno cominciato praticamente un secolo fa, con la nascita delle città moderne (quelle con i cartelloni pubblicitari) e che ora ha raggiunto un apice proprio grazie alla tecnologia.
A livello teorico in Fingernails – Una diagnosi d’amore ci sta alla grande, ma lo svolgimento lascia molto a desiderare.
Il film inizia in maniera molto veloce, preoccupandosi di parlare di quello che è divenuto il mondo con questo grande cambiamento senza mostrarlo più di tanto, anzi, cercando di restringere il più possibile il campo e dare spazio alle dinamiche, che sono principalmente quelle tra le coppie.
Un po’ commedia romantica in salsa sci-fi e un po’ trattato antiromance in linea con la ambigua missione statunitense contro la fobia del controllo e della misurazione di se stessi, malattia tra le più frequenti di una società contemporanea che si sorveglia in continuazione.
La delimitazione dello spazio è cercate in ogni contesto e lo testimonia l’uso cinematografico della macchina, che un modo per parlare di amore con una metafora meccanica, ma è anche una soluzione per lasciare più liberi gli attori, che nelle autovetture, per ovvi motivi, recitano da soli. In realtà neanche questo li salva in pieno, perché Buckley fa un po’ il suo ruolo solito, mentre i due sono costretti a lavorare per sottrazione (cosa in cui sono bravissimi entrambi) con personaggi che non hanno la minima caratterizzazione.
Tutto ciò che li circonda o è buio o è distopico da cameretta oppure non importa. Vive la dichiarazione, tant’è che è un personaggio a fare outing sulle intenzioni del film: “A guardare le storie d’amore ci si sente sicuri, quando le si vive no.“, ecco, questo film cerca di fare il contrario, ma non ci riesce perché nel suo proseguire imbocca una strada che alla fine non lascia più, appiattendo un discorso che invece ha nelle potenzialità la capacità di suscitare nello spettatore quell’interrogativo che tanto aleggia nei personaggi.
Fingernails – Una diagnosi d’amore alla fine spara a salve, risultando piuttosto leggibile nel suo freddo svolgimento, praticamente basato sulla ricostruzione di una serie di cliché che vanno a sostituire una necessità fondamentale, che è quella di essere caustici, specialmente quando si fa satira su ciò che dovrebbe essere sintomo di questa famigerata affinità tra coppie. Il rischio è quello è quello di depotenziare anche il momento della ribellione o della ribellione mancata, che è il climax classico di un film contro le regolamentazioni.
Fingernails – Una diagnosi d’amore in arriva su AppleTV+ il 3 novembre 2023.
Fingernails – Una diagnosi d’amore, presentata in anteprima alla 18esima Festa del Cinema di Roma, è la prima pellicola in lingua inglese del regista greco Christos Nikou, prodotta da AppleTV+ e arricchita dalla presenza di Jessie Buckley, Riz Ahmed e Jeremy Allen White. Si tratta di un film che vuole essere un romance dal sapore europeo denunciando contemporaneamente la tendenza all'incapacità di prendersi le responsabilità rivolgendosi ad una risposta misurativa esterna, in questo caso con la tecnologia. Il problema è la superficialità della ricostruzione delle dinamiche di coppia e la cattiva commistione tra la fredda analisi e il calore dei sentimenti, che alla fine producono un ibrido un po' piatto che rinuncia alla necessità di essere mordente per abbracciare dei cliché che ne depotenziano il potenziale.
- L'idea alla base della trama è interessante.
- Gli argomenti che tratta sono molto contemporanei.
- Riesce in qualche modo a toccare lo spettatore.
- Non riesce la commistione tra i generi.
- Le prove dei tre attori non sono sufficienti, specialmente quando sono insieme.
- Il film rimane piuttosto leggibile e, in definitiva, inefficace.