Una class action depositata in Canada accusa Epic Games di rendere scientemente i ragazzini dipendenti da Fortnite, il popolare video gioco online. L’azione legale è stata presentata da tre famiglie, che sostengono che i loro figli siano finiti in un vortice di dipendenza paragonabile alla tossicodipendenza.

Una giudice ha già scelto di ammettere la class action in tribunale, dove Epic Games dovrà difendersi dalle accuse dei genitori.

I genitori di uno dei tre bambini sostengono che loro figlio abbia giocato in media 10 ore al giorno nell’arco degli ultimi due anni. Un totale di 7.700 ore che avrebbe ovviamente distrutto i suoi rendimenti scolastici, oltre che azzerato ogni forma di vita sociale. Un altro genitore sostiene che suo figlio abbia smesso di preoccuparsi del suo igiene orale e della sua salute – rifiutando i pasti – a causa della sua ossessione per Fortnite.

Il giudice della Corte Superiore del Quebec, Sylvain Lussier, argomentando la decisione di accogliere la class action sembrerebbe dare almeno in parte ragione ai genitori, paragonando le responsabilità dello sviluppatore di videogiochi a quelle dell’industria del tabacco.

Nel frattempo Epic Games rispedisce le accuse al mittente. La tesi è semplice: milioni di giovani giocano a Fortnite senza trascurare i loro affetti e i loro doveri sociali, è responsabilità dei genitori evitare che la passione per i videogiochi degeneri in una dipendenza. “I genitori possono controllare qualsiasi cosa, abbiamo il miglior sistema di parental control del settore”, si difende l’azienda. Insomma, i genitori con figli minorenni possono letteralmente impostare un limite massimo di ore di gioco giornaliere, perché non è stato fatto?

Gli avvocati della Epic Games hanno dichiarato di ritenere che la class action non abbia alcuna base giuridica e si dicono pertanto fiduciosi.