Un quadro tutt’altro che buono, quello che riguarda le pensioni. In previsione della riforma entro fine anno per evitare il ritorno dei termini della Legge Fornero. Al termine del regime transitorio introdotto da quota 103: prevista l’uscita dal lavoro a 62 anni per chi ne ha almeno 41 contributi. Questi contributi devono essere al netto dello scivolo. Lo scivolo che consente alle donne con determinati requisiti e a particolari categorie di lavoratori in difficoltà di andare in pensione anticipatamente. 

Le opzioni sono due. Quota 41, con sola anzianità contributiva, e Quota 100 ‘libera’, con l’anzianità contributiva e l’età della persona. Le casse della previdenza negli ultimi dieci anni hanno mostrato un numero di pensionati di nuovo in risalita. Si arriva a sfondare quota 16 milioni di persone a carico del sistema previdenziale. 

Poi la pandemia ha portato un decesso notevole di pensionati contenendo i costi. L’Italia, inoltre, si conferma tra le nazioni peggiori in Europa in tema di occupazione. Per il 2029 si disegna un rapporto tra lavoratori e pensionati dell’1,3. Un dato negativo, previsto in modo ancora peggiore entro il 2050. Verrà quindi ritoccata l’età pensionabile? Ecco i quattro principi fondamentali per capire meglio e darsi una risposta:

  • l’età di pensionamento, tra le più basse d’Europa
  • l’invecchiamento attivo dei lavoratori
  • la prevenzione per una vecchiaia in buona salute
  • le politiche attive del lavoro, con un’intensificazione della formazione professionale

L’errore del nostro Paese è che oggi vede la quasi totalità della spesa pubblica verso assistenza e sussidi. Si avrebbe bisogno invece di una revisione sull’organizzazione del lavoro e dei modelli di produzione. Basterebbe aprire gli occhi sulla vera problematica.