Anche quest’anno l’Italia si è posizionata nelle prime posizioni dell’Internet Freedom index, una classifica che monitora la libertà d’espressione su internet all’interno di venti diversi Paesi. L’Italia si è classificata sesta, preceduta dal Regno Unito (in prima posizione) e a seguire Giappone, Germania, Stati Uniti e Francia.

La classifica (che non è l’unica di questo tipo) viene curata ogni anno da Proxyrack, un’azienda che fornisce servizi di proxy e VPN. La classifica riprende i punteggi assegnati a ciascun Paese dalla onlus Freedom House per poi ricalibrarli in base ad alcuni parametri e criteri di valutazione disegnati da Proxyrack.

Sono quattro le linee guida seguite dall’Internet Freedom Index:

  • Numero di persone con accesso ad internet ogni 100mila abitanti
  • Restrizioni di qualsiasi tipo ai social network più noti
  • Divieti all’accesso a torrent, pornografia, VPN e servizi di messaggistica o VoIP

Il Regno Unito ha ottenuto un punteggio di zero in materia di restrizioni (più è basso, meglio è), di 2 su 11 sulla censura e quindi di 79 su 100 nella macro-categoria internet freedom. Quanto all’Italia, il nostro Paese ha ottenuto un punteggio di 1,45 in materia di restrizioni, di 2 sulla censura e di 75 per la internet freedom. Meno bene l’accesso alla rete: solo l’86% della popolazione può accedere ad internet.

Senza grosse sorprese, in fondo alla classifica troviamo Cina, Iran e Egitto. Complessivamente,  Proxyrack ha preso in considerazione una lista di 20 diversi Paesi, motivo per cui, ad esempio, la classifica non include la Corea del Nord o altri Paesi che, alla pari della Cina, impongono forti restrizioni alla libertà d’espressione online.