Il 18 novembre, ben 6 giorni prima rispetto a quanto originariamente previsto, ha fatto il suo debutto su Disney+ il sequel di Come d’incanto, Disincanto. La pellicola esordisce sulla piattaforma streaming con anticipo rispetto a quanto annunciato all’inizio: forse la major voleva liberarsi in fretta del proprio film oppure desidera evitare sovrapposizioni? Quello che sappiamo è che ora il film è disponibile e tutti i fan posso trarre le loro conclusioni. Il confronto con l’iconico film del 2007 è inevitabile.
Dopo ben 15 anni Amy Adams e Patrick Dempsey ritornano a vestire i personaggi tanto amati da bambini ed adulti, Giselle e Robert, la principessa classica ed il principe moderno. Convivere gli attori a rivestire i panni dei protagonisti dell’ormai classico film Disney non deve essere stato facile. Di un sequel di Come d’incanto se ne parla da anni, almeno 10 se non di più. La carriera impegnata delle due star e la difficoltà di trovare una sceneggiatura convincente non hanno reso facile il compito. Il vero problema alla basa dell’inizio della produzione del sequel risedeva proprio nell’enorme complicazione di rimettere mano ad un film sostanzialmente perfetto. Come d’incanto si conclude come una vera fiaba moderna e riaprire il libro rappresentata di per se un rischio enorme. Diverse sceneggiature sono arrivate alla casa dell’idee ma non hanno mai avuto riscontro positivo. Con il debutto di Disney+ il progetto ha iniziato a prendere una dimensione più concreta ed i lavori per la creazione del sequel si sono intensificati fino ad arrivare ad una sceneggiatura che ha finalmente convinto Disney e cast a tornare sul set. Peccato che la sceneggiatura dei nostri sogni purtroppo non sia mai arrivata. Onestamente sarei curiosa di scoprire come erano le sceneggiature precedenti se questa è riuscita a convincere due attori dal calibro di Amy Adams e Patrick Dempsey, ho quasi paura a leggerle. Come avrete già intuito a mio avviso Disincanto non è minimamente all’altezza delle aspettative e non regge il confronto con Come d’incanto. Purtroppo il sequel rientra in quel filone di pellicole fatte solo per dovere, manca il guizzo geniale che aveva contraddistinto la prima opera. Sono convinta che Disincanto possa soddisfare un pubblico giovanissimo che non è cresciuto con il film originale ma dubito che conquisterà gli appassionati del franchise.
Prima di addentrarmi nell’esposizione del confronto tra le due pellicole e nelle ragioni che sono alla base della mia opinione ecco a voi il trailer di Disincanto, non guardate il film subito dopo aver visto l’originale, potreste restare ancora più delusi.
L’conico Come d’incanto
Come d’incanto è una pellicola unica nel suo genere. Bill Kelly, sceneggiatore del film, ha avuto un’idea a dir poco geniale: fondere l’animazione al live action, sperimentazione in precedenze riuscita solo a Space Jam. Il cuore pulsante di Come d’incanto sono le fiabe. Le classiche storie Disney prendono davvero vita e per scherzo del destino si scontrano con la dura realtà. Chi nella propria vita da piccina non ha sognato almeno una volta di incontrare una vera principessa? Come d’incanto realizza i sogni dei bambini e li fonde magicamente con la cruda realtà. La pellicola diretta da Kevin Lima è la perfetta fiaba moderna. Giselle è la principessa che vive nell’incanto di una vita perfetta e solo quando viene esiliata dal suo mondo incantato scopre che l’amore che ha sempre sognato non è ciò che il suo cuore desidera. La perfezione non è sempre indice di magnificenza e desiderio, il principe azzurro non è il cavaliere che tutti sognano al proprio fianco per l’eternità. Giselle si innamora di Robert, un principe moderno, un padre single in cerca della madre giusta per la piccola Morgan, un uomo onesto, vero e credibile. Robert non è il principe senza macchia e senza paura dei sogni di Giselle ma è solido, concreto e disilluso. Giselle e Robert sono due poli opposti, assieme riescono a smussare l’uno i difetti dell’altro: Giselle grazie a Robert comprende che la realtà è molto più complicata delle fiabe e Robert tramite Giselle inizia nuovamente a sognare. I due protagonisti formano una splendida coppia moderna ed incarnano i valori contemporanei che la Disney da Come d’incanto in avanti ha cercato di diffondere.
Oltre alla storia d’amore all’insegna del riadattamento delle classiche storie Disney, Come d’incanto è contraddistinto dall’iconica fusione tra animazione e live action e dalla splendida colonna sonora. Il film del 2007 mediante la tecnica mista ha avvicinato i più piccoli al cinema non animato ed al tempo stesso ha condotto un’unica sperimentazione perfettamente riuscita. Strabiliante è il momento in cui Giselle emerge dal mondo delle fiabe e fa il suo primo ingresso nelle vita umana. La scelta di ambientare la storia a New York, simbolo della vita frenetica e urbana dell’età contemporanea è stata la ciliegina sulla torta. Il contrasto tra la quiete ed i colori di Andalasia e il grigiore e il baccano di New York rappresentano perfettamente i due opposti che si incontrano. Non dovete stupirvi se la prima cosa che Giselle cerca appena sbarcata nella grande mela è il castello disegnato sul cartellone pubblicitario, è il ricordo di casa. La caduta tra le braccia di Robert è ancora oggi un cult. Ovviamente le canzoni di Alan Menken hanno contribuito a rendere indimenticabile il film. Non a casa Alan Menken è il compositore delle colonne sonore di Hercules, Rapunzel, Aladdin il film, La bella e la bestia del 2017 e tantissimi altri iconici film. Tutti coloro che hanno visto Come d’incanto sanno almeno una o due canzoni a memoria. È impossibile dimenticarle. Il ritmo dei brani ti entra in testa e non vuole più uscirne. La splendida voce di Amy Adams ha arricchito la dolce melodia di Alan Menken, una combo davvero magica. Peccato che il successo non si sia replicato anche con Disincanto. Scrivo queste parole con immensa delusione e profondo dispiacere, da grande fan del primo film avrei tanto voluto adorare il sequel. Peccato che così non sia stato.
Tematiche a confronto
Come d’incanto proponeva la perfetta fiaba moderna: la principessa in pericolo trova rifugio in un mondo imperfetto e se ne innamora, solo il bacio del vero amore può salvarla dal maleficio peccato che l’uomo che il suo cuore desidera non sia chi ha sempre sognato. Il principe delle fiabe Disney non corrisponde al vero amore di Giselle, Robert, l’uomo vissuto e disilluso, invece, incarna i giusti valori per l’uomo che la principessa di Andalasia ha davvero bisogno di avere al proprio fianco. A tutto ciò aggiungiamo la presenza della piccola Morgan, la figlia di Robert. Giselle fin da subito prova un naturale istinto materno nei confronti della bambina. Non capita spesso di vedere principesse Disney diventare madri di bambine non biologicamente loro. Non posso nemmeno saltare il fatto che Robert sia vedovo e in procinto di convolare a nuove nozze soltanto per garantire una presenza femminile a Morgan. Come potete percepire è davvero una fiaba moderna, la magia e l’incanto non svaniscono mai, anzi vengono enfatizzati con la giusta dose di realtà. Fantasia, sogni e vita vera si fondono in un magnifico quadro chiamato Come d’incanto. Il finale dona tanta speranza allo spettatore, speranza nelle seconde opportunità di vita, nei sogni che si realizzano e nella potenza del vero amore. Come d’incanto è il film giusto per ricominciare a sognare.
Vi chiederete: è una sfida impossibile per il sequel quella di eguagliare il predecessore? La risposta è si, ma l’obbiettivo non era di sicuro quello. Disney non si sognava di ripetere il miracolo, semplicemente sperava di rivitalizzare il franchise e di creare un’ opera degna della prima. Peccato che il risultato sia stato ben lontano dalle aspettative. La critica al momento sta stroncando Disincanto e il pubblico non reputa il film godibile quanto Come d’incanto. Limitandoci in questo paragrafo ad analizzare le divergenze tematiche tra i due film possiamo stiramento notare che l’aspetto di rottura con la fantasia che aveva reso così piacevole e divertente Come d’incanto manca completamente nel sequel. In Disincanto Giselle, al contrario del primo film, desidera riavere una vita da favola, una famiglia perfetta e cristallizzata nel tempo. Se la protagonista 15 anni prima aveva accolto co entusiasmo la vita newyorkese ora non la tollera più e desideri costruirsi la sua piccola Andalasia nel mondo reale. Comprendete che il messaggio di crescita trasmesso da Come d’incanto viene in questo modo completamente rovinato? Pur di riavere la sua tranquilla vita da cartolina Giselle trasferisce la famiglia in una sperduta cita in campagna, senza dare peso ai disagi che un simile cambiamento comporteranno a marito e figlia. Il bisogno di tornare ad una dimensione da sogno è più forte di qualsiasi cosa per Giselle e nonostante gli anni passati non sembra essersi adattata ai costumi ed alle usanze americane, aspetto insolito dato che nel finale di Come d’incanto vedevamo una Giselle imprenditrice. Il film originale mostrava una Giselle desiderosa di integrarsi con la vita a New York, la principessa al termine del film, infatti, apriva una piccola imprese di vestiti da cerimonia chiamata Andalasia. Giselle era riuscita a fondere il suo amore per la terra natia con la passione che nutriva per l’abbigliamento, il tutto nel suo nuovo mondo. Purtroppo in Disincanto perdiamo la capacità di rivettassi di Giselle. Gran parte del film ruota attorno al rapporto madre-figlia che lega Giselle a Morgan. Il ruolo della madre non biologico e della seconda moglie del padre acquisisce molta importanza nella trama del film. Peccato che questo sia l’unico tema interessante del progetto, per il resto l’intero film ruota attorno al desiderio di Giselle di avere sia la sua vita anadalsia che la sua attuale famiglia senza curarsi un briciolo dei bisogni dei propri cari.
In Disincanto cambiano le location e peggiorano le canzoni
Se avevate amato il primo film per le location urbane che contraddistinguono New York non apprezzerete in egual misura il sequel. Purtroppo le location cambiano radicalmente dal primo al secondo film. In Come d’incanto era molto interessante il contrasto tra il mondo fiabesco e colorato di Andalasia e quello grigio e polveroso di NY, la realtà era nettamente distinguibile dalla fantasia. In Disincanto, invece, tutto è artefatto, fiabesco e mancano la concretezza e la vita di città che avevano segnato il primo film. Le ambientazioni del sequel sono esteticamente molto belle però sono difficilmente distinguibili dal mondo di Anadalasia, ad aiutarci interviene il formato cartone. Personalmente amavo la vita caotica di New York contrapposta alla tranquillità del mondo magico, il contratto era ben studiato e perfettamente riuscito. I costumi aiutavano ulteriormente. In Disincanto il reparto costumi, così come trucco e parrucca, hanno ripetuto la magia, peccato che il risultato sia davvero eccessivo. Disincanto sembra un sequel di Descendants più che di Come d’incanto.
Non posso esimermi dal constatare che le canzoni del secondo film sono decisamente meno iconiche del primo. Troppe, molto simili e per nulla orecchiabili. Non è un caso che in più punti gli sceneggiatori abbiano deciso di ricorrere a qualche battuta iconica di Come d’incanto. La componente musicale in questa pellicola mal si armonizza con il resto della storia, tutto risulta sopra le righe ed eccessivo. Le canzoni sono troppe rispetto ai veri dialoghi e risultano pervasive.
Forse Disincanto è un sequel fuori tempo massimo?
Negli ultimi anni ci siamo più e più volte imbattuti in sequel o reboot di film iconici dei primi anni 2000 ma anche degli anni ’80 e ’90. Sono tutti sequel fuori tempo massimo e indegni dell’originale o qualcuno merita di essere salvato? Purtroppo limitandomi a Disincanto posso affermare con convinzione che non si tratta di un sequel fuori tempo massimo, nonostante siano passati ben 15 anni dal primo. Come d’incanto resta oggi un film molto amato e visto dalle nuove generazione, non penso sia invecchiato di una virgola. Resta sempre attuale e immacolato grazie alla sua capacità di prescindere da un vero e proprio periodo storico di riferimento, si la pellicola è temporalmente ambientata nei primi anni 2000 ma potrebbe tranquillamente essere più o meno datata, il risultato non cambia. I problemi di Disincanto sono solo relativi alla sceneggiatura ed alla mancanza di un guizzo geniale come quello di Come d’incanto. Il mix tra animazione e live action resta ma non basta a premiare il film. Purtroppo di Top Gun: Maverick ce né uno ogni 1000 e questo non è il caso di Disincanto.
Sapevate che Disincanto è stato anticipato?
Originariamente Disincanto sarebbe dovuto approdare su Disney+ il 24 novembre, data importante per il pubblico americano visto che è il giorno del ringraziamento. Sicuramente non era stata scelta a caso come giorno di lancio del nuovo film firmato Disney. Solitamente gli americani popolano le sale dei cinema durante la festività del 24 novembre, trascorrono il tempo in famiglia e poi si rilassano e divertono al cinema oppure trascorrono la serata visionando film su una qualche piattaforma streaming. Vi ricordo che in America il 24 novembre uscirà anche il nuovo film di Luca Guadagnino, Bones and All. Allora vi chiederete, come mai anticipare il film di una settimana? Probabilmente la risposta è più semplice del previsto: nella data originariamente prevista per Disincanto è fissata anche l’uscita al cinema di Strange World, nuovo classico Disney. La major sicuramente voleva evitare la sovrapposizione dei due film per impedire la perdita di pubblico. In sostanza entrante le pellicole richiamano lo stesso audience perciò se fossero state rilasciate nella stata data avrebbero corso il rischio di rubarsi pubblico a vicenda, situazione decisamente evitabile con uno spostamento di data. La vittima sacrificale è stata quindi Disincanto, uscendo soltanto in streaming era molto più semplice da anticipare rispetto ad una distribuzione in sala. Voci decisamente più cospiratori sostengono che l’anticipazione del film sia dovuta al fatto che la case dell’idee temeva nel flop del prodotto. I vertici Disney non erano troppo entusiasti del risultato finale, a ragion veduta aggiungo io, e quindi desideravano “liberarsi” il prima possibile del lungometraggio. A mio avviso sembra decisamente più plausibile la prima ipotesi tuttavia resto del parere che le critiche che sta ricevendo Disincanto erano già state previste e messe quindi in conto dalla major. Se ci pensate rilasciando prima Disincanto il chiacchiericcio intorno al film si acquieterà nel giro di sette giorni dato che dopo si parlerà solo di Strange World tra gli appassionati Disney. Mossa quindi calcolata col senno del poi o solo studiata a tavolino per esigenze di programmazione? Lascio a voi la sentenza.