Fondo Monetario Internazionale: divergenze con il governo italiano su PNRR, fisco e pensioni

Le richieste del Fondo Monetario Internazionale (FMI) all’Italia, che riguardano il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), la riforma fiscale e le pensioni, sembrano distanti dai programmi del governo. Le richieste del FMI sono solitamente le stesse: riforme strutturali, attuazione del PNRR, una riforma fiscale equa e progressiva, adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita e pensioni in linea con i contributi versati, nonché una riduzione credibile del debito pubblico. Queste richieste riflettono un’ortodossia basata sulla gestione sana e prudente delle finanze pubbliche, che si basa su una visione economica tecnica e poco politica.

Tuttavia, da sempre c’è un margine di manovra tra le ricette degli economisti di Washington e la loro traduzione pratica nella politica economica, che viene interpretato dai governi in modo più o meno flessibile. Anche il più rigoroso sostenitore dell’ortodossia economica non può aspettarsi di vedere realizzato integralmente il “libro dei sogni” scritto nelle stanze del Fondo.

Oggi, però, se confrontiamo le richieste del FMI con il programma del governo Meloni, soprattutto nella sua versione originale frutto del compromesso tra FDI, Lega e Forza Italia, ci rendiamo conto che per avvicinarci anche solo un po’ alle misure proposte sarebbero necessarie correzioni di rotta significative.

L’attuazione del PNRR viene messa in discussione, almeno in parte, e i ritardi accumulati suggeriscono che i risultati finali, entro il 2026, potrebbero subire revisioni sostanziali. Questo vale soprattutto per la parte che è più importante per il FMI e anche per la Commissione Europea, ovvero le riforme strutturali. L’adozione di una flat tax e politiche meno rigorose nei confronti dell’evasione fiscale vanno contro il modello delineato a Washington. La richiesta insistente di una riforma delle pensioni si oppone all’obiettivo di ridimensionare gli effetti della riforma Fornero. La riduzione del debito pubblico indicata dal FMI non è compatibile con la necessità di destinare risorse per mantenere molte delle promesse elettorali fatte dai partiti di maggioranza.

Le indicazioni del FMI non possono essere considerate come l’unica strada da seguire, ma influenzano notevolmente la percezione dei mercati. Pertanto, su vari fronti, sarà necessario trovare compromessi politicamente difficili da accettare.

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