Che ci piaccia o no, il reboot di Harry Potter in forma televisiva è stato ufficializzato l’altra sera, con un annuncio piuttosto laconico ma che ha, al contempo, acceso le speranze di tanti fan… lasciando perplessi in molti. Guardando al “sentiment” (come si dice in gergo) sulla rete, la serie parte un po’ sfiduciata, ma si tratta solo della reaction all’annuncio, qualcosa destinato a fare molto rumore ma che non è detto permanga. Vediamo di ragionare sui punti di forza di questo rifacimento e sul perché potrebbe valere la pena di dar fiducia a questo progetto.

Haters gonna hate

A torto o a ragione, le polemiche da social lasciano il tempo che trovano, sempre. Tempo di indignarsi o lamentarsi fino al successivo, disdicevole evento del mondo dell’entertainment su cui gettare odio (o quantomeno negatività) a prescindere. Lo abbiamo visto con The Last of Us e tutte le stupide polemiche sulla somiglianza degli attori protagonisti o i cambiamenti all’etnia di alcuni personaggi. Lo abbiamo visto quando hanno annunciato Herny Cavill come Geralt di Rivia in The Witcher, divenuto poi amatissimo e rimpianto quando ha lasciato il ruolo. O potremmo ricordare l’avvento di Robert Pattinson come Batman, e decine di altri casi.
Un altro modo di dire che potremmo tirar fuori è sicuramente “chi disprezza compra” perché stiamo pur certi che la serie sarà la più vista dell’anno di uscita… anche se dovesse essere piratata da una fetta di pubblico. Di certo, ad ogni modo, la vedranno tutti… anche solo per parlarne male!

Fedeltà… e tutto quel che ne consegue

La prima caratteristica fondamentale sbandierata nell’annuncio è la fedeltà al materiale originale. Quasi un pro forma, quando si parla di adattamenti, soprattutto se si tratta di un reboot che arriva dopo una prima versione che si è presa molte libertà interpretative.
Essere fedeli è sicuramente quello che tutti i fan si augurano: questo non vuol dire che non si possano migliorare alcune cose, come successo in The Last of Us in cui alcune scene sono state ampliate e migliorate (pensiamo all’inizio della vicenda, ad esempio). Di sicuro si eviterà di fare cose improbabili (se non imperdonabili) con personaggi off-character come è capitato ben più di una volta. Fedeltà implica anche la possibilità di vedere scene e flashback importanti che sono stati tagliati, per un motivo o per l’altro, dai film.
L’essere fedeli non nega poi la possibilità di scavare ancora più in profondità nei personaggi e nelle storie: ancora una volta la strada da seguire sarebbe quella di The Last of Us, che ha approfondito emozioni e rapporti, fragilità interiori e fornito retroscena sui personaggi. Si potrebbe fare sfruttando al meglio il minutaggio, soprattutto nelle prime stagioni che sono tratte dai libri più snelli. Si potrebbe benissimo approfittare anche delle informazioni canoniche rilasciate da Rowling su Pottermore, al di fuori dei romanzi. Non parliamo, dunque, solo di flashback estesi sui Malandrini, ad esempio, per cose presenti comunque nei libri, ma anche un flashback sul passato di Minerva McGonagall, come raccontato dall’autrice solo sul sito ufficiale della saga.
Questi flashback, inoltre, se ben graditi potrebbero effettivamente svilupparsi ulteriormente in qualche spin-off, fungendo da trampolini di lancio per l’espansione in live action di questo universo narrativo.

Un casting tutto nuovo?

Uno degli elementi di resistenza principale al reboot da parte di tutti è l’idea di vedere il recasting di ruoli iconici oramai impressi a fuoco nella memoria collettiva. Come riusciremo a sopportare l’impatto con una nuova Hermione o un nuovo Severus Snape, dopo che Emma Watson e Alan Rickman li hanno incarnati alla perfezione? Eppure, si tratta di interpretazioni differenti da come sono in origine. Watson era troppo bella e affascinante rispetto a come è presentata nei libri (ricordiamo l’incredulità di Harry e Ron quando la vedono in abito da sera del Ballo ne Il calice di fuoco) mentre Rickman era ben fuori del range d’età del suo personaggio, che nel primo romanzo ha circa trent’anni, mentre Rickman all’epoca del primo film aveva già abbondantemente superato la cinquantina. È vero che stiamo parlando di una trasposizione e non di un cosplay, ma se pretendiamo la fedeltà all’originale, anche questi dettagli contano, perché dicono qualcosa del personaggio e – attenzione! – stiamo parlando di elementi effettivamente caratterizzanti che danno un tono preciso, non di dettagli legati all’inclusività eventuale.

VFX migliori

Diciamoci la verità: la CGI di HP è invecchiata male. Certo, c’era riversata sopra una cura che al momento è difficile ritrovare vista la richiesta enorme e le tempistiche folli che hanno portato a un peggioramento della qualità media, nonostante l’avanzamento tecnologico notevole, ma gli effetti erano figli dell’epoca e ad esempio quelli di morphing fanno quasi sorridere. L’obiettivo sarebbe quello di meravigliare, ma i ragazzini di oggi sono molto più smaliziati di un tempo e vedere in tv qualcosa di livello più basso di quanto possono trovare in un videogioco non è un’ottima idea.

“Non lo guardo, è vecchio”

In generale, poi, i film di HP hanno già una decade buona, se non due, sul groppone, e con buona pace dei genitori che vorrebbero far emozionare i figli con gli stessi prodotti audiovisivi che amavano loro da bambini, non è detto che l’esperimento funzioni, anzi, il rischio di rigetto perché “è vecchio” è concreto. Estetica e ritmo della serie cinematografica potrebbero non catturare i decenni di oggi come lo facevano nei primi anni duemila, è un problema ricorrente, non solo per HP ma per ogni franchise. Una “svecchiata”, in generale, male non farebbe. Nulla contro Chris Columbus o Alfonso Cuarón, beninteso, anche perché buona parte del successo di HP sta nell’atmosfera che hanno contribuito a creare, ma di certo con un regista in grado di dare un minimo di impronta artistica al contempo fedelmente tenebrosa e moderna (e il quanto più possibile lontana dalla “sciatteria funzionale” della direzione di Yates) HP avrebbe solo da guadagnarne.

HBO o non HBO, questo è il problema

Chiudiamo con quello che, più che un punto a favore, è una speranza: ovvero che il tutto sia pensato come una serie “per HBO Max”, ovvero con gli stessi criteri produttivi di illustri precedenti come House of the Dragon, The Last of Us, Succession, Peacemaker, His Dark Materials, con una direzione solida da parte dello showrunner senza le “ingerenze indecise” tipiche della WB cinematografica degli ultimi anni che tanti danni ha fatto non solo su HP ma anche su altre proprietà, come DC.

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