L’Università del Texas di El Paso (UTEP) si è unita al progetto guidato dalla NASA per utilizzare i processi di stampa 3D al fine di produrre batterie ricaricabili utilizzando i materiali presenti sulla Luna e su Marte. L’obiettivo del progetto è massimizzare la sostenibilità delle future missioni lunari e marziane degli astronauti, riducendo il peso del carico utile e il volume morto. L’utilizzo di risorse locali ampiamente disponibili sulla Luna o su Marte è fondamentale per sviluppare infrastrutture come moduli abitativi, impianti di generazione di energia e di stoccaggio dell’energia.
Il progetto, del valore di 2,5 milioni di dollari, comprende anche la Youngstown State University (YSU), il produttore di stampanti 3D Formlabs e ICON, l’azienda del settore privato che attualmente guida il progetto Mars Dune Alpha della NASA, mirato alla stampa in 3D dei futuri habitat su Marte. L’UTEP ha ricevuto una sovvenzione di 615.000 dollari per partecipare al progetto. Il lavoro pubblicato sulla rivista ACS Energy Letters evidenzia due tipi di processi di stampa 3D – l’estrusione di materiale (ME) e la fotopolimerizzazione al tino (VPP) – per produrre batterie modellabili sulla Luna e su Marte. Le batterie modellabili sono complessi progetti di batterie 3D che superano le batterie commerciali esistenti grazie alla loro capacità di riempire le dimensioni degli oggetti. Queste batterie su misura sono particolarmente adatte per applicazioni in piccoli veicoli spaziali, dispositivi di alimentazione portatili, robot e sistemi di alimentazione su larga scala per missioni di habitat sulla Luna e su Marte.
Inoltre, il progetto potrebbe anche sviluppare batterie modellabili che possono essere utilizzate sulla Terra, per creare case compatte e autosufficienti per la risposta ai disastri e nei Paesi in via di sviluppo. Mentre le batterie agli ioni di litio commerciali sono presenti nella maggior parte delle applicazioni odierne, la produzione di batterie agli ioni di litio dal suolo lunare e marziano non è un’opzione praticabile, poiché il litio è scarsamente disponibile sulla Luna.