In Italia, oltre 6.500 pazienti soffrono di nefrite lupica, una grave complicanza del lupus eritematoso sistemico, una malattia autoimmune infiammatoria che può colpire diversi organi, con circa 30.000 casi nel Paese. Questa patologia, sebbene non molto diffusa, è notoriamente difficile da diagnosticare e trattare, colpendo principalmente donne (90% dei casi).
Tuttavia, ora si presenta una nuova speranza per questi pazienti sotto forma della molecola voclosporina, un potente agente immunosoppressore. Recentemente, l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha autorizzato la rimborsabilità di questo farmaco, riconoscendone l’efficacia superiore rispetto ad altre terapie. La voclosporina ha dimostrato di ridurre l’infiammazione e altri sintomi della nefrite lupica, consentendo al contempo di ridurre significativamente l’uso di cortisone, notoriamente associato a gravi effetti collaterali.
Il lupus eritematoso sistemico è una malattia autoimmune infiammatoria cronica caratterizzata dalla produzione di autoanticorpi patogeni che causano danni ai tessuti. Febbre, stanchezza, rash cutanei, artrite e una riduzione dei globuli rossi sono tra i sintomi più comuni. La nefrite lupica, una complicanza, può portare alla malattia renale in stadio terminale, richiedendo dialisi o trapianto di rene. Il rischio di mortalità nei pazienti con nefrite lupica è tre volte superiore rispetto a quelli colpiti solo da lupus.
Sfortunatamente, la nefrite lupica viene spesso diagnosticata con due anni di ritardo a causa della scarsa conoscenza della malattia e della carenza di reumatologi specializzati, con conseguenti lunghe liste d’attesa per la cura. Il nuovo trattamento rappresenta un significativo passo avanti migliorando la prognosi, aumentando i tassi di risposta renale completa e riducendo il danno d’organo.
Tuttavia, rimane un problema di disparità regionale nell’accesso a questo trattamento, e si auspica che le Regioni possano garantire un accesso rapido a questa nuova opzione terapeutica per i pazienti con nefrite lupica.