Il Governo italiano insiste con l’ipotesi di archiviare lo Spid. In questi giorni la CIE, la carta d’identità elettronica, ha ricevuto alcune importanti nuove funzionalità — in molti casi diventando un perfetto sostituto dello SPID. Peraltro, la CIE viene gestita ed emessa dallo Stato, mentre il processo d’identificazione e rilascio alla base dello SPID è appaltato a delle aziende private, tra cui Aruba e TIM.

In queste ore il Sottosegretario al Dipartimento della Transizione Digitale, Alessio Butti, ha ancora una volta ribadito l’interesse del governo per rafforzare l’identità digitale, a discapito dello SPID. Insomma, in futuro la CIE potrebbe inglobare tutte le funzioni dello SPID, che diventerebbe a quel punto ridondante.

Butti ricorda che, in realtà, attualmente coesistono addirittura ben tre sistemi di verifica dell’identità digitale. Sono la CIE, lo SPID e anche la Carta Nazionale Servizi, che tuttavia ha un tasso di adozione estremamente basso. Unificare questi tre strumenti all’interno di un’unica risorsa è, quindi, “un processo irrinunciabile” secondo il sottosegretario.

Butti, ad ogni modo, ha spiegato di ritenere che quanto esista oggi sia un’ottima base di partenza su cui costruire una nuova soluzione, ancora più comoda e avanzata, per il futuro. “Nessuno spegne nulla”, dunque.

È necessario dare luogo a un serio processo di razionalizzazione del sistema di identità digitale attraverso un unico sistema di accesso a tutti i servizi della Pubblica amministrazione e per il servizio sanitario. Nessuna sostituzione quindi ma una transizione verso un modello unico: nessun rischio di sperpero di risorse pubbliche ma anzi conseguiamo risparmi significativi evitando duplicazioni di identità digitali che forse si sarebbero potute evitare sin dall’inizio

ha, quindi, insistito Butti.