Poiché non abbiamo sfere di cristallo che ci mostrino come era il mondo un tempo, gli scienziati devono affidarsi a reperti ben conservati per poter usufruire di dettagli circa il tempo passato. Di seguito sono riportati alcuni recenti articoli pubblicati su riviste ACS (Rivista della Società Chimica Americana) che hanno descritto le tecniche per la conservazione degli oggetti storici e fornito suggerimenti per la protezione delle reliquie.
“Due vie per la degradazione del pigmento di orpimento (As2S3) trovato nei dipinti”.
I dipinti a olio creati prima del XIX secolo includevano spesso pigmenti di solfuro di arsenico, come il realgar arancione o rosso (As4S4) e l’orpimento giallo (As2S3), e sono sbiaditi nel tempo, perdendo la loro profondità e i dettagli originali. Questo studio mostra come ciò sia potuto accadere per l’orpimento. In presenza di luce, il composto originale può ossidarsi in arsenolite bianca (As2O3). Se mescolato a un mezzo di olio di lino, si possono formare composti di As(V) che potrebbero reagire con i metalli presenti in altri pigmenti, provocando crepe, sfaldature o croste.
“I campioni conservati nei musei possono essere usati per ricostruire il carico di mercurio dei pesci e le loro fonti nel tempo?”.
Environmental Science & Technology Letters
Fin dal 1800, i campioni di pesce sono stati raccolti e conservati nei musei, fornendo potenzialmente un archivio degli inquinanti negli ambienti del passato. Gli autori hanno stabilito che alcune tecniche di conservazione hanno influito sui livelli di mercurio in questo tipo di campioni. Tuttavia, forniscono raccomandazioni per la scelta dei campioni e suggeriscono di misurare i livelli di metilmercurio piuttosto che il mercurio totale per migliorare l’accuratezza del confronto tra pesci antichi e contemporanei. Seguendo queste precauzioni, le collezioni di pesci dei musei possono comunque essere utili per ricostruire le tendenze del mercurio nell’ambiente nel corso del tempo.
“Approfondimento su un idrogel a base di bentonite per la conservazione di beni culturali a base di arenaria: formazione in situ, meccanismo di rinforzo e valutazione dell’alta durabilità”.
Per conservare meglio le reliquie costruite in arenaria, i ricercatori hanno modificato la bentonite – il componente principale di questo tipo di roccia – e l’hanno combinata con precursori di idrogel. Spruzzando la soluzione sulle superfici rocciose, questa è penetrata nei pori e nelle crepe dove si è solidificata in un cemento gelatinoso, in grado di resistere alla corrosione acida, alla cristallizzazione dei sali e ai cicli di gelo e disgelo. I ricercatori hanno testato l’idrogel a base di bentonite su antiche statue di arenaria scolpite, non riscontrando alcun cambiamento nelle reliquie a distanza di tre mesi, il che dimostra il suo potenziale per la conservazione dei manufatti culturali.